(…fermo
restando che è Capodanno, per cui a tutti i migliori auguri che nel 2018 si
creino le condizioni per subirne molte meno…)
Di tanto in
tanto – anzi, di frequente - spunta qualcuno a chiedere: “se uno stato sovrano
può stampare moneta, a che cosa gli servono le tasse ?”.
La risposta non
è complicata.
Stampare moneta
e immettere domanda nel sistema economico non produce inflazione indesiderata, fino
al momento in cui non si raggiunge il cosiddetto “pieno impiego”.
Che cosa
significa “pieno impiego” ? Chi cerca lavoro lo trova, a condizioni stabili e decorose,
in tempi ragionevoli. E le aziende, quantomeno in larga maggioranza, sfruttano
al meglio la loro capacità produttiva, fatte salve le normali necessità di
soste per manutenzione, stagionalità di alcune produzioni e simili.
Ne deriva che
non ci sono problemi a monetizzare il deficit pubblico, purché in misura
coerente con la crescita del PIL potenziale, misurato in termini nominali. Il
che significa anche, tra parentesi, che il debito pubblico non ha necessità di
esistere (se ne era parlato qui).
Ho scritto “PIL
potenziale misurato in termini nominali”. E’ infatti naturale il verificarsi di
un incremento reale della produzione – in funzione della crescita demografica e
dei miglioramenti di produttività consentiti dalla tecnologia e dall’accumulazione
di capitale fisico. Ma è anche desiderabile un minimo di inflazione – per evitare
che si cada in deflazione in periodi di congiuntura negativa.
Un 2% di
crescita reale potenziale e un 2% di obiettivo d’inflazione (il target BCE)
portano a stimare che un deficit / PIL medio
di qualche punto percentuale sia un obbiettivo corretto. Il 3% di Maastricht avrebbe
quindi avuto un senso (forse meglio sarebbe stato 4% o 5%, ma se ne può
discutere): se non fosse che era inteso come livello massimo, non medio. E se il Fiscal Compact non pretendesse oggi di
imporre non il 3%, ma il pareggio di bilancio…
“Obiettivo di
deficit medio” significa che in anni di congiuntura molto positiva può essere
opportuno portare il bilancio pubblico in pareggio, per evitare
surriscaldamenti della domanda ed eccessi d’inflazione; ma se bisogna ripartire
da una profonda depressione, può essere appropriato arrivare temporaneamente al 6%, all’8%, al 10%.
Prendiamo quindi
il 3% come deficit medio (non massimo !) di riferimento. Se la spesa pubblica
fosse pari al 3% del PIL, si potrebbe finanziarla tutta con emissione
monetaria, senza tasse.
Ma la spesa
pubblica non è il 3% del PIL. E’ oltre il 40%. Quindi la situazione a cui
puntare è, ad esempio, spesa pubblica al 43% del PIL, tasse (più esattamente,
entrate pubbliche totali) al 40%.
Immettendo nel
sistema economico, in un anno, moneta per il 43% del PIL (tramite spesa
pubblica effettuata senza tassare), si produrrebbe un pauroso eccesso di
domanda, nonché un altissimo livello di inflazione.
Per cui le tasse
devono esistere, già per questo solo motivo.
Poi ci sono
altre due finalità: la redistribuzione del reddito in senso (si spera)
progressivo e a tutela dell’equità sociale.
E l’esigenza di
dare valore alla moneta fiat, rendendola
accettata per assolvere obbligazioni d’imposta.
Qui ci si
riallaccia al tema Moneta Fiscale / CCF, ovviamente…
Scusi se le faccio una domanda fuori articolo. Leggo che suo collega Zibordi spesso nomina la cryptolira come possibile criptovaluta che sarebbe possibile adottare per aggirare eurosistema.
RispondiEliminaMa la BCE lo permetterebbe ? è vero che Estonia sta tentando di implementarla ? è Perchè se ci riesce e nessuno la ostacola allora il gioco è fatto.
Poi ovviamente ci vuole un governo che abbia volontà politica :)
Quello che ho letto (ma non sono particolarmente aggiornato) è che l'Estonia sta andando avanti con il progetto (Draghi o non Draghi...).
EliminaComunque il punto non è diffondere lo strumento monetario parallelo o complementare all'euro mediante una particolare modalità. Può andare bene il titolo negoziabile, il formato carta elettronica, il cartaceo, anche la crypto. Il punto è dargli un ancoraggio che ne renda stabile il valore. E non vedo nulla di meglio dell'utilizzabilità fiscale.
Se invece si introduce una nuova categoria di bitcoin che fluttua selvaggiamente (come il bitcoin...) non mi pare molto adatto come intermediario di scambio e come riserva di valore. Anche a prescindere dal rischio che bitcoin e simili si rivelino una bolla destinata a scoppiare fragorosamente (rischio che io ritengo una certezza, salvo che ci sia qualcosa che mi sfugge completamente...).
Esattamente. Infatti se ho ben capito, bitcoin e simili ora come ora sono paragonabili alle materie prime (oro e commodities varie) e infatti sono oggetto di speculazione.
RispondiEliminaInvece se fossero accettati dallo stato (valore/mezzo fiscale) sarebbero una moneta a tutti gli effetti.
Quindi va capito se il supporto stile bitcoin / blockchain sia IN SE' un valore aggiunto... ma lo strumento non deve essere speculativo e volatile, men che meno ai livelli di bitcoin.
EliminaProbabilmente l'idea è bypassare il sistema bancario, di cui molti non si fidano a priori, e che sospettano spingerebbe verso il boicottaggio dell'iniziativa...
EliminaL'economia, come capirà dalla domanda che vorrei porle, non è il mio campo. Ho sempre creduto che le tasse servissero per tenere sotto controllo la ricchezza della popolazione, la quale, arricchendosi nel giro di pochi anni in un Paese privo di tasse, avrebbe potuto innescare squilibri enormi sull'occupazione (la gente smetterebbe di lavorare o cambierebbe notevolmente abitudini lavorative) e sulla domanda di beni e servizi. Ammesso che sia corretto, è accostabile al concetto di "pauroso eccesso di domanda, nonché un altissimo livello di inflazione" da Lei citato? Giusto per capire se ho acquisito un minimo di padronanza col lessico economico. Ringrazio e saluto.
RispondiEliminaNo, non la metterei in questi termini. Non credo che un numero significativo di persone smetterebbe di lavorare se i redditi fossero più alti. Sarebbero invece meglio distribuiti, il che si ottiene promuovendo una politica di pieno impiego. Mentre la ricerca del pareggio di bilancio pubblico in situazioni depresse come le attuali deprime i redditi soprattutto delle classi disagiate e aumenta le diseguaglianze. Da questo punto di vista agiscono in senso negativo le maggiori tasse (specialmente se regressive, come quelle sui consumi) ma anche i tagli di spesa pubblica e (conseguentemente) di servizi erogati dallo Stato.
EliminaLa tassa più micidiale è senz'altro l'Imposta sul valore aggiunto.
RispondiEliminaIn Giappone ad esempio sta al 8% se nn vado errato.
Qui in Italia a quanto dovrebbe stare secondo lei data la depressione della domanda?
Io la abbasserei parecchio almeno nei primi 2 anni. Certo dovremmo essere in Sovranità monetaria per farlo.
Io l'abbasserei in modo permanente. Di quanto dipende dal mix di politiche che si adottano, ma de minimis direi tre punti in meno.
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