Partecipando
all’incontro tenuto ieri con un gruppo di parlamentari M5S, Emiliano Brancaccio
è tornato su un tema a cui (giustamente) attribuisce molta importanza.
Nel 1992, dopo la
rottura dello SME, furono attuate politiche fiscali restrittive e rimossi gli
ultimi elementi di indicizzazione dei salari ancora in vigore.
Anche grazie al
fatto che si stava, contemporaneamente, verificando una significativa riduzione del prezzo del
petrolio, l’inflazione non aumentò (anzi scese di circa un punto) nonostante la
svalutazione della lira.
Le politiche
fiscali restrittive protrassero la recessione per buona parte del 1993;
l’inversione della congiuntura fu poi ottenuta grazie all’effetto del calo dei
tassi d’interesse e del miglioramento della bilancia commerciale.
Ci fu, tuttavia,
una compressione della quota salari – una ripresa, argomenta Brancaccio,
ottenuta a spese dei lavoratori: e questo deve essere evitato nell’ipotesi di
break-up dell’euro e ritorno dell’Italia alla sua moneta nazionale.
L’obiettivo è
totalmente da condividere. Tuttavia è utile riflettere sulla seguente
affermazione di Brancaccio.
“Chi riesce a
rassicurare i lavoratori dipendenti spaccherà il sistema e creerà una
maggioranza anti-euro”.
Ora, tutelare le
retribuzioni reali mediante un meccanismo di scala mobile, di indicizzazione,
che le protegga dall’eventuale effetto inflattivo di un break-up, naturalmente
è possibile. Ma non si può rassicurare nessuno annunciandolo in anticipo,
perché il break-up deve essere effettuato di sorpresa: è lo stesso problema che
impedisce di effettuare l’”euroexit” mediante una “spaccatura” della moneta
unica europea deliberata in conseguenza di un referendum.
Un altro punto a
favore dell’euroexit attuata mediante introduzione dei Certificati di Credito Fiscale: che può, al contrario, essere discussa e attuata alla luce del sole,
in perfetta trasparenza.
E che peraltro comporta
immediatamente un notevole miglioramento dei salari reali netti (dato
che una parte significativa delle assegnazioni di CCF sono destinate a
integrare il reddito dei lavoratori).
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