Senza
cambiamenti profondi negli attuali meccanismi di conduzione delle politiche
macroeconomiche, la crisi dell’eurosistema continuerà ad aggravarsi e a
cronicizzarsi.
L’introduzione
di una Moneta Fiscale nazionale (Certificati di Credito Fiscale / CCF) in
affiancamento all’euro (in Italia e in tutti i paesi che hanno bisogno di
ridurre le tasse, migliorare la competitività delle aziende, ed espandere la
domanda) è in grado di risolvere le disfunzioni dell’eurosistema senza attuare
una rottura deflagrante della moneta unica, ed evitando quindi le incertezze e
le complicazioni connesse a un processo di breakup.
Non viene
richiesto, inoltre, ai paesi dell’ex area marco di accettare alti livelli di
inflazione interna per riequilibrare la propria competitività rispetto al resto
dell’Eurozona. Il riequilibrio di competitività dei paesi periferici avviene
mediante assegnazione di Moneta Fiscale nazionale che va (in parte) a ridurre
il cuneo fiscale che attualmente grava sulle loro aziende. La Germania, in
particolare, non deve aumentare prezzi e salari interni: non subisce, quindi,
perdite di competitività nei confronti dei paesi extra eurozona, né perdite di
potere d’acquisto dei risparmi dei propri cittadini.
E’ anche possibile
inserire nello schema di riforma una serie di meccanismi di tutela, di
altissima affidabilità, che daranno (ai creditori degli stati che introdurranno
la Moneta Fiscale nazionale) garanzie di essere rimborsati senza subire perdite
né svalutazioni. In sintesi questi meccanismi di tutela possono essere strutturati nel modo seguente.
UNO, al momento
dell’introduzione della Moneta Fiscale nazionale, tutti i titolari di debito
pubblico in euro ricevono un diritto d’opzione, che consente loro (senza
peraltro creare alcun obbligo) di convertire i titoli in loro possesso in BTP Fiscali,
cioè in titoli che pagheranno capitale e interessi in Moneta Fiscale e non in
euro. I BTP Fiscali potranno avere scadenze più lunghe e tassi d’interesse più
alti rispetto ai titoli in euro oggetto dell’opzione di conversione: per
esempio tre anni in più di scadenza e un tasso maggiorato di due punti
percentuali.
DUE, il progetto
Moneta Fiscale prevede di assegnare gratuitamente, ogni anno, fino a un massimo
di 80 miliardi di CCF ad aziende che operano sul territorio italiano, in
funzione dei costi di lavoro da esse sostenuti. Questo riduce il loro costo del
lavoro effettivo e riallinea la competitività delle aziende italiane con quella
degli stati più efficienti dell’Eurozona. Circa 3 miliardi su 80 sarebbero da
assegnare a società che operano nel settore bancario, finanziario e
assicurativo, e che sono anche grossi investitori in titoli di debito pubblico.
A queste società, i CCF verrebbero assegnati solo a condizione che esercitino la
conversione di titoli di stato in euro (quelli attualmente esistenti) in BTP
fiscali, sulla base di un rapporto prestabilito. Ad esempio, un CCF del valore
facciale di un euro verrebbe assegnato per ogni 10 euro di titoli di stato convertiti. Se
questa assegnazione si verifica per l'importo massimo possibile, ogni anno l’ammontare di titoli in euro diminuisce (per
questo solo effetto) di 30 miliardi.
TRE, nella
maggior misura possibile, lo stato italiano riduce (se possibile azzera) le
emissioni di titoli di stato in euro, emettendo invece BTP Fiscali.
QUATTRO, al
momento in cui CCF e BTP Fiscali giungono a scadenza (la data in cui diventano
utilizzabili per pagare tasse e per onorare qualsiasi tipo di impegno
finanziario verso la pubblica amministrazione), il titolare può decidere di non
utilizzarli immediatamente ma di differirne l’impiego. In questo caso, viene
riconosciuta una maggiorazione del loro importo sulla base di un tasso di
interesse (per esempio il 3% annuo).
CINQUE, viene
confermato l’impegno a pareggiare il bilancio pubblico, ma con riferimento al
saldo tra spese e incassi in euro. Viene altresì confermato l’impegno a ridurre
il rapporto debito pubblico / PIL secondo la progressione prevista dal Fiscal
Compact, precisando però che il debito pubblico è quello vero, quello cioè da rimborsare in euro: CCF e BTP fiscali esclusi.
SEI, nell’ipotesi,
estremamente improbabile, che NULLA di tutto questo funzioni (ovvero se l’introduzione
dei CCF produce effetti espansivi su domanda e PIL estremamente scarsi, e se
tutte le azioni sopra descritte, da UNO a QUATTRO, falliscono o danno risultati
estremamente modesti), una quota di spesa pubblica viene convertita da euro a
Moneta Fiscale, nella misura necessaria a rispettare comunque gli impegni sub CINQUE.
Quest’ultima
azione, fermo restando che è altamente remota l’ipotesi che si arrivi
effettivamente ad adottarla, è enormemente più indolore rispetto a un puro e
semplice taglio di spesa (o a un incremento di tassazione). Ridurre del 5% le
retribuzioni di tutti i dipendenti pubblici – ad esempio da 2.000 euro a 1.900
mensili – ha pesanti effetti depressivi; continuare a pagare 2.000, di cui 1.900 in euro e 100 in Moneta Fiscale, molto ma molto
meno.
Si delinea così
una struttura di riforma in seguito alla quale:
===> L’economia
italiana ottiene un poderoso rilancio.
===> La
competitività delle aziende italiane migliora immediatamente, evitando che il
recupero della domanda interna crei squilibri nei saldi commerciali esteri.
===> Non si
verifica nessun “frantumazione” della moneta unica europea.
===> Il
debito pubblico italiano espresso in euro (quello, cioè, che può dar luogo a
rischi di default) viene in pochi anni ricondotto a percentuali molto più basse
rispetto al PIL. Nel medio termine, si può arrivare addirittura all’azzeramento
di ogni forma di debito pubblico in euro.
===> Lo stato
italiano può finanziarsi senza ricorrere a incrementi di debito in euro.
===> Si
garantisce un altissimo livello di tutela ai creditori, eliminando dal novero
delle possibilità concrete ogni ipotesi di default o di svalutazione.
===> Non si richiede
ad altri stati dell’Eurozona, in particolare alla Germania, di inflazionare
prezzi e salari interni: quindi né di perdere competitività verso i paesi extra
eurozona né di far subire ai propri cittadini perdite di valore dei loro
risparmi.