Sono
entrambe forme di Moneta Fiscale, ma l’impatto sull’economia è molto differente
Qualche settimana
fa, i Minibot sono di colpo diventati un tema di grande attualità, non solo in
Italia ma anche sui media
internazionali. L’origine di questa impennata di attenzione è stata una mozione,
approvata dalla Camera con voto unanime, che impegna il governo a “sbloccare i
pagamenti della pubblica amministrazione verso professionisti e imprese
agevolando il meccanismo di compensazione tra crediti commerciali e debiti
tributari” tramite “la cartolarizzazione di crediti fiscali, anche attraverso
strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio”.
I Minibot,
proposti da Claudio Borghi (deputato e responsabile economico della Lega) sono
una forma di Moneta Fiscale. Possono infatti possono essere utilizzati per
ridurre pagamenti dovuti all’Erario.
Esiste una chiara
somiglianza con il progetto Certificati di Credito Fiscale (CCF), che ho
concepito e sto promuovendo a partire dall’ottobre del 2012, in collaborazione
con vari economisti e ricercatori e in particolare con il Gruppo della Moneta
Fiscale (che comprende, oltre a me, Biagio Bossone, Massimo Costa e Stefano
Sylos Labini).
Esistono però anche
significative differenze, che cerco qui di chiarire.
Il progetto Minibot
prevede di emetterli a creditori della Pubblica Amministrazione, nonché a detentori
di crediti d’imposta. Questi creditori avrebbero facoltà di accettare, su base
volontaria (quindi NON sarebbero obbligati), la conversione del loro credito in
Minibot.
Un credito con
tempi di realizzo incerti verrebbe quindi sostituito da un Minibot, che NON dà
diritto a rimborsi cash, ma può
essere utilizzato in qualsiasi momento per ridurre pagamenti, altrimenti dovuti,
all’Erario.
Qual è il
vantaggio ? che il Minibot potrebbe circolare ed essere utilizzato come
intermediario di scambio. Nessuno (salvo l’Erario stesso) sarà obbligato ad
accettarlo, ma presumibilmente l’accettazione sarà ampia, appunto perché in
qualsiasi momento il suo valore sarà garantito dalla possibilità di impiego (in
luogo di euro) nei rapporti con il fisco.
Sono quindi un
nuovo strumento finanziario, altamente liquido.
Tutto ciò
premesso, quale impatto ci si può attendere sul debito pubblico e sull’economia
?
Si è affermato che
l’emissione del Minibot non ha impatto sul debito pubblico, in quanto lo Stato sostituisce
una forma di debito (commerciale o fiscale) con un’altra (il Minibot).
Se parliamo di
“debito pubblico” in senso del tutto generale, questo è vero.
Bisogna tuttavia
aver presente che ai fini dei trattati e dei regolamenti UE, la definizione che
rileva è il cosiddetto “Maastricht Debt”: che NON COMPRENDE né i debiti
commerciali del settore pubblico, né i debiti nati da rapporti fiscali che non
comportano pagamenti da parte dell’Erario (ma solo la possibilità, per il loro
titolare, di utilizzarli a compensazione di altri pagamenti).
Quando si parla di
Maastricht Debt, l’affermazione corretta è quindi un’altra: i Minibot non
incidono sul Maastricht Debt al momento
della loro emissione perché sostituiscono impegni NON compresi nel
Maastricht Debt con altri, anch’essi NON compresi.
Questo al momento
dell’emissione. Tuttavia, che cosa accade se chi riceve i Minibot li utilizza immediatamente per ridurre pagamenti
all’Erario ?
A
questo punto,
il Maastricht Debt aumenta, a causa della perdita di gettito.
E’ anche vero,
tuttavia, che l’utilizzo dei Minibot fa venir meno altri pagamenti che
sarebbero stati effettuati in seguito (perché i debiti commerciali prima
o poi sono comunque da pagare) o altre perdite di gettito future (nel caso dei
Minibot emessi a fronte di crediti d’imposta utilizzabili, in futuro, in
compensazione: verrà infatti meno quest’ultimo effetto).
L’effetto finale sul Maastricht Debt quindi è
neutro. Transitoriamente, si può avere un effetto positivo o negativo, a
seconda del periodo medio intercorrente tra l’emissione e l’utilizzo dei
Minibot (da una parte), confrontato con il ritardo medio con cui i debiti commerciali
verranno pagati, o i crediti d’imposta verranno utilizzati in compensazione
(dall’altra).
