Il dramma della politica economica italiana di questi anni è che governo e media ragionano come se la riduzione del debito pubblico fosse “evidentemente e per definizione” un obiettivo desiderabile, anzi l’obiettivo fondamentale da perseguire.
Cos’é il debito pubblico ? una “public liability”, un impegno che lo Stato emittente deve onorare.
Cos’é la moneta ? idem: una “public liability” che lo Stato emittente deve onorare. Cambia solo la natura dell’impegno: il debito pubblico a scadenza deve essere rimborsato, la moneta deve essere accettata dall’emittente per saldare impegni finanziari nei suoi confronti. E l’impegno finanziario principale per i cittadini di uno Stato è il pagamento delle tasse.
Fa una grande differenza ? se lo Stato emette debito pubblico espresso nella SUA moneta, praticamente nessuna. Quando mi scade un titolo di Stato, lo presento per il rimborso e lo Stato mi può SEMPRE rimborsare – se la moneta di emissione è la moneta nazionale.
Non esiste il rischio di essere costretti al default. C’è il rischio di emettere troppe passività – debito o moneta è lo stesso – e quindi di immettere troppo potere d’acquisto nell’economia, creando problemi di eccesso d’inflazione.
Ma oggi, pressoché in tutto il mondo economicamente sviluppato, l’inflazione è un problema in quanto troppo bassa, non troppo alta.
Per l’Italia il debito pubblico è REALMENTE un problema, ma SOLO perché abbiamo commesso il catastrofico errore di convertirlo in una moneta emessa e gestita da terzi, che non sono disposti a garantire incondizionatamente il rimborso e il rifinanziamento del debito pubblico.
E’ un problema che ci siamo creati da soli, SENZA che ne esistesse ALCUNA NECESSITA’ ECONOMICA.
Gli sforzi di riduzione del debito pubblico ottengono lo stesso effetto di una riduzione della moneta, del potere d’acquisto, a disposizione di famiglie, aziende e settore pubblico. Servono a DEFLAZIONARE l’economia. In certi momenti può essere opportuno. Oggi (da molti anni in qua, in effetti) è CATASTROFICO.
Il problema non è risolvibile a meno che le regole di funzionamento dell’eurosistema non mutino, consentendo politiche fiscali molto più espansive (no, il Recovery Fund non basta, nemmeno lontanamente; anzi rischia di essere controproducente).
O, in alternativa, che l’Italia non riprenda il controllo dell’emissione monetaria. Non necessariamente tornando alla lira: basta la Moneta Fiscale.
Mentre non basta, come sembrerebbe leggendo quanto scrivono molto commentatori in queste settimane, che Draghi arrivi a prendere il posto di Conte.
La presunta (e al momento ipotetica) venuta di Draghi dovrebbe essere decisiva (si legge) perché “lui ha dimostrato di saper risolvere i problemi”.
Ma Draghi ha potuto evitare la rottura dell’euro (senza peraltro risolverne le disfunzioni) perché aveva le mani sulla macchina da stampa.
Draghi non può risolvere i problemi dell’economia italiana senza rientrare in possesso della macchina da stampa; più esattamente, della possibilità di usarla nel modo appropriato in Italia.
Se la pensate
diversamente, potete anche ingaggiare Hamilton e sperare di vincere il prossimo
mondiale di Formula 1 facendolo correre a piedi.
Un ragionamento così è talmente chiaro che stento a credere:
RispondiElimina1) come la maggioranza ancora non lo abbia capito
2) che ancora, questa maggioranza, ne sia ignara
Chi sono i responsabili di cotanta ignoranza?
1) Chi fa credere ancora che bisogna costruire l'europa e che va cambiata dall'interno: il M5S per quanto riguarda i politici, ora la Lega.
2) Corriere della Sera Stampa Repubblica e Tg nazionali e privati Mediaset, per quanto riguarda i giornalisti.
Berlusconi, illo tempore, avrebbe potuto impossessarsi della stampante, dato il consenso che aveva. Avrebbe potuto osare. Invece non lo ha fatto, perchè ha scelto di salvare nell'immediato i suoi miliardi. Ed è ancora fermo lì. Patetico.
Berlusconi avrebbe potuto farlo fino al 2009, ma non percepiva l'urgenza della situazione. Poi l'hanno indebolito staccandogli Fini (a sua volta debitamente buttato da parte quando non serviva più) e l'hanno rimosso (Berlusconi) nel 2011, quando avrebbe voluto agire (ma, oltre che politicamente indebolito, era ricattabile e colluso).
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