Siete sorpresi
dal titolo di questo post ? non dovrebbe essere una verità elementare, un’ovvietà,
il fatto che il pareggio del bilancio pubblico sia un fattore chiave per la
stabilità economica e finanziaria di un paese ?
E’ vero
esattamente il contrario.
Se il PIL
nominale che un paese è in grado di generare aumenta, di pari passo con la
crescita della produttività e con un moderato tasso d’inflazione, deve
aumentare di pari passo il potere d’acquisto a disposizione dei propri
residenti (famiglie e aziende).
Diversamente,
non sarebbe possibile acquistare i beni e i servizi che l’economia è in grado
di produrre. Si creerebbero quindi i presupposti per il sottoutilizzo delle
risorse produttive, e di conseguenza per la disoccupazione.
Il potere
d’acquisto in circolazione può crescere attraverso vari canali.
UNO, il credito
privato si espande. Ma se la crescita del potere d’acquisto è tutta generata dal
credito privato, il sistema economico diventa instabile, perché banche e
intermediari finanziari tendono ad agire in modo prociclico. Aumentano il
credito quando le cose vanno bene e lo contraggono quando ci sono problemi.
DUE, il paese
genera costantemente surplus negli scambi con l’estero. Ma questo significa che
altri paesi si devono indebitare. Si crea quindi instabilità a livello
internazionale.
TRE, i prezzi
scendono e quindi il potere d’acquisto in circolazione aumenta non in termini
nominali ma in termini reali. Ma questo è uno scenario di deflazione, che crea
instabilità perché aumenta il valore reale di debiti, pagamenti di interessi,
mutui, affitti e costi fissi in genere. Si creano grosse difficoltà per chi
deve sostenere i relativi pagamenti e si innesca una catena di default e un processo
di contrazione dell’attività produttiva.
L’unica maniera
di espandere il potere d’acquisto in circolazione che non sia intrinsecamente
fonte di instabilità è il deficit del bilancio pubblico. Lo Stato spende più di
quanto tassa, nella misura opportuna ad assicurare il pieno utilizzo delle
risorse produttive del paese (altrimenti detto: portando la domanda totale di
beni e servizi al livello che satura la capacità produttiva del sistema
economico).
E questo deficit
viene finanziato dall’emissione di moneta nazionale, o di debito pubblico
denominato in moneta nazionale, o di un adeguato succedaneo della moneta
nazionale quali i Certificati di Compensazione Fiscale, consentendo allo Stato
emittente di evitare sempre e comunque il default.
Mediamente, il
bilancio pubblico deve essere in deficit, ponendo attenzione a evitare eccessi
che inneschino livelli di inflazione troppo alti, o deficit cronici nei saldi
commerciali esteri.
Il deficit
pubblico può e deve oscillare – essere alto nei periodi difficili e basso (al
limite può diventare temporaneamente
un surplus) se l’economia rischia di surriscaldarsi.
Ma in media, il bilancio pubblico deve essere in deficit,
per qualche punto percentuale all’anno.
Puntare al
pareggio di bilancio “strutturale”, come pretende di fare il Fiscal Compact, è
semplicemente un non-senso macroeconomico.
Una superstizione che ha prodotto danni enormi.
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