@eligio68, uno
dei miei interlocutori twitter preferiti (vedi qui), leggendo questo post mi ha formulato una domanda che può
sembrare un paradosso, ma conduce a riflessioni interessanti.
Se è vero che il
debito pubblico costituisce risparmio privato (risparmio finanziario privato,
per essere precisi), e quindi se l’espansione del debito pubblico mette
crescenti risorse finanziarie in mano ai privati, non si arriverebbe al punto –
espandendo il debito pubblico - che i privati medesimi non avrebbero più
necessità di, o interesse a, lavorare ?
La risposta è
che l’espansione del debito pubblico incrementa il risparmio finanziario
privato interno IN TERMINI NOMINALI. Ma se per assurdo molti privati non
lavorassero più, l’offerta potenziale (che corrisponde alla capacità produttiva
del sistema economico) cadrebbe al di sotto della domanda.
Si creerebbe
quindi inflazione, e a fronte della crescita del risparmio NOMINALE, il
risparmio REALE non aumenterebbe ma, anzi, calerebbe.
Tutto ciò evidenzia
ancora una volta che espandere la domanda mediante emissione di debito pubblico
– o di moneta – è corretto quando la domanda è troppo bassa per mettere al
lavoro tutte le risorse produttive del sistema economico: quando, in altri
termini, c’è disoccupazione massiccia.
Se la domanda
cresce più velocemente di quanto possa accrescersi la produzione, il risultato
è invece l’inflazione. L’immissione di mezzi finanziari nell’economia in questo
caso, evidentemente, non arricchisce nessuno.
Ma in
un’economia, come quella italiana oggi, che soffre di pesante disoccupazione e
sottoccupazione, l’espansione della domanda è invece il passaggio chiave per
risolvere la crisi. E il progetto Moneta Fiscale / CCF ottiene proprio questo
risultato.
In che modo il progetto CCF sarebbe più efficace di una patrimoniale secca nel redistribuire la ricchezza ? In Italia abbiamo il 10% della popolazione col 55% della ricchezza totale, 5500 miliardi di € in appena 6 milioni di persone. È scandalosa non solo la disomogeneità della concentrazione della ricchezza, ma soprattutto la piccolezza degli investimenti dei privati in Ricerca e Formazione: l'Italia investe solo l'1,3% del PIL in Ricerca quasi tutti da parte dello Stato, in un paese nel quale la ricchezza privata è 5 volte il debito pubblico. La Germania investe il 2,9% in Ricerca, ed ha una disoccupazione al 3,5% più o meno, la nostra è al 10% circa, tutti i paesi con una bassa disoccupazione hanno in comune le masse di soldi investiti in Ricerca soprattutto, ma anche in Formazione, Cultura, Armamenti-Tecnologie Militari, Prevenzione e Innovazione. I tedeschi non sono nulla di speciale, semplicemente con un PIL che è il doppio del nostro 4.000 miliardi di dollari contro 2.000, 115 miliardi l'investono in Ricerca noi solo 28, i tedeschi investono più del quadruplo in Ricerca è normale che abbiano una disoccupazione che è un terzo della nostra. Visto che i privati non fanno investimenti pur sedendo su una massa enorme di soldi mi sembra giusto che lo Stato prenda in mano l'economia, perché i privati, i nostri imprenditori spesso portano produzione e soldi all'estero senza investire in Patria, oltre ad evadere tasse per 180/270 miliardi di € annui. È lo Stato il motore dell'economia, Internet è nato grazie agl'investimenti statali USA negli armamenti per esempio. Non è il "libero" mercato che deve influenzare lo Stato, è lo Stato che deve controllare il mercato, come succede nella prima potenza mondiale la Cina che cresce del 6% l'anno, il doppio del CRIMINALE IMPERO AMERICANO, che a lei piace tanto...
RispondiEliminaLuca il PATRIOTA
La differenza di investimenti in R&S tra Italia e Germania è sovrastimata dalle statistiche, molta attività in Italia è svolta dai titolari delle PMI, che non sono registrati come operatori di R&S ma come azionisti / amministratori. E la maggior disoccupazione italiana è nata dopo l'euro e l'introduzione di vincoli di bilancio penalizzanti per l'Italia, nonostante le statistiche sulla spesa in R&S evidenziassero quel delta anche prima...
EliminaAl sig. Luca il Patriota: se lei legge attentamente il post successivo a questo avrà una risposta abbastanza chiara su buona parte delle sue obiezioni. Perché è solo l'aumento della domanda che può incrementare l'occupazione e conseguentemente le spese di Ricerca e Sviluppo, non il contrario. Aggiungo che la maggior parte degli italiani a differenza dei tedeschi sono proprietari della loro casa, questo influenza parecchio la cifra da lei citata sulla ricchezza privata nel nostro paese, cioè non sono solo gli straricchi a contribuire a quella cifra. Quindi la sua idea della patrimoniale che dovrebbe redistribuire la ricchezza finirebbe per fare esattamente il contrario.
EliminaE per finire il PIL della Germania è il doppio del nostro in buona parte perché adottano una moneta che non si può più rivalutare come invece faceva il vecchio marco tedesco: così allora è facile per tutti incrementare le spese di Ricerca e Sviluppo, ma in questo caso a spese nostre perché oltre a non poter svalutare ci viene imposto anche di non fare deficit.