giovedì 26 settembre 2024

La CGIA e gli sprechi

 

Le narrazioni su temi economici (e non solo) quando sono basate su fantasie e luoghi comuni fanno danni, perché orientano negativamente il dibattito e mandano fuori strada la pubblica opinione.

Ne ho avuto una riprova qualche giorno fa a seguito di una discussione con alcuni interlocutori su Twitter, pardon su X, dove è stato citata l’iperbolica cifra di 225 miliardi (all’anno…) come costo di sprechi e inefficienze della pubblica amministrazione.

Ho chiesto la fonte del dato e mi è stato linkato questo documento prodotto dalla CGIA di Mestre, un’associazione di artigiani e piccole imprese che in effetti dispone di un ufficio studi piuttosto attivo.

E il titolo del documento in effetti è “Sprechi e burocrazia ci costano oltre 225 miliardi all’anno”.

Sennonché andando a leggere, a pagina 5, dopo l’elencazione di fatti e misfatti della P.A. italiana, si trova questa affermazione: “E’ evidente che questi malfunzionamenti, tratti da fonti diverse, non si possono sommare, innanzitutto perché sono riferiti ad anni diversi e in secondo luogo perché in alcuni casi le aree di queste analisi si sovrappongono”.

Bravi. Prima sparate un titolo con un numerone, poi ci costruite sopra una narrazione e alla fine ci fate sapere che “è evidente” che avete sommato dati “che non si possono sommare”.

E come giudizio di affidabilità dell’analisi, potremmo già chiudere qui la faccenda.

Ma vale la pena di riflettere un tantino sui dati che sono stati sommati anche se non si potevano sommare. E sono i seguenti.

“Il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con le P.A. (burocrazia) è pari a 57,2 miliardi di euro”. Considerarli uno “spreco” equivale a dire che il costo potrebbe o dovrebbe essere zero. Il che è un’evidente assurdità.

“I debiti commerciali di parte corrente della nostra PA nei confronti dei propri fornitori ammontano a 55,6 miliardi di euro”. Probabilmente sono troppi, e questa è un’inefficienza. Ma anche qui è assurdo parlare di 55,6 miliardi di “spreco”. Bisogna confrontare il dato con un livello “normale”, perché una dilazione di pagamento per esempio di 30 o 60 giorni è fisiologica, e poi valutare il costo dell’inefficienza, che non è certo l’intero importo del maggior debito (un’azienda preferisce un cliente che paga a 30 giorni e non a 180, ma non è che mette a perdita l’intero importo del credito “lungo” se alla fine il pagamento arriva. A parte che per assurdo sarebbe una perdita per il fornitore ma un guadagno per la PA, quindi non una perdita secca per il sistema economico).

“La lentezza della giustizia costa al paese 2 punti di PIL all’anno, ovvero 40 miliardi di euro”. Come si stima l’impatto economico di un fenomeno del genere ? non ne ho la minima idea. L’ha detto il ministro Nordio, ma da dove nasce la valutazione ?

“Il deficit logistico-infrastrutturale penalizza il nostro sistema economico per un importo di 40 miliardi di euro all’anno”. Questo non è uno “spreco”, ma l’indicazione (che poi va motivata) che occorre spendere meglio, ma probabilmente DI PIU’, non di meno.

Gli unici “sprechi” che possono effettivamente essere definiti tali, nell’elencazione, sono quelli della sanità e quelli del trasporto pubblico locale, rispettivamente per 21 e per 12,5 miliardi. Sulla base di stime ovviamente da verificare e da discutere.

In sintesi…

Il numerone di 225 miliardi è una sparata priva di senso. Però è stata pubblicata, gira, e qualcuno (non pochi) la prende come un fatto, come un “dato certificato”.

Un dibattito costruito su queste basi fa solo confusione, e danno.

 


2 commenti:

  1. Detto altrimenti... dopo aver affermato (ma non dimostrato) di possedere 3 mele, 5 pere e 4 prugne... hanno concluso "quindi abbiamo 12 pesche".

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  2. Luca Pieroni: Certo Marco, l'osservazione è perfetta e vale per tutto, nel senso di qualsiasi tema. Si "spara" qualcosa che faccia sensazione, vero, falso o sbagliato che sia, è ci si costruisce sopra di tutto, trasmissioni, dibattiti, pubblicità.... tanto quelli che controllano , che obbiettano, che dubitano, come te, sono pochi, se non pochissimi. Io spesso vengo anche criticato perché dubito e "scavo" e non da chi ha detto o scritto, da altri della società civile, spesso coetanei, che hanno rimosso il concetto di senso critico (e anche parte delle loro conoscenze), a volte quasi grati che qualcuno gli abbia dato il tema per la chiacchierata o la polemica. L'altra sera uno citava che secondo una ricerca "la Cina detiene il 64% dei brevetti mondiali " ... come indicatore di eccellenza e di supremazia assoluta. Ho provato ad indagare da dove è su cosa fossero questi brevetti (a parte che un brevetto può esistere e non produrre nulla) ... e non ti dico la faccia di chi si era giocato il dato e degli altri , era: ma che ti frega , se non è il 64 sarà il 58 ? Invece no, è un dato senza senso come quello della cgia. È purtroppo così, si discute su elementi privi di fondamento...

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