mercoledì 28 giugno 2023

Il debito pubblico NON è una passività

 

A forza di ripeterlo forse prima o poi si riuscirà a farlo capire. Il debito pubblico NON è una “passività da ripagare” e ridurlo NON arricchisce il paese.

Il debito pubblico è un’opportunità di impiego dei mezzi finanziari che, tramite i deficit pubblici, lo Stato introduce nell’economia e che DEVONO crescere di pari passo con la crescita del PIL.

Il debito pubblico pericoloso per il paese è SOLO quello denominato in una moneta straniera troppo forte per i fondamentali della propria economia.

Per comprenderlo, basta riflettere sul fatto che l’Argentina nel 2001 è andata in default su un debito pubblico pari al 40% del PIL, MA prevalentemente denominato in dollari.

Il debito pubblico pericoloso per l’Italia, per la stessa ragione, è quello da rimborsare in euro.

NON è pericolosa la Moneta Fiscale, quand’anche la si volesse etichettare “debito” (cosa che la stessa Eurostat ha precisato NON essere il caso).

lunedì 26 giugno 2023

Quanto è importante la NON ratifica della riforma MES ?

 

Per carità, la riforma MES non va ratificata. Non c’è nessun motivo per cui la ratifica converrebbe all’Italia, mentre c’è una concreta possibilità che si tratti di uno strumento utile ad altri paesi per tamponare, con soldi (anche) NOSTRI, buchi del LORO sistema bancario.

Come nel resto è accaduto nel 2011-2 con i crediti problematici erogati da banche francesi e tedesche in Spagna e in Grecia.

Però vorrei anche che non ci facessimo illusioni sull’importanza del no alla riforma.

Il MES riformato è uno strumento di potenziale ricatto, vessazione ed esproprio ai danni dell’Italia. Ma lo è anche il MES con la conformazione attuale. Lo è anche il PNRR. Lo è il patto di stabilità nella sua forma attuale, e temo proprio che lo sarà anche con le modifiche che dovrebbero essere concordate da qui a fine anno.

Ricatto, vessazione ed esproprio ai danni dell’Italia esistono in quando esiste l’euro: una moneta straniera, che non emettiamo, non gestiamo, non controlliamo, e che è troppo forte per le caratteristiche della nostra economia.

Non ratificare il MES è importante, ma lo è soprattutto per la sua valenza politica. Non ratificarlo significa dimostrare che FINALMENTE l’Italia smette di accettare supinamente richieste assurde solo perché provengono da Bruxelles o da Francoforte.

Ma se non ratifichiamo non abbiamo certo risolto i problemi di fondo legati all’appartenenza all’eurosistema.

Per uscire dalla situazione di ricatto, l’Italia deve recuperare la sua autonomia nella definizione e nell’implementazione delle politiche economiche.

Deve tornare ad emettere il proprio strumento monetario nazionale.

Se non la lira, la Moneta Fiscale.

venerdì 23 giugno 2023

La crescita dell’economia impone il deficit pubblico

 

Bisognerebbe stampare nelle meningi di ogni decisore politico e di ogni commentatore politico un concetto molto semplice, che però non sento MAI, assolutamente MAI, formulare nei termini seguenti.

I valori delle economie mondiali, misurati in primo luogo in termini di PIL, aumentano.

I fattori che li fanno crescere sono la crescita della popolazione, la crescita della produttività, e l’inflazione.

La crescita della popolazione è a zero nel mondo economicamente avanzato, ma continua a esserci nel resto del globo, particolarmente in Africa. Dagli 8 miliardi attuali passeremo a una decina entro cinquant’anni circa, poi con ogni probabilità raggiungeremo uno stato stazionario. Ma c’è ancora un 25-30% in arrivo.

La produttività cresce per effetto della tecnologia, del miglioramento delle competenze medie della popolazione, e dell’accumulazione di capitale fisico. I tassi di crescita della produttività tendono a rallentare nel tempo, ma anche in questo caso nei prossimi decenni ci saranno ulteriori miglioramenti.

E l’inflazione oggi è alta e si cerca di farla scendere, ma non a zero. I target fissati dalle banche centrali sono il 2%, non zero.

Per cui il PIL nominale del mondo continuerà ad aumentare.

E a livello mondiale, ci sono solo due vie tramite le quali i mezzi di pagamento in circolazione possano aumentare.

