Qualche giorno fa
mi sono trovato a dover spiegare che il deficit pubblico accresce non solo IL
REDDITO PRIVATO, ma anche IL RISPARMIO PRIVATO.
Il mio
interlocutore accettava il concetto che la spesa netta dello Stato – quindi il
suo deficit – crea, certamente, reddito per qualcuno: il destinatario degli
acquisti pubblici di beni e servizi, il pensionato, il dipendente pubblico che
percepisce uno stipendio. Ma questo maggior reddito – obiettava - poi viene in
buona parte speso. Quindi non è tutto risparmio: dipende dalla propensione a
spendere.
Qual è il passaggio
mancante, in questa argomentazione ?
Il passaggio
mancante è che la spesa effettuata dal beneficiario dell’intervento statale, a
sua volta, accresce il reddito DI QUALCUN ALTRO. Se pago un dipendente pubblico
in più e questo spende tutto lo stipendio al supermercato, il suo risparmio
netto sarà pari a zero, ma il supermercato sosterrà maggiori costi (quindi
creerà maggior reddito e risparmio) a vantaggio dei suoi fornitori e
dipendenti, e per il residuo aumenterà i suoi utili – che sono, anche quelli,
una forma di risparmio.
Fornitori,
dipendenti, supermercato a loro volta spenderanno, il che creerà reddito ad altri
– eccetera, a catena.
Forse è più facile
spiegarlo così. Immaginiamo che uno Stato abbia il potere di creare dal nulla
conchiglie, che sono la moneta in uso in quella economia.
Spende conchiglie
a deficit, e quindi immette – poniamo – dieci conchiglie in più nell’economia.
I percettori delle
conchiglie se le passeranno di mano una, dieci, cento, mille volte per
effettuare le loro transazioni. Ma le conchiglie non scompariranno mai. Ce ne
saranno SEMPRE dieci in più rispetto al caso in cui lo Stato non avesse speso
conchiglie a deficit.
E quelle dieci
conchiglie saranno, IN OGNI MOMENTO, un incremento del risparmio di qualcuno.
Un accrescimento del risparmio privato sotto forma di conchiglie, quindi sotto
forma di moneta.
Se la moneta può
essere creata fiat, dal nulla, vale
quanto sopra. Sempre e comunque.