In merito al tema “timori & tremori per l’inflazione” ho spiegato un paio di mesi fa che l’attuale incremento, misurato sulla base dell’indice dei prezzi al consumo, è considerato un fenomeno transitorio sia dalle banche centrali che dai mercati finanziari.
Rimane valido quanto ho scritto qui. Con la precisazione, a beneficio di chi ha commentato “ma questo articolo è di fine luglio”, che se rifacciamo i conti sulla base dei tassi sui titoli di Stato USA, confrontando come allora fissi vs indicizzati ma utilizzando le quotazioni odierne, otteniamo gli stessi risultati (le differenze sono pochi centesimi di punto).
La previsione rimane: inflazione relativamente elevata, tipo 5%, per un anno circa, e poi si ridiscende al 2% (poco più negli USA, poco meno nell’Eurozona).
Aggiungo un dato rilevabile a pagina 10 della NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) pubblicato dal MEF meno di due settimane fa.
Sono i dati storici e previsionali relativi al deflatore del PIL, che è un indicatore di inflazione più completo dell’indice dei prezzi al consumo. Tiene infatti conto di tutti i beni e di tutti i servizi prodotti dall’economia italiana, ponderandoli in funzione della loro incidenza, appunto, sul PIL.
Nel “quadro
programmatico” si legge quanto segue:
2020 2021 2022 2023 2024
Deflatore PIL 1,2% 1,5% 1,6% 1,5% 1,7%
Insomma questo drammatico, catastrofico, cataclismatico incremento dell’inflazione nel 2021 risulta pari a… tre decimi di punto. E i movimenti degli anni successivi sono sempre nell’ordine di uno o due decimi.
Per carità, può essere che si sbaglino tutti. Banche centrali, ministeri, mercati finanziari. Non sarebbe la prima volta.
Però ci andrei
piano a partire per la tangente come fanno vari macroeconomisti da tastiera,
quelli che “inflazionefuoricontrollomiocugginoglihannocresciutola
baguettealsupermercato”.
ahahhhahahhahh.... non cambierranno mai !
RispondiEliminaTroppa gente commenta dati che non studia… e dire che non è difficile. Sono disponibili a tutti.
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