O gli Stati mettono in circolazione mezzi di pagamento tramite i deficit pubblici – cioè spendono più di quanto tassano.

O cresce il credito privato, che è anche debito, perché il credito di qualcuno è debito di qualcun altro. Quando una banca eroga un finanziamento, aumenta la moneta in circolazione, perché i depositi bancari sono moneta. Ma aumentano anche le passività lorde del sistema bancario, appunto perché i finanziamenti sono depositi di chi li riceve, e i depositi sono passività delle banche.

Se gli Stati raggiungessero (tutti) il pareggio di bilancio, l’unica strada per espandere i mezzi di pagamento in circolazione nel mondo sarebbe l’aumento del SOLO credito privato.

E questo destabilizzerebbe il sistema, perché gli operatori finanziari espandono il credito nelle fasi di euforia e lo contraggono quanto ci sono cattive notizie. Tendono spesso a creare troppa moneta, e poi a distruggerla nel momento sbagliano. “Ti prestano l’ombrello quando c’è il sole, e te lo chiedono indietro quando piove”.

Quindi un mondo dove cresce solo il credito / debito privato è un mondo fortemente instabile e con alte probabilità di sviluppare bolle finanziarie seguite da depressioni.

Il deficit del settore pubblico NON è un male. NON è qualcosa che bisogna puntare a eliminare per essere virtuosi.

Il deficit del settore pubblico è UNA NECESSITA’. Il deficit pubblico, correttamente gestito, è indispensabile perché le economie crescano in modo armonico ed è l’unica via per prevenire l’instabilità cronica del sistema finanziario privato.

 

giovedì 22 giugno 2023

I collaboratori di Giorgetti

 

Vediamo come andrà finire il tormentone della ratifica (o meglio, spero, della non ratifica) del “MES riformato”. Di sicuro il parere tecnico firmato dal capo di gabinetto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Stefano Varone, ha generato parecchia confusione.

Perché avrà anche ragione Giuseppe Liturri che, nell’analizzare il parere del MEF, rileva che in realtà è molto meno favorevole rispetto a come è stato presentato e interpretato, soprattutto dai giornaloni euristi.

Avrà ragione, anzi ce l’ha senz’altro, ma di questa immagine di dubbi e spaccature all’interno della maggioranza di governo si sarebbe fatto volentieri a meno.

Su un tema meno importante, peraltro, ricordo che un certo rumore l’aveva fatto anche l’ultimo Documento di Economia e Finanza, in quanto a un certo punto presentava un grafico a supporto della tesi che i flussi migratori sono benefici per il PIL e per la sostenibilità del debito pubblico. Non esattamente la tesi tradizionalmente sostenuta da Fratelli d’Italia e Lega.

Claudio Borghi aveva fatto sapere che quel grafico in realtà era presente anche nelle edizioni precedenti del DEF. Certo, Giorgetti non l’aveva fatto togliere, ma semplicemente, con ogni probabilità (secondo Borghi) “gli era sfuggito”.

A questo punto però è lecito chiedersi: a Giorgetti “sfugge” anche quello che fa il suo capo di gabinetto Varone ? Il responsabile di un’organizzazione, tanto più se importante quanto un ministero (anzi, il ministero più rilevante dell’intero governo) dovrebbe preoccuparsi dell’affidabilità dei suoi collaboratori “apicali”.

Magari l’estensore dei grafici inseriti del DEF apicale non è. Ma il capo di gabinetto invece sì, senz’altro.

Stiamo a vedere. Certo, quanto è accaduto non è l’ideale per smentire la diffusissima tesi che Giorgetti sia a tutti gli effetti la quinta colonna “eurista-draghiana” all’interno del governo (e della Lega).

 

domenica 18 giugno 2023

Il declino demografico

 

Domanda: il declino demografico è un fenomeno economico o è un fenomeno culturale ?

A mio parere i fattori economici sono determinanti, ma occorre distinguere. Ci sono due tendenze in gioco, una di lunghissimo termine e una che è figlia delle condizioni attuali di molti paesi (e dell’Italia in particolare).

