La più grave disfunzione dell’eurosistema è, ritengo, costringere gli Stati a mettere in atto deficit pubblici utilizzando una moneta che gli Stati medesimi non controllano e che devono reperire indebitandosi sui mercati finanziari. Questo impedisce, in varie occasioni, di attuare le necessarie politiche macroeconomiche di stabilizzazione e di supporto alla crescita, e può creare effetti deflagranti quando devono essere contrastati shock macroeconomici. Il caso della crisi dei debiti sovrani, nei primi anni della decade 2010, è stato emblematico.
Forse al secondo posto in ordine di gravità delle disfunzioni, ma con distacco breve, c’è però la seguente. È estremamente difficile, anzi in moltissimi casi impossibile, definire una politica monetaria, un set di condizioni di tasso d’interesse e di accesso al credito, che funzioni in modo adeguato per diciannove paesi in condizioni strutturali e cicliche tra loro differenti.
Altrimenti detto, una politica troppo espansiva per alcuni finisce per essere contemporaneamente troppo restrittiva per altri.
Se vogliamo rendere omogenee le condizioni dei vari Stati, in misura tale da ottenere una politica monetaria centralizzata che sia sufficientemente adeguata per tutti, occorre diversificare le politiche fiscali. In altri termini, portare tutti gli Stati al pieno impiego delle risorse produttive – il che richiede politiche più espansive in alcuni paesi, e meno in altri.
Le politiche fiscali non possono quindi essere basate sul principio di contenere deficit e debiti pubblici sotto determinati livelli. Un paese può avere un alto debito pubblico ma crescita e inflazione troppo basse: è stata la situazione dell’Italia praticamente per tutta la decade 2010, e la causa è stata proprio l’imposizione di austerità fiscale motivata dalla (presunta) necessità di contenere il debito, ritenuto arbitrariamente “troppo alto”. Debito che non avrebbe creato assolutamente alcun problema se fosse rimasto denominato in lire.
Il consenso politico per modificare i trattati in modo da risolvere questa situazione non esiste. Non vedo quindi altre vie se non introdurre la Moneta Fiscale nei paesi che hanno necessità di politiche fiscali più espansive di altri, in quanto caratterizzati da inflazione più bassa e disoccupazione e sottoccupazione più elevata. Oggi (ma in realtà da molti anni) è in questa situazione l’Italia, rispetto alla Germania e alla media dell’Eurozona.
L’utilizzo della Moneta Fiscale rende possibile portare tutti i paesi al pieno impiego. A questo punto, ma SOLO a questo punto, una politica monetaria centralizzata può funzionare.
Una volta di
più, si evidenzia che la Moneta Fiscale RISOLVE le disfunzioni dell’euro.