E’ diventato impossibile negare il catastrofico fallimento dell’euro e delle regole di austerità dell’Eurozona senza, nello stesso tempo, rendere esplicita la propria totale incompetenza, o la propria totale malafede.
Anche gli euristi più incalliti sono quindi costretti a frequenti retromarce. Tuttavia, le loro ammissioni lasciano trasparire una comprensione del contesto che rimane comunque altamente deficitaria (per usare un eufemismo).
Vediamo qui Leonardo Becchetti affermare che il debito creato e detenuto dalla BCE a causa del Covid può essere cancellato in quanto “il momento è diverso dal 2008”. Perché diverso ? perché “l’inflazione non c’è”.
Il buon Becchetti dice una cosa vera, ma la motiva in modo decisamente erroneo.
Per cominciare: nel 2008, a seguito della crisi finanziaria mondiale, l’inflazione crollò repentinamente. Non c’era quindi nessuna ragione per non intervenire immettendo potere d’acquisto nel sistema economico. Cosa che in effetti avvenne.
Ma non c’era neanche nessun motivo economico per non effettuare l’intervento mediante immissione diretta di moneta, invece che passando per l’emissione di debito pubblico. O, se proprio si voleva effettuare questo passaggio (superfluo), non c’era motivo per non cancellare il debito pubblico acquistato dalle banche centrali a seguito dei vari programmi di Quantitative Easing.
Una volta in circolazione, la moneta ci rimane. Se il sostegno alla domanda è impostato correttamente, non si crea inflazione indesiderata.
Se il sostegno alla domanda è eccessivo, invece, l’inflazione si crea. Ma questo prescinde totalmente dal fatto che i titoli di Stato acquistati dalla banca centrale vengano cancellati o meno. Cancellarli è una pura e semplice scrittura contabile. Il potere di acquisto in circolazione non cambia di una virgola a seguito della cancellazione. E l’impatto su domanda e prezzi, ovviamente, nemmeno.
In altri termini: la cancellazione del debito pubblico detenuto dalle banche centrali non ha nessun tipo di impatto sull’inflazione. Non l’avrebbe avuto nel 2008, non l’avrebbe avuto nel 2012, non l’avrebbe oggi.
Gli euristi, come di consueto, con enorme lentezza stanno arrivando a capire, molto frammentariamente e parzialmente, alcune cose. Ma molte altre ancora gliene sfuggono (o rifiutano di ammetterle).
Il che non
sorprende. Proprio per niente. Non sarebbero euristi, altrimenti.
Se, come sembra Trump, perderà, avremo ancora lunghi anni di euro e Unione europea. Oltre a ciò, gli italiani sono ben ammaestrati da una propaganda europeista e eurista e rispondono come cani addestrati al megafono del padrone. Tempi cupi, in attesa dell'8 settembre, giorno in cui gli euristi diventeranno antieuristi. Nel frattempo, quel che fanno adesso è melina, per vedere cosa succede e riposizionarsi elasticamente.
RispondiEliminaVediamo. Le svolte della storia sono imprevedibili. Chi avrebbe previsto uno o due anni prima del 1989 la caduta del blocco sovietico ? io no di sicuro.
Eliminaben detto.
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