Contrariamente a quanto si è ritenuto per secoli e a quanto qualcuno ancora sostiene, o teme, la crescita della popolazione mondiale non è di natura esponenziale. Anni, o meglio decenni, fa sentivo ragionamenti di questo tipo: siamo in tre miliardi e cresciamo del 2% all’anno, che vuol dire raddoppiare ogni 35 anni. I tre miliardi diventeranno quindi 6, 12, 24, 48, numeri sempre più pazzescamente elevati, che creeranno una pressione insostenibile sulle risorse e sull’ambiente portando il pianeta al collasso.

Da Malthus al Club di Roma, tutta una serie di scenari distopici si basavano su quanto detto al paragrafo precedente.

Non è così. La crescita della popolazione segue una curva non esponenziale ma logistica. Una curva a S che ha una fase di crescita esponenziale ma poi si appiattisce su un asintoto. In pratica, si raggiunge a un certo punto una situazione di stabilità.

Perché c’è una fase di crescita rapida e poi l’appiattimento ? perché per millenni l’umanità ha convissuto con alti tassi di mortalità infantile / giovanile. Era necessario fare sei, otto, dieci figli perché ne sopravvivessero un paio.

Quando i progressi della medicina e delle strutture sanitarie riducono la normalità infantile, per una generazione, all’incirca, le scelte di pianificazione famigliare ancora non riflettono la nuova situazione. Non in pieno, quantomeno. Magari non si fanno più sei o otto figli, ma tre o quattro sì, solo che adesso sopravvivono (quasi) tutti.

Ne risulta appunto una fase esponenziale di crescita demografica, che il mondo occidentale ha sperimentato grosso modo tra il 1950 e il 1980, l’Asia un po’ più tardi.

Ed è un fenomeno di natura economica perché la disponibilità di strutture mediche e sanitarie va di pari passo con il raggiungimento di un adeguato livello di PIL pro capite.

L’unica parte del mondo che è ancora nella fase di crescita esponenziale della popolazione è l’Africa. E infatti dagli 8 miliardi attuali, si prevede che la popolazione mondiale raggiunga, nella seconda metà di questo secolo, i 10, forse (massimo) gli 11. Con praticamente tutta la crescita concentrata nel continente africano. Ma poi si raggiungerà lo stato stazionario anche lì.

Questo è il trend economico-demografico di lungo termine.

Poi ci sono i fenomeni figli delle circostanze attuali. Le politiche di bilancio pubblico, l'equivoco sulla natura dei deficit, l’austerità, la crescita delle diseguaglianze. Tutti fattori che rendono difficile creare famiglie, fare due figli, mantenere le nascite al livello di sostituzione.

Anche questo è un fenomeno di natura economica. Ma prodotto da precise scelte politiche, che vanno contrastate e superate, perché sono socialmente deleterie e non sono la conseguenza di nessuna tendenza di fondo che non possa essere invertita.

La stabilità della popolazione mondiale intorno alla decina di miliardi è uno sbocco sensato. Il declino di determinati paesi no, è il prodotto di scelte politiche inaccettabili. E questo vale in particolare per l’Italia.

 

giovedì 15 giugno 2023

Sopravviverà Forza Italia ?

 

In molti sospettano che Forza Italia non sia destinata a sopravvivere alla scomparsa di Berlusconi.

Io penso invece di sì, penso che sopravviverà e che continuerà a rivestire un discreto ruolo nel panorama politico italiano.

Ma dipende, principalmente, dagli alleati di governo, da Giorgia Meloni e da Matteo Salvini.

Certo, il centrodestra è diventato un destracentro, e il peso di Forza Italia nella coalizione è andato, parecchio, declinando.

Però esiste comunque una quota non irrilevante di elettori che non vogliono votare la (sedicente) sinistra, ma hanno problemi con Fratelli d’Italia (in quanto statalista e post-fascista) e con la Lega (in quanto regionalista, autonomista e secondo alcuni, tuttora, razzista e antimeridionale).

Quindi al cdx un alleato non troppo forte, ma neanche troppo marginale, che faccia da contenitore di quel 5-7% di voti, serve.

Un alleato di centro ma non di destra. Non troppo connotato a destra, quantomeno. Una scelta accettabile per l’elettore che non vuole votare la (sedicente) sinistra, ma neanche una destra troppo estrema.

E se FdI e Lega non sono stupidi, faranno quindi in modo che questo alleato si mantenga vivo e sufficientemente vegeto.

