Angelo
Panebianco, noto editorialista del Corriere della Sera, espone in questo articolo una tesi formulata, da lui e da molti altri, in tantissime occasioni.
Se ci fossero le
condizioni politiche per ridurre in modo significativo la spesa pubblica da un
lato, e le tasse dall’altro, ne seguirebbe un grosso passo avanti verso la
soluzione della crisi.
E’ una tesi che
suona saggia, avveduta, assennata. Ed è completamente sbagliata.
La spesa
pubblica - così come il gettito fiscale - in Italia ammontano a un ordine di
grandezza di circa 800 miliardi annui. Immaginiamo che sia possibile fare ciò
che Panebianco auspica (senza peraltro ritenerlo, sul piano politico, possibile
o plausibile). Tagliare, per esempio, il 10% di questo importo, e utilizzare le
risorse per ridurre la tassazione.
Avremmo a questo
punto 80 miliardi di euro che potrebbero essere riallocati da una forma di
spesa (si suppone) poco efficiente, a beneficio di consumi e investimenti
privati che si ritengono essere meglio gestiti e più efficaci sul piano
economico.
Panebianco (e chi
sostiene questa linea di intervento) è apparentemente convinto che si avrebbe un
vantaggio economico, traducibile in maggior PIL, pari all’importo della spesa
riallocata, cioè a tutti gli 80 miliardi. E’ un ragionamento privo di senso.
Il beneficio
economico va stimato sulla base delle differenze di efficienza. E anche la
spesa pubblica più inefficiente e parassitaria mette in moto un volano di
consumi che vanno a sostenere la domanda e la produzione di beni e di servizi,
anche e soprattutto forniti da aziende e operatori economici efficienti e
competitivi.
Nella spesa
pubblica si annidano grandi aree di spreco, non c’è dubbio. In quanto vogliamo
quantificare il vantaggio della riallocazione che ipotizzano i vari Panebianco:
facciamo un’ipotesi ottimistica – il 20% ?
Sono 16 miliardi
annui di maggior efficienza, competitività, PIL. Non dico che sia poco, né che
sia un obiettivo che non si deve perseguire. Ma a quanto ammonta l’attuale
“output gap” italiano, l’incremento di PIL che va ottenuto per assicurare un
soddisfacente stato di occupazione, di utilizzo del potenziale produttivo
dell’economia italiana ? 300.
Questo rende
evidente l’errore logico di Panebianco. La crisi si risolve solo con una forte
azione sulla domanda, che a sua volta richiede il ripristino dell'autonomia monetaria italiana, in modo da poter effettuare interventi di spesa e di riduzione
della tassazione. Oggi il problema è al 90% INCREMENTARE la domanda, al 10% riallocare
la spesa.
I Panebianco di
questo mondo delineano invece percorsi tecnicamente difficilissimi,
politicamente non fattibili, e per di più – soprattutto – fuori scala rispetto
alle reali dimensioni del problema. E’ preoccupante che la loro “analisi” della
situazione sia così sconnessa con la realtà.
Ludovico Fulci: Bravo Marco, mi permetto di concordare in pieno con la tua tesi... Inutile ridurre le tasse se la domanda langue per i salari sempre piu' bassi e la disoccupazione!
RispondiEliminaO meglio: risolvi poco o nulla se CONTEMPORANEAMENTE tagli tasse e spesa.
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