Come detto in post precedenti, la strategia migliore per mitigare l’inflazione e i suoi effetti, nel contesto attuale, mi pare decisamente la riduzione di accise, oneri di sistema, IVA, imposte indirette in genere, con particolare riferimento ai beni energetici (bollette, carburanti) e ai beni di prima necessità.
Qualche intervento di questo tipo, per esempio sulle accise che gravano sui carburanti, è stato effettuato, ma si può fare molto, molto di più.
Il governo ha varato anche provvedimenti, tipo il bonus 200 euro per le categorie disagiate, che in sé hanno una loro utilità ma non riducono i prezzi e non abbassano quindi la dinamica dell’indice dei prezzi ai consumo. E tra l’altro sono anche più complicati da attuare. C’è sempre il problema di burocrazia e controlli, di identificare correttamente chi ha diritto al bonus in base per esempio all’ISEE, eccetera.
Sarò malizioso ma i bonus mi sembrano “utili”, dal punto di vista del governo, per annunciare interventi sostanziosi che poi si sgonfiano a livello di applicazione pratica. Per intenderci: stanzio quattro miliardi, ne impiego solo due perché le complessità attuative limitano l’erogato effettivo, e poi mi faccio bello (io Ministro dell’Economia) dicendo che “ho risparmiato” e che i conti pubblici sono “meglio del previsto”.
La Lega sta proponendo di introdurre l’indicizzazione all’ISTAT di salari e pensioni. Ma quella sui salari mi solleva qualche dubbio, non perché inneschi necessariamente una spirale salari-prezzi (quella richiede una domanda di fondo molto più solida rispetto alla situazione odierna) ma perché rischia di comprimere ulteriormente l’offerta di posizioni lavorative da parte delle aziende. Più utile, probabilmente, indicizzare le pensioni, dove il problema sopra menzionato non esiste.
Un grosso
scostamento di bilancio per attuare una rilevante, molto rilevante, riduzione
delle imposte indirette mi pare la via migliore. Unitamente magari (in Germania
l’hanno fatto) alla riduzione delle tariffe su servizi di pubblica utilità,
tipo i trasporti pubblici.
Su facebook, molti commenti ma un plebiscito a favore dell'indicizzazione dei salari.
RispondiEliminaGiovanni Greco: Al netto della considerazione sull'indicizzazione dei salari concordo.
Non si possono scaricare le scelte politiche o le congiunture internazionali sempre e comunque sui lavoratori salariati.
Tiziano Tanari: D’accordo su tutto tranne che sui salari: per me vanno indicizzati, magari solo il salario netto, mantenendo inalterato la quota lorda dello stipendio, una sorta di riduzione del cuneo fiscale senza oneri per lo stato. Bene la riduzione delle tasse e delle accise per compensare l’aumento dei prodotti energetici, contenendo in questo modo l’inflazione. È chiaro che tutto questo, in Italia, con i vincoli di bilancio europei, deve sottostare alle forche caudine del volere di Bruxelles. In regime di sovranità monetaria sarebbe tutto facilmente risolvibile, considerando anche la nostra bilancia commerciale in attivo.
Krudelia Daemon: Le pensioni mi sembrano già indicizzate. L’indicizzazione dei salari non necessariamente riduce l’offerta di posti di lavoro. Fino al minimo tabellare gli imprenditori hanno margini di manovra e ormai nessuno sta sui minimi tabellari nell’industria. In altri settori non saprei. Concordo su tutte le osservazioni ma non sull’indicizzazione dei salari. Quella per me va fatta e alla svelta.