Forse Forza Italia si ridimensionerà un altro po’, ma gli alleati gli lasceranno un ruolo e uno spazio sufficienti a restare dignitosamente in vita. Diversamente, commetterebbero un serio errore.

 

lunedì 12 giugno 2023

Berlusconi e i suoi oppositori

 

Silvio Berlusconi è morto. Che abbia segnato un’epoca, come imprenditore e come uomo politico, non lo pone in dubbio nessuno, neanche tra i suoi oppositori.

Come molti imprenditori di grande successo (molti, non tutti) è stato uno spregiudicato. Nel senso che ha spesso posto i suoi interessi davanti a quelli della collettività. E questa sua spregiudicatezza l’ha trasferita alla sua attività di uomo politico.

Rispetto a molti altri, tuttavia, non è stato un cinico, e ha avuta una sua visione e un suo desiderio di perseguire il bene comune. Interpretato alla sua maniera, s’intende. Nel senso che era (sinceramente) convinto che il bene comune coincidesse con il suo personale.

A modo suo, ha sempre lavorato per il successo e per il benessere di chi gli stava intorno. Genuinamente persuaso che più successo aveva, più questo successo si riverberava su chi lo fiancheggiava, su chi collaborava con lui.

Il che è molto di più di quanto si possa dire riguardo ai suoi principali oppositori. Lui non è mai partito dall’idea di svendere il paese a interessi esterni. Li ha anzi contrastati finché ha potuto, poi si è fermato quando proseguire a contrastarli avrebbe compromesso irrimediabilmente i SUOI interessi.

Non è stato il mio modello ideale di imprenditore. Non è stato il mio modello ideale di uomo politico.

Però è stato migliore di chi l’ha osteggiato per trent’anni.

 

sabato 10 giugno 2023

La Moneta Fiscale libera dai ricatti

 

Ultimamente sento dire che la Moneta Fiscale è un’idea interessante, ma tutto sommato non così indispensabile nel contesto odierno.

E le argomentazioni a supporto di questa tesi sono varie.

La prima è che l’economia italiana non sta andando malaccio (anche se i dati di ieri sulla produzione industriale di aprile per la verità fanno tintinnare un campanello di allarme).

La seconda è che politiche espansive non sono attualmente necessarie, visto che il problema principale è l’inflazione (trascurando che la Moneta Fiscale può essere utilizzata anche in chiave di contrasto e mitigazione della dinamica dei prezzi).

La terza è che comunque i BTP si piazzano sul mercato senza particolari problemi.

Tutto questo oggi è, almeno in qualche misura, vero.

Ma trascura un elemento importante. MOLTO importante.

Il debito da rimborsare in una moneta che non si controlla è una potenziale arma di ricatto.

E questo ricatto in passato l’Italia l’ha PESANTEMENTE subito.

Oggi FORSE ci sentiamo e FORSE siamo effettivamente meno ricattati. Certo, meno che nel 2011.

Ma il rischio continua a esistere.

E per ridurlo e poi eliminarlo, UNA VOLTA PER TUTTE, abbiamo bisogno del nostro strumento monetario nazionale.

Abbiamo bisogno della Moneta Fiscale.

lunedì 5 giugno 2023

Il Superbonus è una Moneta Fiscale che si è fatta

 

Mi riferiscono che Claudio Borghi, senatore della Lega, avrebbe affermato che “il Superbonus 110 è un Minibot fatto male”.

Non so se l’abbia effettivamente detto, e se in questi termini, perché appunto commento qualcosa di riferito, non di letto o ascoltato in presa diretta.

Ma mi sembra opportuno precisare che sia il Superbonus che il Minibot (quest’ultimo, proposto da Borghi) sono in realtà, entrambi, applicazioni del concetto di Moneta Fiscale.

E come tutto nella vita, entrambi possono essere concepiti e applicati meglio. Vedi qui perché il Minibot non è la miglior forma di Moneta Fiscale, e qui perché non lo è il Superbonus.

Però una differenza sostanziale tra i due in effetti c’è.

Il Superbonus si è fatto, il Minibot no.

Il Superbonus è una forma di Moneta Fiscale – non la migliore possibile – che si è fatta.

Il Minibot è una forma di Moneta Fiscale – non la migliore possibile, e a mio modesto avviso meno valida del Superbonus – che sarebbe stato, comunque, interessante porre in atto. Ma che non si è fatta.