Esempio: emetto 10
miliardi di Minibot, 5 a fronte di debiti commerciali che sarebbero stati
pagati 180 giorni dopo, e 5 a fronte di crediti d’imposta che sarebbero stati
utilizzati in compensazione 360 giorni dopo.
I Minibot
circolano per 270 giorni, e a quel punto i loro detentori li utilizzano per
ridurre pagamenti all’Erario.
Fino al 180°
giorno, il Maastricht Debt è invariato.
Tra il 180° e il
270° giorno, il Maastricht Debt è più basso di 5 miliardi (l’Erario non deve
più pagare i debiti commerciali).
Tra il 270° e il
360° giorno, il Maastricht Debt è più alto di 5 miliardi (l’Erario perde 10
miliardi di gettito a causa dell’utilizzo dei Minibot).
A partire dal 360°
giorno, tutti gli effetti si compensano (l’Erario non subisce più i 5 miliardi
di perdita di gettito dovuti agli originari crediti d’imposta).
OK. Ma i CCF in cosa
sono diversi ?
I CCF sono titoli
che incorporano un credito fiscale utilizzabile in compensazione, cioè per
ridurre pagamenti verso l’Erario altrimenti dovuti, non a partire dalla loro
emissione bensì a partire da due anni dopo.
Hanno comunque
valore IMMEDIATO in quanto incorporano un diritto futuro certo.
Inoltre, non
vengono emessi a chi ha già un credito (commerciale o fiscale). L’emissione è fiat.
Consentono quindi
un’immediata immissione di potere d’acquisto supplementare nell’economia, per
le dimensioni necessarie ad avviare una forte ripresa, e indirizzabile a una
pluralità di azioni, tra cui: integrazioni di redditi da lavoro, sostegno alle
fasce sociali disagiate, riduzione del cuneo fiscale, potenziamento degli
investimenti pubblici.
Il differimento
temporale tra emissione e utilizzabilità (i due anni sopra citati) dà tempo
all’economia di generare, grazie alla ripresa, gettito fiscale compensativo
che, al momento dell’utilizzo finale dei CCF, eviterà l’incremento del
Maastricht Debt (vedi a pag. 12-15 qui le ipotesi e i
meccanismi che lo garantiscono).
I CCF
restituiscono quindi all’Italia le leve necessarie per sviluppare un’adeguata
politica economica.
A questo fine, i
Minibot non sono sufficienti, in quanto:
PRIMO, la loro
dimensione è limitata dalla pre-esistenza di debiti commerciali e di crediti
d’imposta (che tra l’altro devono essere verificati e certificati, prima di
poter assegnare i Minibot); e
SECONDO, chi
riceve i Minibot non ottiene né un effettivo arricchimento patrimoniale, né reddito
supplementare. Ha un effetto di anticipazione di liquidità, sicuramente utile,
ma non della stessa portata.
In altri termini:
ricevere un Minibot oggi invece di euro tra alcuni mesi può indurre, in una
certa misura, a spendere di più, ma sicuramente non ha lo stesso impatto di
ricevere CCF senza che in cambio
venga meno nessun altro credito o diritto.
La via per
risolvere le disfunzioni dell’Eurosistema e per far uscire l’Italia dalla
depressione economica, quindi, è il progetto Moneta Fiscale / CCF.
Può spiegare la differenza fra spesa primaria e spesa corrente? Grazie
RispondiEliminaSpesa corrente è la spesa totale esclusi gli investimenti. Spesa primaria non esiste, esiste il DEFICIT primario, che esclude dal calcolo gli interessi sul debito.
EliminaSpesa pubblica include gli interessi e investimenti?
EliminaLa spesa pubblica senza ulteriori qualificazioni, sì.
EliminaA quanto ammonta il saldo commerciale tra Italia e Germania?
RispondiEliminaGli ultimi dati che ho visto davano una decina di miliardi di surplus per la Germania.
EliminaRizzo del PC nel suo programma propone di lavorare tutti ma meno. Sarebbe tecnicamente possibile a sovranità monetaria e applicando la mmt? A naso direi di no.. forse sarà possibile in futuro con l'automazione super diffusa?
RispondiEliminaL'automazione superdiffusa si deve tradurre in più reddito a parità di lavoro, non nell'obbligo a lavorare meno.
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