Gli impatti
economici del Coronavirus sono, benché al momento difficili da stimare,
senz’altro molto rilevanti. Per di più, colpiscono un paese già fiaccato da
anni di austerità e da una congiuntura negativa, non solo italiana, che era in
effetti iniziata parecchi trimestri prima.
La decisione,
presa nella notte tra il 7 e l’8 marzo, di mettere in quarantena la Lombardia e
altre quattordici province dell’Italia Settentrionale rende ancora più
impellente la necessità di agire.
Si invoca a gran
voce un “Piano Marshall” che rappresenti un’autentica svolta per l’economia del
paese. Ma i vincoli del sistema euro, nel suo assetto corrente, non lasciano
margini di manovra minimamente adeguati alle dimensioni del problema.
La modalità di
intervento attuabile dall’Italia, senza passare per la rottura deflagrante
della moneta unica europea, è l’introduzione di una o più forme di Moneta
Fiscale.
Una possibilità
in questo senso è costituita dai Minibot di Claudio Borghi, responsabile
economico della Lega. Nella configurazione proposta, però, la sua portata è del
tutto insufficiente.
L’idea è di
rimborsare debiti della pubblica amministrazione (debiti di fornitura e debiti
a fronte di crediti d’imposta) con uno strumento cartaceo utilizzabile per
pagare le tasse. Questo strumento, quindi, circolerebbe a un valore
presumibilmente in linea con quello dell’euro.
I Minibot hanno
però il limite di essere assegnati a soggetti già titolari di crediti.
Anticipano, in altri termini, una disponibilità finanziaria, ma non
incrementano reddito e ricchezza del percipiente.
Il Gruppo Moneta
Fiscale (che comprende Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Massimo Costa e Stefano
Sylos Labini) ha elaborato uno strumento di intervento molto più potente, i CCF
(Certificati di Compensazione Fiscale).
Il progetto CCF
ha dato origine a una proposta di legge, sottoscritta da una novantina di
parlamentari M5S e attualmente all’esame del Senato.
I CCF sono
titoli che danno diritto, a partire da due anni dopo la loro assegnazione, a
ridurre pagamenti verso l’erario di importo pari al valore facciale dei CCF
stessi. Sono in pratica dei “BTP fiscali” a due anni, ma non rientrano nel
debito pubblico in quanto non sono da rimborsare cash in euro.
Incorporando un
beneficio certo a termine (lo sconto fiscale), i CCF hanno valore fin dal
momento della loro emissione (nonostante l’utilizzo per ridurre i pagamenti
verso l’erario sia differito).
Possono essere
emessi dallo Stato e assegnati gratuitamente, per attuare una serie amplissima
di azioni: integrazione di redditi, riduzione del carico fiscale alle imprese,
spesa sociale, investimenti pubblici. E naturalmente anche per finanziare le
azioni di contrasto alla crisi sanitaria prodotta dal Coronavirus.
Una forte
emissione di CCF consente di rivitalizzare la domanda, la produzione e
l’occupazione. La ripresa del PIL gradualmente produrrà anche la crescita del gettito
fiscale lordo, il che compenserà l’utilizzo dei CCF nel momento in cui questi
giungeranno a scadenza e verranno usati per ridurre pagamenti verso l’erario.
L’emissione di
CCF può essere espansa a una condizione: le quantità che annualmente diventano
utilizzabili non devono superare una modesta frazione degli incassi lordi della pubblica
amministrazione. Diversamente, l’uso di CCF per ridurre pagamenti verso la P.A.
diverrebbe “vischioso” e ridurrebbe il loro valore rispetto a quello dell’euro.
Il problema, in
ogni caso, non si pone, in quanto il progetto CCF prevede emissioni massime
annue intorno a 100 miliardi: una quantità modesta rispetto agli incassi lordi
annui del settore pubblico (oltre 800). Più che sufficiente, nello stesso tempo,
a produrre una forte ripresa dell’economia.
L’introduzione
dei CCF andrà effettuata comunicando al mercato che, grazie alla disponibilità
di questo nuovo strumento, il debito pubblico (quello da rimborsare in euro)
diminuirà costantemente, anno dopo anno, in rapporto al PIL.
In questo modo i
mercati finanziari vedrebbero invertirsi la tendenza alla crescita del rapporto
debito pubblico / PIL, che oggi li preoccupa perché implica un rischio di
default (essendo debito non garantito dalla potestà di emissione dello Stato o
della sua banca centrale).
