Gli euroausterici che interloquiscono sui vari social network, in particolare su twitter, svolgono anche alcune funzioni utili. Per esempio, aiutano a mettere in chiaro concetti che diventano evidenti… dopo la spiegazione, ma che magari non lo sono a priori.
Un esempio recente. Domanda “ma se tu sostieni che la moneta può essere prodotta senza limiti (salvo quello della disponibilità di risorse produttive) allora sei a favore di uno stato imprenditore che fa di tutto compreso scarpe e panettoni ? e se no, perché ?”
Risposta.
Lo Stato, emettendo moneta, può mobilitare tutte le risorse produttive disponibili nell’ambito del sistema economico, ed eliminare la disoccupazione.
Ma lo Stato – opinione mia, dato che non credo nel dirigismo spinto e men che meno nella collettivizzazione dell’economia – non deve fare qualsiasi cosa. Si deve occupare di infrastrutture e di beni comuni. Tipo di sanità, autostrade, difesa nazionale, ordine pubblico, protezione del territorio. Non di scarpe e panettoni.
Perché non credo nella collettivizzazione integrale dell’economia ? perché non vedo in quale parte del mondo e in quale periodo storico un modello del genere abbia mai funzionato.
Detto questo, occorre evitare disoccupazione e/o sottoccupazione delle risorse produttive. Come ? immettendo potere d’acquisto nell’economia nella misura necessaria, spendendo più di quanto si tassa: generando quindi un appropriato livello del cosiddetto deficit pubblico (livello che in media NON E' ZERO).
In parte, questa espansione va rivolta agli investimenti infrastrutturali e ai beni comuni, nel senso sopra accennato.
Ma non è appropriato che lo Stato produca scarpe e panettoni, perché quello che non è infrastruttura e che non è bene comune lo fanno meglio i privati, in un ambito di libera iniziativa. E quando necessario, l’espansione produttiva dell’economia privata può essere ottenuta non aumentando la spesa pubblica, ma riducendo le tasse.
Si delinea quindi un modello di economia mista, in cui intervento pubblico e iniziativa privata convivono, e si immettono mezzi finanziari nella misura appropriata a realizzare il pieno impiego delle risorse produttive.
E la ripartizione e le modalità degli interventi vanno decise a valle di un processo politico, impostato secondo gli schemi della democrazia rappresentativa.
Questo è quanto
ho visto funzionare molto bene, in particolare in Italia, dalla fine della
Seconda Guerra Mondiale e fino all’ingresso nell’euro. E lì occorre tornare.