“Nonostante la
crisi, Pinco Pallino ce l’ha fatta e l’azienda xyz va a gonfie vele”. Quante
volte avete letto o ascoltato considerazioni di questo genere sulla stampa
“paludata” (il quartetto Corriere – Repubblica – Stampa – Sole) o sui
telegiornali Rai ?
L’implicazione
naturalmente è che la crisi non rende impossibile lavorare bene e trovare
soddisfazioni dalla propria attività. E il messaggio sottilmente connesso è:
non si lamenti chi non ce la fa, le opportunità esistono sempre, se avete
problemi in fondo è colpa vostra.
Il punto,
tuttavia, è che si sta mantenendo il sistema economico in situazione di carenza
artificiale per quanto attiene alla diffusione del potere d’acquisto – in altri
termini, si stanno contingentando senza necessità domanda, produzione e
occupazione.
Certo, anche così
qualcuno se la cava comunque discretamente. Ma è una situazione sensata, o
accettabile ?
Immaginiamo una
casa che si decide di non riscaldare – non perché non sia possibile, o troppo
costoso, farlo. Semplicemente non lo si vuole. Così la temperatura (all’interno
della casa) rimane costantemente a zero gradi per tutto l’inverno.
In quella casa
abitano un baldo e atletico ventenne, un bambino e un anziano.
Il ventenne si
infila tre golf uno sopra l’altro e tutto sommato non sta particolarmente male.
Non è il massimo della comodità, ma il freddo non lo sente, o comunque è
sopportabile.
Il bambino e
l’anziano si ammalano. O peggio.
Certo, si può
affermare che “chi aveva le capacità ce l’ha fatta comunque”, o che il bambino
e l’anziano non avrebbero sofferto il freddo così tanto, se fossero stati anche
loro ventenni in buona salute. E l’affermazione è vera, nel senso letterale del
termine.
Ma che senso ha ?
Quello che non si
spiega è perché si è deciso di lasciare la casa al freddo. Perché la
spiegazione non c’è – o è così vergognosa da rendere inaccettabile metterla in evidenza…
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