Ho scoperto da pochi giorni che la Commissione UE ha lanciato una consultazione pubblica per la revisione del Patto di Stabilità e Crescita (“PSC”), al momento sospeso a causa della pandemia.
Non ho capito chi, come e in che forma può rispondere alle domande formulate dalla Commissione, di cui quella fondamentale è peraltro la prima
“In che modo è possibile migliorare il quadro per garantire finanze pubbliche sostenibili in tutti gli Stati membri e contribuire a eliminare gli squilibri macroeconomici esistenti ed evitare che ne sorgano di nuovi ?”
Mi è invece perfettamente chiaro in che modo si soddisfi alla richiesta formulata nella domanda di cui sopra.
La risposta è: autorizzando gli Stati membri dell’Eurozona ad emettere Moneta Fiscale, e non computando la Moneta Fiscale né nel deficit né nel debito pubblico, in particolare ai fini dei parametri di cui il PSC e il Fiscal Compact chiedono il rispetto.
In realtà non servirebbe nemmeno un’autorizzazione esplicita, perché la Moneta Fiscale, ai sensi di trattati e regolamenti, NON è da computare né nel deficit né nel debito. Ma su questo tema Eurostat e Istat stanno prendendo una posizione restrittiva – illogica e incoerente, al punto da far sospettare che rifletta motivazioni politiche.
Dato che il dibattito sulla revisione del PSC dovrà raggiungere una conclusione entro fine 2022, è molto, ma MOLTO opportuno, che il governo italiano prenda un orientamento in merito. Anche in coerenza con quanto afferma e ripete Draghi ogni volta che parla dell’argomento: ripristinare PSC e Fiscal Compact nel formato pre-Covid è insensato. E la ragione – anche se Draghi non la pone in termini così netti – è che equivarrebbe a tornare a un assetto che già pre-Covid si era dimostrato disfunzionale.
La Moneta Fiscale è risolutiva per una semplicissima ragione. PSC e Fiscal Compact nascono per sopire i timori dei paesi nord-eurozonici, e della Germania in particolare. Timori che i paesi con alti livelli d debito pubblico non riescano a rifinanziarlo e vadano quindi in default, producendo una crisi deflagrante – a meno che la BCE e/o gli altri paesi non intervengano per tamponare la falla.
Il problema sarebbe immediatamente risolto se venisse introdotta una garanzia incondizionata e illimitata, da parte della BCE, dei debiti pubblici dei vari Stati.
Ma questa garanzia richiederebbe modifiche dei trattati per le quali non esiste, e non è minimamente plausibile che si crei, a breve o a medio termine, il necessario consenso tra gli Stati.
La Moneta Fiscale risolve il problema sulla base di questa semplicissima affermazione: deficit e debito li conteniamo come previsto dal PSC e dal Fiscal Compact. Ma le emissioni di Moneta Fiscale necessarie per portare il sistema economico di ogni singolo paese a livelli di pieno impiego, ogni Stato può metterle in atto e regolarle come ritiene opportuno.
La Moneta Fiscale non deve essere rimborsata in euro, ed è quindi impossibile che uno Stato vada in default per non essere in grado di reperire gli euro necessari al suo rimborso (appunto perché non c’è nulla da rimborsare). Il rischio di cui i nord-eurozonici si preoccupano è quindi inesistente, e le disfunzioni dell’Eurozona sono risolte una volta per tutte.
Non serve nulla
di diverso, né tantomeno di più complicato, di questo.
siccome (modestissimamente) condivido come facciamo a farci sentire????
RispondiEliminaQuello che ho fatto io in questi anni è attivare il massimo possibile di contatti presso il mondo politico, e risultati, per quanto parziali, ce ne sono anche stati. Vedi il Superbonus 110%, vedi i vari progetti di legge attualmente in discussione. Bisogna rafforzarli (i contatti) con ulteriori personalità, magari non politici ma gente di grande reputazione e spessore... il tuo presidente per esempio non sarebbe affatto male :)))
Elimina