OTTO, possibili
problemi per privati il cui reddito si trasforma in Lire Fiscali, a fronte di
passività residue in euro (e come risolverli / prevenirli).
NOVE, possibili
problemi per aziende il cui reddito si trasforma in Lire Fiscali, a fronte di
passività residue in euro (e come risolverli / prevenirli).
La Riforma
Morbida prevede di introdurre uno strumento monetario sovrano (i Certificati di
Credito Fiscale, o CCF) a fianco dell’euro, e di utilizzarlo (da parte dello
Stato emittente) per integrare il reddito dei lavoratori, per ridurre il costo
effettivo del lavoro per le aziende, e per effettuare altre azioni di sostegno
della domanda.
In particolare,
l’assegnazione di CCF alle aziende, in quantità dipendente dai costi di lavoro
lordi sostenuti, viene effettuata in misura adeguata a riportare il Costo del
Lavoro per Unità di Prodotto (CLUP) italiano ai livelli dei paesi più
efficienti dell’Eurozona, e in particolare della Germania.
Questo permette
al recupero di domanda e di PIL di svilupparsi senza che la maggior domanda
produca maggiori importazioni nette, ed evitando quindi squilibri nei saldi
commerciali esteri.
Come visto in articoli precedenti, inoltre, lo Stato italiano anno dopo anno sosterrà quote
crescenti di spese pubbliche in Lire Fiscali, cioè in moneta utilizzabile per
soddisfare obbligazioni finanziarie (tasse e imposte in primo luogo) nei
confronti dello Stato medesimo.
E la crescente
introduzione di Lire Fiscali per sostenere quota di spesa pubblica alimenterà
anche la consuetudine al loro utilizzo da parte del settore privato nonché lo
sviluppo di un segmento specifico del mercato del credito (erogazione di
finanziamenti in Lire Fiscali).
L’abbandono
definitivo dell’euro per utilizzi correnti e la sua sostituzione con la Lira
Fiscale potrà avvenire, come si ipotizzava qui, qualche anno dopo l’avvio della
Riforma Morbida: per esempio, il 1° gennaio 2015 si introducono i CCF; il 1°
gennaio 2018 i prezzi al pubblico cessano di essere espressi in euro, vengono
emesse banconote e monete metalliche in Lire Fiscali, eccetera.
Per rimanere
fedeli al concetto di Riforma Morbida, nessun contratto dovrà essere
forzosamente convertito da euro a Lire Fiscali.
Questo potrebbe
creare difficoltà a cittadini e aziende che si trovano a operare in un’economia
che lavora, a questo punto, in Lire Fiscali – quindi i redditi di lavoro per
contratti stipulati successivamente all’avvio della Riforma sono in Lire
Fiscali, le aziende che operano sul mercato domestico conseguono proventi in
Lire Fiscali, eccetera – mentre mutui, debiti privati, e finanziamenti alle
imprese, almeno in parte sono ancora espressi in euro.
All’atto
pratico, comunque, il problema è di rilievo molto inferiore a quanto si
potrebbe temere, in primo luogo perché la Riforma Morbida non è basata su un
meccanismo di svalutazione: come visto, il riequilibrio del CLUP tra Italia e
altri paesi dell’Eurozona (Germania in particolare) viene effettuato riducendo
il carico fiscale effettivo sui costi di lavoro delle aziende.
La Lira Fiscale
non è quindi destinata, al momento del passaggio sopra indicato (e ipotizzato,
come si diceva, per il 1° gennaio 2018) ad essere negoziata sul mercato per un
valore sostanzialmente difforme da quello dell’euro.
Inoltre, nel
periodo intercorrente tra avvio della Riforma Morbida e passaggio finale alla
Lira Fiscale, molti contratti di finanziamento (anzi molti rapporti
giuridico-economico di qualsiasi natura: anche contratti di lavoro, pensioni,
affitti eccetera) saranno scaduti o saranno stati rinegoziati su base
volontaria.
Buona parte dei
rapporti contrattuali, in altri termini, saranno già in Lire Fiscali e non più
in euro, fin da prima del 2018.
Gli effetti di
trasferimento di ricchezza saranno quindi nettamente inferiori a quanto
avverrebbe in seguito a un break-up dell’euro, con conseguente automatica (e
forzata) trasformazione in Nuove Lire di tutta una serie di rapporti economici,
accompagnata a una significativa svalutazione della Nuova Lira rispetto
all’euro.
Casi particolari
potranno essere gestiti con provvedimenti di sostegno ad hoc, fermo restando
che, con ogni probabilità, si tratterà di fenomeni di importo molto modesto (in
confronto agli effetti di un break-up con svalutazione).
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