Per attuare il
progetto CCF non occorre aprire alcun tavolo negoziale con la UE, né chiedere
nulla a nessuno. I CCF possono essere introdotti per iniziativa autonoma del
parlamento e del governo italiano.
Uno strumento di
Moneta Fiscale con queste valenze e con queste direttrici di applicazione
consente una “potenza di fuoco” adeguata non solo a contrastare gli effetti
economici del Coronavirus, ma anche, una volta per tutte, a risolvere le
disfunzioni dell’Eurozona e a far ripartire l’economia italiana.
Ma lei come la vede sinceramente? A sentire il PdC (inquadrato con lo straccio blu e le stellette e il tricolore fuoricampo) ieri pareva di ascoltare una marionetta messa li per cercare di rassicurare i dormienti. Parlottava che forse sforeranno "un poco" oltre i 7 mld già promessi. Ma si rendono minimamente conto del rischio che si sta correndo (non solo del virus, ma di ordine pubblico se la situazione perdurerà a lungo)? La gente abbisogna di liquidità. Non so mi sembrano fuori dalla realtà. Ma Cabras che le dice? Che aria tira là dentro? Io non la vedo bene
RispondiEliminaDa Cabras e altri percepisco grande determinazione. Sono proprio le emergenze che spingono a fare anche quello che qualcuno non vorrebbe...
EliminaDa persona che segue da anni questi problemi, mi sembra una soluzione geniale, perché ci darebbe i mezzi per governare in modo autonomo i nostri problemi, senza essere eterodiretti dalla speculazione internazionale. coraggio!
RispondiEliminaPurtroppo come tutte le soluzioni ragionevoli e patriottiche verranno avversate da chi controlla le casematte del potere,a cominciare dai media e da chi dovrebbe governare in nome degli interessi vitali e non negoziabili degli italiani,del resto vuoi mettere quanto sia meglio e da 'responsabili'farci salvare dagli strozzini ehm mercati invece che da questa cosa sovranista e fascista che e la moneta fiscale?parlando con colleghi e conoscenti vedo che 30 anni di propaganda hanno convinto la maggior parte degli italiani a fare proprio il registro autodenigratorio imposto dai media,e cioè che a causa del debito della corruzione non abbiamo più il diritto all autogoverno e che come dice ancora adesso Cottarelli 'dobbiamo fare le riforme se vogliamo un po di flessibilita'Ovviamente mi auguro di essere un inguaribile pessimista
RispondiEliminaMe lo auguro anch'io. Comunque io sono convinto che gli italiani siano un popolo assolutamente straordinario, con qualche difetto (come tutti). E un difetto è "la porca rogna dell'autodenigrazione", così definita da Carlo Emilio Gadda: nel 1919, non trent'anni fa...
EliminaMa secondo lei questo difetto autorazzista è proprio genetico, insito nella gente italica da sempre oppure è anche e soprattutto stimolato da agenti esterni ed interni?
EliminaE' un retaggio storico. Nasce del ruolo del papato, potenza spirituale ma anche politica - però non dotata di forza militare - che da millecinquecento anni (i Franchi e i Longobardi, ricorda l'Adelchi ?) chiama una potenza straniera per scacciarne un'altra. Gli italiani di conseguenza sono abituati a "mettersi in direzione di vento" e a ritagliarsi i propri spazi d'azione (cosa che individualmente spesso fanno benissimo) concessi dal padrone di turno; e mai a fare affidamento su un'organizzazione statale-nazionale che fino al 1861 non c'era, e poi era comunque sempre debole.
EliminaEh come no ricordo bene quando il Papato chiamo i francesi per scacciare il re Arduino D'Ivrea che voleva unificare il territorio italico sotto un un unico regno. O forse ricordo male?
EliminaE' proprio così. I Longobardi controllavano sia il Nord che il Sud, ma Roma stava in mezzo...
EliminaSa a volte però mi chiedo: anche Germania e Giappone per secoli hanno avuto periodi di guerre civili e divisioni interne. Eppure alla fine son riusciti a creare uno Stato centrale abbastanza forte. Noi no. Forse dipende anche dal fatto che siamo stati invasi a nord e sud da diversi popoli (spagnoli franchi austro ungarici ecc?) collegandolo cmq al motivo sopra detto?
EliminaIn Germania e in Giappone non c'era il Papa, appunto...
EliminaDomanda: teme problemi di ordine pubblico nel prossimo mese se la situazione perdura e non si accredita denaro per chi ne avrà bisogno?
RispondiEliminaEntro un mese non credo, oltre diventa senz'altro possibile.
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