Essì. Ne parla
un sacco di gente. Cattedratici, opinionisti, alti burocrati internazionali. Lo
dicono, tutti questi signori: dalla crisi si esce con le riforme strutturali.
Evidentemente a
me sfugge qualcosa. A me sembra che l’economia stia sprofondando perché non c’è
credito, la moneta non circola e ci ammazzano di tasse. Ma la realtà è moooooolto
più complessa. Mi devo documentare, allora.
Da qualche parte
bisogna cominciare, no ? e allora vediamo un po’ che cosa ha detto Angel
Gurria, segretario generale OCSE, il 24 settembre 2012. E’ venuto a Roma e ha
tenuto il discorso d’apertura alla Conferenza Internazionale Sulle Riforme
Strutturali In Italia (tutto maiuscolo). Qui si parte bene, mi sono detto.
Gurria nel suo
discorso, per citarlo alla lettera, si limita a “sottolineare soltanto cinque
piste che l’Italia deve seguire nel cavalcare quest’onda tumultuosa delle
riforme”. Perché, dice, c’è un rapporto che ne elenca dodici o tredici (non se
lo ricordava neanche lui). Vabbè, il rapporto lo leggerò. Cominciamo da queste
cinque, se le sottolinea saranno le più importanti (credo).
Primo, migliorare
la competitività – che significa “aumentare la produttività, mantenere moderate
le dinamiche salariali in modo che siano in linea con la produttività, e
ridurre la pressione fiscale sul reddito da lavoro, a condizione di farlo in
modo fiscalmente neutro”.
Volevo chiamare
uno dei tanti imprenditori che conosco per dirgli “lo sai che la prima riforma
strutturale è aumentare la produttività ?” Però mi sono trattenuto. Non mi
sembra una riforma strutturale. Questi signori pensano a aumentare la
produttività tutti i giorni, e tutti i giorni trovano il modo di migliorare qualcosina.
Certo, non è che per vent’anni non l’hanno fatto e adesso si svegliano perché hanno
sentito Gurria, e migliorano del 20% in un mese.
Ridurre la
pressione fiscale sul lavoro suona meglio ma “a condizione di farlo in modo
fiscalmente neutro” ? cioè miglioriamo una cosa e ne tagliamo un’altra ? dà un
grosso aiuto per uscire da una crisi così pesante, questo ? Boh. Vado avanti.
Secondo,
consolidare le finanze pubbliche. “Questo richiede ulteriori sforzi per ridurre
a livelli più sostenibili l’alto debito sovrano italiano”. Ah ecco. Non è che
miglioro di 10 le tasse sul lavoro e taglio di 10 altre spese. No, le taglio di
20 perché “bisogna ridurre l’alto debito sovrano italiano”. Mmh. Proseguo.
Terzo,
rafforzare le politiche sociali. “Attuare le riforme strutturali” ma nello
stesso tempo “migliorare la coesione sociale”. Gurria è scandalizzato perché la
disoccupazione ha superato l’11% e quella giovanile il 35%. Lo sanno tutti che
questo si risolve “consolidando le finanze pubbliche”. Infatti nel frattempo le
percentuali sono aumentate. Ma forse Gurria non è ripassato in Italia e non lo
sa.
Quarto, “cambiamento
strutturale, sociale, ma anche verde, questo lo chiamiamo eco-compatibilità”. Non
si può più fare affidamento sulle “stesse energie altamente inquinanti che
stanno distruggendo il nostro pianeta”. Bravo Gurria. Questa è sicuramente una
riforma strutturale. Ma come risolve il problema della disoccupazione e della
coesione sociale – come lo risolve OGGI, intendo ?
Quinto, “il
ruolo fondamentale dell’attuazione. Implementation, implementation,
implementation”, che “richiede istituzioni competenti ed efficaci per guidare e
valutare i progressi” tra l’altro compiendo “ulteriori passi a favore dell’integrità
e della trasparenza, e della lotta alla corruzione”. Cioè per attuare le
riforme strutturali bisogna saper attuare le riforme strutturali. Lo diceva
anche mio nonno: “ci vuole essere capaci”. Elementare Watson. Come mai non c’ero
arrivato da solo.
A questo punto
mi è venuto in mente Mario Missiroli, direttore del Messaggero e del Corriere
della Sera negli anni Cinquanta. Quando il suo critico cinematografico gli
portava un pezzo particolarmente incomprensibile, gli diceva più o meno: “perdoni,
il torto è mio. Ho letto Voltaire, e l’ho capito. Ho letto Kant, e l’ho capito.
Ho letto anche Hegel, e l’ho capito. La sua critica però, il torto è mio ma non
l’ho capita. Me la riscrive per favore ?”.
Insomma Gurria
non l’ho capito. E non gli posso chiedere neanche di riscrivere. Pazienza, ci
sono altri sette (o otto ?) punti nel rapporto. Leggo, e se capisco qualcosa vi
faccio sapere. Chissà perché sono scettico. Non fateci caso, sarà un cattivo
umore di giornata.
Caro Cattaneo,ho letto il suo post-come sempre-
RispondiEliminacon estremo interesse.
Anch'io-a mio modo-ho cercato di farmi una cultura e mentre lei si documentava con Gurria
(discorso di apertura),io mi sono documentato
andandomi a studiare il Rapporto annuale della
BCE pubblicato il 21 febbraio 2013.
Pur essendo dotato di una laurea di Economia &
Commercio (di vecchia data)ci ho capito poco
anzi niente.
Ma almeno l'ho confessato pubblicamente.
L'ho confessato sul mio blog negli ultimi due
post del 28 e 30 giugno.
E dal blog ho lanciato un grido d'aiuto
" HELP ME!!".
Ha voglia di darci un'occhiata?
Se non ha tempo,grazie lo stesso GFC.
P.S. So che scriverà un libro con Zibordi e
altri...mi tenga informato
Le confermo intanto che il libro sarà in circolazione a inizio ottobre (anche per e-book). Per il report BCE mi lasci qualche giorno... Interessa anche a me approfondire il tema, ne parliamo a inizio settimana prossima.
Elimina@Branca Doria scusi il ritardo contavo di essere più sollecito... Ho finalmente analizzato (un minimo) il report BCE: le LTRO si vedono nei conti consolidati (pubblicati in fondo, senza note, mentre c'è ne è una tonnellata nei molto meno significativi conti della BCE "a se stante"...) Se ho ben capito i dati consolidati recepiscono anche le BC nazionali, e le LTRO sono avvenute appunto tramite quelle. Spero aiuti, a presto !
RispondiEliminaBellissima analisi
RispondiEliminae commento critico. E ti ho capito........
Grazie Donato !
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