Cito spesso il
sito gestito da Wolfgang Munchau (eurointelligence.com) perché ritengo il suo
ideatore un “europeista disincantato” oltre che intelligente e ben informato.
Munchau vorrebbe vedere il progetto d’integrazione aver successo, ma è da tempo
(da parecchi anni, in effetti) sempre più scettico.
L’altro ieri, un articolo del sito (non tutti gli articoli, va precisato, sono scritti da Munchau
stesso) è stato particolarmente esplicito sull’argomento:
“Per quanto ci
riguarda, il test sarà il processo che condurrà alla prossima modifica dei
trattati, a partire dalla conferenza sul futuro dell’Europa, quest’anno. Se non produrrà significativi cambiamenti, anche noi pro-UE dovremo concludere che
la seconda fase del processo d’integrazione, quella che è partita con il trattato
di Maastricht, è fallita. Questa conclusione, se ampiamente condivisa, avrà
profonde implicazioni per il futuro della stessa UE”.
Personalmente,
vado più in là e ritengo che il fallimento sia già oggi ampiamente conclamato.
La UE ha miseramente fallito nel gestire tutte le emergenze e tutti i
principali progetti di cui si è occupata.
L’eurozona rimane
pesantemente disfunzionale, la crisi migratoria non è risolta e anzi sta entrando
in una fase ancora più acuta con le tensioni al confine tra Turchia e Grecia,
la Brexit ha avuto luogo e il Regno Unito appare molto serio in merito alla
possibilità di interrompere i negoziati per un nuovo accordo commerciale.
L’emergenza
Coronavirus è partita da poco quindi il giudizio è ancora prematuro:
chiaramente, però, ogni paese può far conto solo sulle sue forze, e anche in
merito alla gestione delle ricadute economiche UE e BCE danno chiari segni di
volersi, come d’abitudine, contemplare l’ombelico, fino a quando non si
vedranno degenerazioni (e danni) potenzialmente molto pesanti.
La cosa più logica
e sensata sarebbe smantellare la UE e tornare alla cara vecchia CEE. Un’area di
buon vicinato commerciale e di cooperazione economica: ma ognuno in casa
propria.
Prima o poi
“l’istinto delle combinazioni”, direbbe Vilfredo Pareto, prevarrà sulla
“persistenza degli aggregati”. I tempi però sono imprevedibili.
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