mercoledì 16 ottobre 2013

Progetto CCF e rapporti creditizi intra eurozona


Siete avvertiti: questo, direbbe Paul Krugman, è un articolo “wonkish” (grosso modo traducibile in “un po’ da secchioni…”)
 
Però il tema è importante, quindi ce la metto tutta per essere chiaro (divertente sarebbe pretendere troppo…)
 
E’ importante soprattutto perché spiega come la via CCF, rispetto al break-up dell’euro, elimina il problema della ridenominazione di crediti e debiti. Che è uno dei principali ostacoli alla soluzione dell’eurocrisi.

Esaminiamo per prima cosa lo scenario “euro che si spacca”. Ci sono due strade possibili: escono “dal basso” i paesi che hanno bisogno di una svalutazione, o viceversa escono “dall’alto” i paesi più competitivi.
 
Per semplificare, descrivo gli effetti come se si trattasse esclusivamente dell’uscita dell’Italia nel primo caso, della Germania nel secondo. Penso risulti chiaro che, in sostanza, nulla cambia se insieme all’Italia escono gli altri PIIGS, o (nell’altro caso) insieme alla Germania il resto della vecchia “area marco”.
 
L’ipotesi di partenza, a mio parere molto plausibile, e del resto ampiamente condivisa tra gli economisti, è che se si ritorna a un sistema di monete nazionali e cambi flessibili, le parità tra le valute oscilleranno nell’intorno di un valore che riallinea la competitività delle varie nazioni.
 
Altrimenti detto, la stima della rivalutazione / svalutazione può essere plausibilmente basata sui dati di costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP).
 
All’incirca, dal 1999 a oggi la Germania ha guadagnato circa un 20% sull’Italia in termini di CLUP. Ha, in pratica, contenuto la crescita dei suoi costi di lavoro (relativamente alla produttività) con più efficienza e disciplina dell’Italia.
 
Da qui nascono gli squilibri commerciali, la difficoltà a finanziare il debito dei paesi che hanno perso competitività, l’imposizione delle politiche di austerità per tutelare i creditori, il tentativo di “chiudere” la forbice del CLUP mediante la deflazione salariale, eccetera.
 
Se l’Italia esce “dal basso”, si ipotizza che costi, prezzi, debiti e crediti governati da contratti di diritto italiano si convertano (“lex monetae”) da euro a Nuove Lire in base a un rapporto 1:1.
 
In questa ipotesi, la Nuova Lira (immediatamente dopo l’uscita) comincia a fluttuare e si svaluta rispetto all’euro (che la Germania continua a utilizzare).
 
Nello stesso tempo, l’euro si rivaluta rispetto alle altre monete, compreso il dollaro USA. Il motivo è che l’euro è oggi troppo debole rispetto alla competitività del Nord Europa, e troppo forte rispetto a quella dei paesi mediterranei. Nel momento in cui l’euro diventa una moneta utilizzata esclusivamente al Nord, quindi, il suo valore aumenterà anche rispetto alle valute extraeuropee.
 
L’effetto complessivo del 20% sarà quindi la combinazione di una rivalutazione da un lato, e di una svalutazione dall’altro.
 
Partendo da un cambio di 1,34 contro dollaro per l’euro attuale (cioè per l’euro utilizzato sia dall’Italia che dalla Germania) all’incirca l’effetto si ripartirà in pari misura nei due sensi, quindi dopo la “spaccatura” avremo:
 
Cambio euro “tedesco” / dollaro USA: 1,47 (10% circa di rivalutazione)
Cambio Nuova Lira / dollaro USA: 1,21 (10% circa di svalutazione)
 
La Germania si trova a subire un’immediata perdita di competitività non solo nei confronti dell’Italia, ma di tutto il resto del mondo. Questo è un primo problema (dal suo punto di vista, naturalmente).
 
Ne esiste, tuttavia, un altro. La Germania, avendo in questi anni accumulato attivi commerciali (grazie alla maggiore competitività, non compensata da un riallineamento valutario) è creditore netto nei confronti dell’Italia, che per ragioni uguali e contrarie si è trovata invece in situazione di deficit negli scambi esteri.
 
I crediti della Germania (e, corrispondentemente, i debiti dell’Italia) sono a volte regolati da contratti di diritto italiano, a volte da contratti di diritto estero. Nel primo caso si convertono in Nuove Lire, nel secondo caso rimangono in euro.
 
