No, ma se anche
fosse ?
Un paio di
giorni fa Alberto Bisin ha scritto su Wall Street Italia:
“La produttività
in Italia è piatta da un decennio. Il paese non cresce realmente da due. Se non
è un problema di offerta questo.”
Chissà come mai
questa stasi nella produttività e nella crescita prima dell’euro non c’era.
Poco più di vent’anni fa, nel 1992, è avvenuto l’ultimo riallineamento dei
cambi all’interno del sistema monetario europeo, e quindi l’ultima
rivalutazione del marco tedesco rispetto alla lira italiana.
Poco più di
dieci anni fa, l’Italia è entrata nell’euro.
Apparentemente
tutto questo per Bisin è irrilevante. Quali altri fenomeni spieghino la perdite
di competitività e la stasi di produttività e crescita, non si capisce.
Ma ammettiamo
pure che Bisin abbia ragione. L’euro non c’entra niente: per qualche
congiunzione astrale, per qualche incantesimo malvagio, le aziende e gli
imprenditori italiani fino al 1992, o fino al 1999, sapevano come migliorare la
produttività e l’offerta, e poi se ne sono dimenticate.
Oggi c’è una
rilevante differenza di competitività. Come la risolve Bisin ? sfregando la
lampada ed evocando il genio buono, che rimuove l’incantesimo, fa tornare la
memoria agli imprenditori e di colpo ottiene di recuperare dieci o venti di
ritardo di produttività ?
Grosso modo era
quello che diceva di voler fare Monti. I risultati li abbiamo visti.
O taglia i
salari del 20% dalla sera alla mattina ? anche qui Monti ci ha abbondantemente
provato, non c’è riuscito ed ha invece ottenuto il collasso della domanda
interna e la peggiore crisi degli ultimi ottant’anni (e forse anche di più,
probabilmente stiamo sforando al ribasso l’impatto della Grande Depressione).
Il punto è che
non ha nemmeno più di tanto importanza chiedersi qual è l’origine della perdita
di competitività dell’Italia. E’ l’euro, o per essere più esatti il fatto che
la Germania gioca meglio dell’Italia (non da oggi) la partita del contenimento
salariale. E questo squilibra, inevitabilmente, un regime monetario privo di
meccanismi di flessibilità interni.
Ma facciamo
finta che non sia così, diamo ragione a Bisin. Gli italiani sono diventati
pigri, corrotti, inefficienti, lassisti, improduttivi. Anzi lo erano già prima,
ma dieci o vent’anni fa non si sa perché sono peggiorati di colpo.
Che cosa cambia
? il problema rimane lo stesso. Come si risolve la situazione ?
Con la
deflazione salariale, che (a costo di portare la domanda al collasso) permette
di recuperare due o tre punti, non certo venti ?
Con le riforme strutturali, la famosa araba fenice che non si capisce bene per quali vie
misteriose dovrebbe produrre i risultati che servono ?
Mentre si
capisce benissimo che i tempi di attuazione sono pluridecennali, a condizione
peraltro di una volontà politica che le larghissime maggioranze di Monti e
Letta, supportate dalla benedizione di tutti i potentati europei e
internazionali, non sono minimamente riusciti ad attivare.
Un grosso e
rapido recupero di competitività è ottenibile in due modi.
Uscita “secca”
dall’euro e svalutazione.
Introduzione di
uno strumento monetario complementare, che consenta di
ridurre fortemente il costo del lavoro e, allo stesso tempo, di incrementare redditi e domanda.
Se Bisin o
qualcun altro hanno altre idee (idee attuabili, non che ipotizzino di evocare
il genio della lampada) sono tutto orecchi.
No, gli industriali, quelli veri, sono ormai morti e quei pochi che resistono e lavorano sono ormai alla canna del gas... non parliamo poi del commercio che si sta evaporando... nell'indifferenza generale.
RispondiEliminaNon ho altre osservazioni, oltre a quanto da Lei scritto, salvo essere ancora più incisivo, nel senso di fare quelle cose che andrebbero fatte.
A partire dalla costituzione, per finire con un nuovo tribunale cui spedire tutti quelli che hanno contribuito a questo sfacelo......
Ma i fautori dell'euro hanno sempre la spiegazione pronta. Sa come rispondono a queste osservazioni? "Epperforza che le cose vanno male, ora siamo alla resa dei conti". Secondo costoro l'euro ha solo messo in evidenza le magagne del sistema Italia (notoriamente brutto, sporco e cattivo di suo), mica lo sta facendo affondare, no no.
RispondiEliminaSta affondando da solo- anche se prima dell'euro riusciva a mantenersi benissimo a galla. Ma era una coincidenza, e ora l'euro ha messo a nudo la squallida realtà...l'idea che questa sciagurata moneta sia almeno in parte responsabile del declino non li sfiora nemmeno di striscio, anzi: viva l'euro per aver mostrato quanto siamo spregevoli e dunque meritevoli di crepare.
Non fa una grinza.
Ci ragionavo proprio in questi giorni, dopo aver letto un post su noiseFromAmerika in merito a euro, produttivita' e riforme fatte o non fatte. Nei prossimi giorni pubblico un commento (o più di uno, perché hanno preannunciato una serie di post). Anticipo una cosa: nel rispondere a un lettore a un certo punto all'autore - Monacelli - scappa detto "insomma gli euroexiters ragionano come chi dice ho smesso di fumare e sono ingrassato, ridatemi le sigarette !" Niente da fare, alla fine del salmo la svalutazione e' brutta e cattiva DI PER SE', come il fumo. Ma la svalutazione contro chi ? Se ci fosse il breakup, per riallineare il costo del lavoro per unità di prodotto servirebbe che il nuovo Marco rivalutasse del 10 percento contro dollaro e la lira svalutasse del 10. Vorrebbe dire andare - la nuova lira - dagli odierni 1,33 a circa 1,20. Era 1,18 scarsi al l'introduzione dell'euro nel 1999. Oppure contro sterlina scendere da 0,86 a 0,78 quando si era partiti da 0,71. Per cui secondo Monacelli se in quasi 15 anni perdo il 20 per cento contro la Germania (i principi del l'efficienza e del rigore monetario) ma guadagno il 2 contro gli USA e il 10 contro UK questo e' l'equivalente di rischiare la vita riempiendosi i polmoni di fumo... Tutto quello che non è cambio fisso con la Germania e' male, e se l'economia s'inchioda e' perché siamo grassi brutti stortignaccoli non abbiamo fatto le riforme e abbiamo votato Berlusconi che ci ha governato per 25 anni dal 1991 al 2006 (cit. Alberto Bisin...)
EliminaChi sostiene che si esce dalla crisi con riforme dal lato dell'offerta, e' come un benzinaio a cui dici "fammi il pieno" che ti risponde "no, cambiamo le gomme invece..."
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