Questa differenza Claudio Borghi, persona competente e gradevole di cui apprezzo molto l’attività divulgativa (vedi qui un thread sulla riforma MES, che condivido al 100% - il thread, non la riforma ovviamente) -

questa “piccola differenza” tra Superbonus e Minibot farebbe bene a ricordarla.

 

venerdì 2 giugno 2023

Il presidio dell’elusione


Nei giorni scorsi, il prestigioso docente universitario di diritto tributario nonché consulente fiscale (pardon tax lawyer, come da sua autodescrizione twitter)


Dario Stevanato ha detto la sua in merito a un annoso dibattito riguardante il sistema fiscale italiano: evadono di più i piccoli o i grandi ?

Ma non ci sono dubbi, dice Stevanato: “le possibilità di evadere sono di norma inversamente proporzionali alla dimensione dell’impresa”

quindi sbagliatissimo accusare le grandi che, poverine, sono vittime di richieste di “pizzo di Stato con contestazioni interpretative utili solo a fare gettito”

Ohibò, ma queste “contestazioni interpretative” non riflettono il problema dell’elusione fiscale ? Cioè (definizione Wikipedia) dell’abitudine di certi contribuenti a “porre in essere un negozio giuridico o una concatenazione di atti giuridici di per sé leciti, al solo scopo di ridurre l’obbligazione tributaria”. Che “a differenza dell’evasione fiscale, non è perseguibile penalmente, ma può costituire solo un illecito amministrativo”.

Ma nooooo, che dite mai, ci fa sapere Stevanato: “il rischio elusione è iper-presidiato sia sul piano normativo che su quello accertativo”.

Caro professor Stevanato, io non sono un tax lawyer, ma di materia fiscale un po’ di pratica ce l’ho (perché lavoro da 38 anni durante i quali ho frequentato parecchi suoi colleghi, da Giulio Tremonti in giù) e francamente l’ho capita diversa.

“Le tasse sono care” (come disse il direttore amministrativo della prima società per cui ho lavorato), cioè la fiscalità in Italia (più che altrove) è onerosa.

Questo non fa piacere a molte unità produttive, grandi e piccole, a molte società e a molti lavoratori autonomi.

I piccoli, non di rado evadono: qualche volta per disonestà e avidità, qualche volta perché si trovano di fronte all’alternativa o di evadere o di chiudere.

I grandi, QUANDO GUADAGNANO BENE (e quindi quando non si dice che sarebbero lieti di pagare tutte le tasse, ma non si troverebbero a dover chiudere per questo) spesso pongono in atto, appunto, “concatenazioni di atti giuridici al solo scopo di ridurre l’obbligazione tributaria”.

Quindi eludono. E possono farlo perché sicuramente “il rischio elusione è iper-presidiato”. Da chi ? In primo luogo, da competenti e ben pagati tax lawyers. Tipo, per fare un nome a caso, il professor Dario Stevanato.

Chiaro, esiste un presidio anche da parte dell’amministrazione pubblica, che mette in atto controlli non perché richiede il “pizzo di Stato con contestazioni interpretative utili solo a fare gettito”, ma perché è suo dovere verificare se le “concatenazioni di atti giuridici” attuate “al solo scopo di ridurre l’obbligazione tributaria” rispettino la legge o meno.

E la risposta è tutt’altro che ovvia, perché si parla di elusione appunto in quanto ci si muove in aree grigie, in cui si può sostenere la liceità degli atti ma anche il suo contrario.

Certo, la grande azienda si può servire di competenti e ben pagati tax lawyers (si diceva), che con la loro consumata perizia sono in grado di dire al cliente “questa concatenazione regge” e comunque “anche in caso di contestazione ci difendiamo bene” e alla peggio “poi sfruttiamo un concordato e paghiamo anni dopo una frazione di quello che non abbiamo pagato anni prima” perché il fisco preferisce l’uovo oggi piuttosto che la gallina forse mai.

La soluzione totale a questo problema probabilmente è impossibile da trovare. Una mitigazione importante può però essere ottenuta riducendo i livelli effettivi di tassazione. Per esempio utilizzando la Moneta Fiscale. E riducendo così la necessità / convenienza sia ad evadere che a eludere.

E pazienza se guadagneranno un po’ meno i fabbricanti di “concatenazioni di atti giuridici”.