E se il M5S –
suggeriva Giovanni – si dichiarasse disponibile a formare un governo con il PD,
a condizione di detenere de minimis
TUTTI i ministeri economici: economia e finanze, sviluppo economico, lavoro e
politiche sociali.
L’ipotesi l’ha
formulata lui, precisando che parlava per paradosso. Nel senso che il PD non
accetterebbe mai: lo scopo di presentare questa proposta sarebbe (per il M5S)
di smontare sul nascere le accuse di irresponsabilità, di non-voler-far-nascere-un-governo-nell’attuale-situazione-di-crisi
eccetera.
Io mi considero
un tecnico (un elettrauto ?) dell’economia, non un analista politico. Quindi
magari prendo una cantonata ma… siamo proprio sicuri che una proposta così non
verrebbe accettata ?
Il PD ha davanti
a sé scenari uno più deflagrante dell’altro. Alleanza con Berlusconi,
accettando i suoi diktat, a partire dalla scelta del presidente della
repubblica. Nuove elezioni, con Renzi che entra in scena e spacca il partito.
E se mai in
qualche maniera a tutt’oggi difficile da ipotizzare riuscisse a ottenere la
fiducia, non farebbe che presidiare alla continuazione e all’aggravamento dello
sfascio dell’economia, nell’ambito di una legislatura condannata a pochi
trimestri di vita.
A meno che…
A meno che non
si riveda completamente l’architettura del sistema monetario e dei rapporti
europei dell’Italia. Qualcuno nell’ambito del PD l’ha, credo, anche capito, ma
rinnegare gli ultimi vent’anni di storia, il sostegno ai vari Ciampi – Amato –
Prodi – Padoa Schioppa – Monti è un’”operazione verità” che non si riesce a far
partire.
Però se fossero
le circostanze esterne a richiederlo… cioè se fosse imposto dall’unico partner
di governo accettabile…
In fondo è il
modo con cui i politici sono abituati a giustificare i cambiamenti di rotta: non
stiamo rinnegando il passato, stiamo “responsabilmente” prendendo atto di
quello che le circostanze impongono.
Volendo
spingersi ulteriormente in là con la fantasia, sarebbe anche l’occasione, per
il PD, di effettuare quel rinnovamento interno (vero, non di facciata: non con format
televisivi stile Renzi o con figure-di-alto-e-incontestabile-spessore – ma non
si sa di quale contenuto – alla Zagrebelsky) che è il presupposto
imprescindibile per la sua sopravvivenza.
E’ tutto molto
improbabile, si capisce. Però a questo punto vengono in mente le parole che
Arthur Conan Doyle metteva in bocca al suo immortale personaggio, Sherlock
Holmes:
“Una volta
eliminate tutte le cose impossibili, quello che resta, per quanto improbabile,
dev’essere vero”
che, adattato, alle circostanze attuali, diventa
“al PD sono rimaste varie alternative – TUTTE molto improbabili…”
Tanto vale
sceglierne una che, nella sua improbabilità, conduca a qualcosa.