UNO: uno Stato che controlla e gestisce la propria moneta non ha bisogno di emettere debito: semplicemente può realizzare deficit spendendo più di quello che tassa.
DUE: automaticamente, quando lo Stato fa deficit, il settore privato aumenta il suo risparmio. Se lo Stato spende più di quanto tassa, il settore privato incassa più di quanto sborsa.
TRE: quindi il deficit pubblico non drena MA CREA risparmio privato. L’eccesso di spesa rispetto alle tasse rimane nelle tasche del settore privato e ne incrementa il risparmio finanziario.
QUATTRO: l’emissione di moneta attuata dallo Stato mediante il deficit è normale e fisiologica, perché in un’economia che cresce i mezzi di pagamento in circolazione devono aumentare. Se lo Stato non fa deficit l’alternativa è espandere solo il credito privato, il che oltre certi livelli è destabilizzante.
CINQUE: il deficit può essere eccessivo, ma non in conseguenza del superamento di un limite numerico prestabilito, bensì dell’eventuale generarsi di tensioni inflazionistiche.
SEI: l’altra variabile da tenere sotto controllo è il saldo commerciale estero (export meno import). Se il saldo estero peggiora, il deficit pubblico alimenta comunque risparmio privato, ma in questo caso si tratta di risparmio privato estero e non nazionale.
SETTE: il debito pubblico in moneta propria non è altro che uno strumento che lo Stato offre al settore privato per impiegare il risparmio privato generato dal deficit pubblico. NON E’ UN ONERE SULLE FUTURE GENERAZIONI.
OTTO: il debito pubblico in moneta propria NON è un problema per lo Stato emittente, che è SEMPRE sicuro di poterlo rifinanziare.
NOVE: non esistono limiti numerici precisi, validi in qualsiasi circostanza, che il deficit e il debito pubblico non dovrebbero superare. Il deficit va regolato tenuto conto di altre variabili – inflazione, disoccupazione, crescita, saldi commerciali esteri.
DIECI: l’unico debito pubblico veramente pericoloso è quello emesso in moneta straniera sopravvalutata rispetto alle condizioni della propria economia. Quindi l’euro è pericoloso per l’Italia (perché è più forte di quanto era la lira) ma non per la Germania (perché è più debole di quanto era il marco). La Germania quando volesse potrebbe tornare a emettere marchi, che varrebbero più dell’euro: nessun problema a rifinanziare il debito. L’Italia emetterebbe lire che varrebbero meno dell’euro: potenziali problemi a rifinanziare il debito.
DIECI BIS: QUEST’ULTIMA E’ LA PRINCIPALE RAGIONE PER CUI L’ITALIA NON DOVEVA ENTRARE NELL’EURO.
(Dieci cose, più una, che gli economisti mainstream, i media paludati e la maggioranza dei politici ASSOLUTAMENTE NON CAPISCONO. O fanno finta, ma se fingono sono molto bravi a fingere).
(Dieci cose, più una, che l’opinione pubblica DEVE
ASSOLUTAMENTE ARRIVARE A COMPRENDERE).
Antonello Climan: Ecco spiegato perché in realtà le generazioni future (e presenti) le abbiamo indebitate entrando nell'euro; NON facendo debito pubblico in lire.
RispondiEliminaCerto. Abbiamo trasformato un NON debito in debito VERO.
EliminaMi sembra che stiamo attraversando un periodo di tensioni inflazionistiche, significa che il deficit era eccessivo?
RispondiEliminaNo: le tensioni inflazionistiche dell'ultimo paio d'anni dipendono da altri fattori (scompensi nelle catene di fornitura post fine lockdown, guerra in Ucraina).
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