Qual è il risultato ? paradossalmente, entrambe le parti riscontrano un peggioramento della loro situazione finanziaria.
 
La Germania ragiona in euro, e subisce una svalutazione della parte dei suoi crediti regolati da contratti di diritto italiano (e convertiti in Nuove Lire).
 
L’Italia ragiona in Nuove Lire, e subisce una rivalutazione dei suoi debiti, per la parte regolata da contratti di diritto estero (che rimangono in euro).
 
La Germania si ritrova con crediti di minor valore, l’Italia con debiti di maggiore importo.
 
Se invece riflettiamo sullo scenario “uscita dall’alto”, che cosa cambia ?
 
La Germania converte i suoi costi e i suoi prezzi in Nuovi Marchi. Crediti e debiti si convertono anch’essi se sono governati da contratti di diritto tedesco. Altrimenti rimangono in euro.
 
In questo caso l’euro resta in essere come moneta utilizzata in Italia. Il riallineamento delle valute è sempre del 10 + 10 = 20% circa, quindi:
 
Cambio Nuovo Marco / dollaro USA: 1,47 (10% circa di rivalutazione)
Cambio euro “italiano” / dollaro USA: 1,21 (10% circa di svalutazione)
 
Riguardo alla situazione dei rapporti di debito e credito, anche in questo caso entrambe le parti riscontrano un peggioramento.
 
La Germania ragiona in Nuovi Marchi, e constata che i suoi crediti, per la parte regolata da contratti di diritto non tedesco, si sono svalutati (perché sono rimasti in euro).
 
L’Italia continua a ragionare in euro, e constata che i suoi debiti, per la parte regolata da contratti di diritto tedesco, si sono rivalutati (perché sono diventati Nuovi Marchi).
 
Perché il progetto CCF evita tutti questi problemi ?
 
Perché, emettendo e assegnando gratuitamente Certificati di Credito Fiscale a vari soggetti, tra i quali le aziende (in quantità dipendente dai costi di lavoro sostenuti) si produce un riallineamento del CLUP italiano al livello di quello tedesco, ma senza che nessun paese converta costi, prezzi, debiti e crediti in una valuta diversa.
 
In pratica i CCF consentono di risolvere i due principali problemi che oggi caratterizzano il sistema euro.
 
In primo luogo, eliminano le differenze di competitività all’interno dell’area euro (analogamente a quanto accadrebbe per effetto di una “spaccatura” della moneta unica e del conseguente riallineamento delle valute reintrodotte nei vari paesi).
 
In secondo luogo, nessuno si trova a dover subire una ridenominazione improvvisa dei suoi crediti o dei suoi debiti. Ridenominazione che, in caso di break-up dell’euro, è paradossalmente negativa per entrambi: il paese creditore rivaluta e subisce un calo dell’importo (espresso nella sua moneta) di una parte dei suoi crediti. Il paese debitore svaluta e subisce un aumento dell’importo (anche in questo caso, espresso nella sua moneta) di una parte dei suoi debiti.
 
Inoltre, questo schema di riforma consente ai paesi che ne hanno necessità di emettere quella che a tutti gli effetti è una moneta complementare (i CCF appunto) senza, tuttavia, che nessuno debba effettuare una manovra improvvisa, e potenzialmente disordinata e deflagrante, di fuoriuscita dal sistema euro.
 
Tra l’altro questo consente di discutere il progetto e affinarne le modalità di attuazione in piena trasparenza, mentre la “spaccatura” dovrebbe avvenire in segreto, in tempi rapidissimi e comunque con elevati rischi di fughe di notizie e di perturbazioni sui mercati finanziari.
 
E non si richiede alla Germania di rivalutare la propria moneta (quindi i suoi costi) rispetto a tutto il resto del mondo: non si verifica l’incremento da 1,34 a 1,47, con corrispondente perdita di competitività, di cui sopra.

2 commenti:

  1. ..ma, stando a Mosler, questo sistema, cmq non risolverebbe il problema dell'occupazione..cioe' sarebbe una manovra tampone..

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    1. E dove l'ha letto ? nelle dimensioni proposte, il progetto CCF riassorbe tutta la disoccupazione che si è creata dal 2007 ad oggi. Mosler tra parentesi ha scritto la prefazione del libro ("Una soluzione per l'euro") che ho scritto insieme a Giovanni Zibordi (editore Hoepli). Uscirà tra poche settimane e uno dei suoi principali argomenti (non l'unico) sarà questo progetto.

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