Leggere i giornaloni paludati, quelli che meglio rappresentano il pensiero dell’establishment – o per meglio dire, che ne convertono le veline in articoli – dà un’impressione alquanto sconfortante in merito alla capacità dell’establishment stesso di evolversi.
Putin è imperialista e colonialista e tutti devono capire che va combattuto. Putin è tutto questo, certo. Ma che lo dicano i leader di un Occidente che tutto il resto del mondo percepisce come imperialista e colonialista molto più di Putin non è una posizione molto convincente, mi pare.
Le destre avanzano nei paesi più importanti della UE. In Francia e in Germania mettono in dubbio la stabilità dei governi. In Italia al governo ci sono già. E la risposta dell’establishment com’è ? Solo e soltanto repressiva. Bisogna impedire che vadano al governo o se ci vanno cooptarli o se no isolarli, comunque metterli in condizione di non nuocere, di non modificare l’assetto politico dell’Occidente. Prima ancora che in Europa, negli USA: hai visto mai che ritorna Trump ?
Il problema è che i partiti al di fuori dell’establishment magari non hanno le risposte giuste, o magari non riusciranno a metterle in pratica. Ma avanzano perché l’Occidente, e soprattutto l’Unione Europea, insistono su un modello di azione politica, e in particolare di governance economica, che ha prodotto stagnazione, crescita delle diseguaglianze, insicurezza. La reazione dell’establishment non è capire e correggere: è mettere a tacere chi si fa interprete dell’inquietudine degli elettorati.
L’Occidente dice di voler difendere la democrazia
liberale ma l’ha trasformata in un’oligocrazia imperniata su una globalizzazione
antisociale e sullo strapotere della finanza speculativa. L’Occidente ha perso
la bussola da un quarto di secolo, e non dà segnali di volerla ritrovare. E’
questo che preoccupa.