Nei vari
dibattiti twitter pre- e post-natalizi, mi sono imbattuto in una schiera di “euroausterici”
che tra i motivi a favore della necessità / utilità, per l’Italia, di essere
entrati nell’euro, citano i finanziamenti che varie organizzazioni
sovranazionali e paesi esteri (soprattutto USA e Germania) hanno concesso negli
anni Settanta al nostro paese.
Ecco vedete (è
più o meno l’argomentazione), ai tempi della lira (in realtà, più esattamente,
ai tempi degli shock petroliferi) eravamo costretti “ad andare dai tedeschi col
cappello in mano, a mendicare soldi per pagare le importazioni”.
Le cose stanno,
s’intende, molto diversamente. Se quei finanziamenti fossero serviti a pagare l’import, e dato che il loro ammontare corrispondeva ad alcuni mesi di acquisti dall’estero,
saremmo stati costretti ad espandere costantemente il loro ammontare, fino ad
arrivare a cifre abnormi e, con ogni probabilità, al default.
La verità è che
la Germania, in omaggio alle sue consuete prassi mercantilistiche, cercava di
opporsi alla rivalutazione del marco. E ci prestava soldi al fine di aumentare
le riserve in valuta dell’Italia, in modo che potessimo immetterle nel mercato
dei cambi e ritardare il più possibile il riallineamento valutario.
L’ultimo
episodio di questo tipo si è verificato nel 1992. Per cercare di non uscire
dallo SME (che era un accordo di cambi fissi) l’Italia (ma anche il Regno
Unito, la Spagna e la Svezia) hanno bruciato decine di migliaia di miliardi (in
lire) di riserve. Terminate le quali, lo SME è saltato.
Qualcuno mi ha
ribattuto che se la spiegazione corretta fosse questa, la Germania invece di
prestare soldi avrebbe potuto semplicemente emettere marchi e comprare lire (e
sterline, e pesetas, e corone svedesi).
Ma figuriamoci
se i tedeschi, con la loro fobia per l’inflazione, si sarebbero sognati di
emettere marchi per comprare una moneta a rischio di svalutazione. Non l’hanno
fatto nel 1992 (e si noti che in realtà la regolamentazione SME prevedeva che
lo facessero: ma come si sa, la Germania è quel paese che fissa regole a cui gli altri si devono attenere. Quando tocca a
loro, ti rispondono che “il Grundgesetz, l’interesse nazionale, prevale…”).
Negli anni
Settanta hanno scelto la via dei finanziamenti, espressi in marchi e garantiti
da oro. Finanziamenti che l’Italia ha peraltro integralmente ripagato. La
Germania ha riavuto marchi, riscosso interessi e nel frattempo aveva la garanzia
aurea.
E perché le
autorità italiane hanno richiesto e/o accettato tutto questo ? ai tempi, perché
si pensava che in un contesto inflazionistico rimandare o ritardare il
riallineamento valutario fosse una necessità. Tesi dubbia, anche perché dopo
poco tempo il riallineamento comunque avveniva.
Va sottolineato,
in ogni caso, che stiamo parlando di un’epoca di inflazione alta e instabile.
Anni luce distante da quella odierna, dove il problema è che la domanda
interna, soprattutto in Italia ma mediamente, in effetti, in tutta l’Eurozona,
è debole, e la BCE cerca disperatamente – senza riuscirci – di ottenere un po’
d’inflazione in più.
La definizione calzante per questi geni potrebbe essere euroisterici. Ma qualcuno l'avrà certamente già coniata anzi tempo.
RispondiEliminaGiusto :)))
EliminaSi potrebbe "sospettare", secondo lei, che la BCE in realtà non solo non riesca, ma che addirittura non sia interessata ad alzare l'inflazione, e che invece con il QE ottenga - o voglia- solo la svalutazione dell'euro sul dollaro?
RispondiEliminaBeh non credo che fosse l'intenzione di Draghi, ma è stato il risultato, e maliziosamente o no si può riflettere sul fatto che è quanto riusciva più conveniente alla Germania...
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