sabato 17 gennaio 2015

Il grande equivoco tra Bruxelles e Berlino


L’avvocato generale della Corte Europea di Giustizia ha emesso, il 13.1 scorso, la sua opinione sul ricorso della Corte Costituzionale tedesca nei confronti del “whatever it takes” di Draghi, il programma OMT che dà alla BCE la facoltà di acquistare illimitatamente (sia pure sotto certe condizioni) titoli di Stato emessi dai paesi membri dell’Eurozona.

Non è la sentenza definitiva (che richiederà ancora alcuni mesi) ma un parere preliminare che, tuttavia, costituisce un calco a cui la Corte generalmente si conforma.

La Corte Europea sta dicendo, nella sostanza, due cose alle Corte Costituzionale tedesca.

La prima è: tu non puoi invocare la Costituzione tedesca per opporti ad azioni di un organismo della UE.

La seconda: la formulazione della politica monetaria dell’Eurozona, peraltro, deve essere riservata alla BCE, in quanto gli stati nazionali e le loro banche centrali non ne possiedono le competenze.

La maggior parte dei commentatori ha visto, in tutto ciò, un semaforo verde alla partenza del programma di Quantitative Easing, largamente atteso per il prossimo 22 gennaio (en passant, e peraltro, del tutto inutile allo scopo di rilanciare l’economia dell’Eurozona. A giudizio di molti – me incluso, per quello che vale).

Invito a riflettere, tuttavia, su un tema a cui personalmente attribuisco molta più importanza. Tra Corte Europea e Corte Tedesca si è venuto a creare un conflitto che va ben al di là del (pur importantissimo) tema specifico. Si parla della prevalenza, o meno, dei trattati UE rispetto alle costituzioni degli stati membri.

L’attuale assetto di potere nell’ambito dell’Unione Europea, e dell’Eurozona in particolare, è basato su un patto non scritto. Si è formato un blocco di interessi che unisce la burocrazia di Bruxelles con lo stato più grande, per popolazione e per dimensioni dell’economia.

Bruxelles conterebbe molto di meno se non fosse fortemente sostenuta dalla Germania. Conterebbe ben poco, in realtà. Forse non molto più che ai tempi di De Gaulle il quale (si dice) quando il suo ministro degli esteri gli chiedeva lumi sul nome del funzionario destinato a occupare una determinata posizione presso la CEE, rispondeva “mandateci il più stupido”.

La Germania viene contraccambiata con un trattamento assolutamente privilegiato nell’interpretazione di accordi e trattati, e più ancora sulla loro disapplicazione. Nessuno si sogna nemmeno, ad esempio, di ipotizzare l’apertura di una procedura d’infrazione contro la Germania per lo sfondamento del limite surplus commerciale / PIL (oltre il 6% in sette degli ultimi otto anni), che è una palese violazione dei trattati.

Il blocco di potere, quindi, è chiaramente definito: la Germania conferisce autorità a Bruxelles, Bruxelles interpreta le regole (o le ignora del tutto, nel caso) nel senso più gradito alla Germania. Le classi politiche al governo negli altri paesi si allineano a condizione che questo assetto, che non è positivo per le loro popolazioni, tuteli invece i loro interessi clientelari e lobbistici. I grandi gruppi finanziari e industriali non mettono in discussione l’assetto di potere ma lo prendono come un dato di fatto perché, come sempre, hanno interesse a indirizzarlo ai loro fini: mai a metterlo in discussione (è il motivo per cui la Fiat era fascista nel 1936, democristiana nel 1956, e pronta a diventare comunista o quantomeno berlingueriana nel 1976).

All’apparenza è un blocco invincibile. Ci sono però due elementi da tenere in considerazione.

Il primo è che il progetto principale su cui la UE ha puntato le sue carte è la moneta unica europea e il sistema di accordi di governo delle economie dei vari stati, che sulla moneta unica s’impernia. E che sta producendo risultati catastrofici.

Il secondo è che tra Bruxelles e Berlino gli interessi sono stati fin qui allineati, ma l’obiettivo finale è profondamente differente.

Bruxelles punta all’unione politica, agli Stati Uniti d’Europa.

Berlino, NO. Per la Germania, l’Unione Europea è uno strumento di perseguimento dei propri interessi nazionali. I trattati UE valgono in quanto (a giudizio della Germania stessa, e l’organo deputato ad esprimere queste valutazioni è principalmente, appunto, la Corte Costituzionale di Karlsruhe) non confliggano con gli interessi tedeschi.

Il nodo viene al pettine in quanto l’euro ha innescato una crisi che, nell’opinione dei vari Monnet, Attali, Delors, Monti, Padoa Schioppa, Prodi (curiosamente, nessun nome tedesco in questo elenco…) doveva o dovrebbe creare le condizioni per il “grande salto in avanti” verso l’unione politica.

Ora ci siamo. E questo è anche il momento in cui viene allo scoperto l’equivoco. Se la Germania NON accetta l’unione politica (come ci sono parecchi motivi per ritenere) e se i costi di mantenere in essere questo sistema monetario superano, a un certo punto, i benefici ANCHE per la Germania, il passo successivo è lo scioglimento dell'unione monetaria.
Il resto è solo (per quanto importante) una questione di tempi e di modalità.

9 commenti:

  1. ottimo articolo. ma manca una cosetta. la germania non potrà accollarsi la colpa di aver fatto saltare l'euro (e quindi il mondo) come già fatto in passato. per il momento infatti non si tratta di unire politicamente l'europa (in un lontanissimo futuro forse si farà) ma solo di rendere solvibili i debiti sovrani europei che sono la causa della crisi europea che non ha nulla a che vedere con l'america.

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    1. La causa delle crisi dell'euro non sono i debiti sovrani, ma i debiti esteri (cioè gli squilibri di partite correnti) e i differenziali di inflazione in mancanza di cambio nominale, cioè la causa è proprio l'euro. Questa è ormai la lettura ortodossa della crisi, confermata anche dal vice presidente ECB Constancio in un famoso speech del 2013, qui: http://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2013/html/sp130523_1.en.html
      Merita lettura.

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    2. Modificare il sistema senza creare problemi di solvibilità, in particolare riguardo ai debiti sovrani, comunque è possibile. Vedi il post del 10.1.2015.

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    3. per zoe
      il target 2 è stato ampiamente fermato eppure la crisi continua a dimostrazione che quello è solo una conseguenza e non la causa. i debiti sovrani nascono dal socialismo dove tuto è a cario dello stato sia i ricchi e sia i poveri anche se i poveri ovviamente ne pagano le conseguenze maggiori. e l'inflazione invocata come soluzione da cattaneo distruggerà ancora di più le classi povere.
      anonimo 35

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    4. Il target 2 è stato fermato "distruggendo domanda interna" nei paesi in deficit commerciale (Monti dixit) e questo, ovviamente, non ha risolto la crisi. Va attuata un'azione espansiva della domanda rispettando il vincolo di equilibrio dei saldi commerciali. Tutto questo è possibile e senza creare inflazione (se non a livelli moderati e fisiologici, vedi qui).

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    5. per zoe
      constancio non dice affatto ciò che dici te. se la prende con lo shadow banking (anche se lo chiama "instabilità del credito") così come stanno facendo tutte le banche centrali. con la differenza che in europa il credito viene strumentalizzato in chiave negativa mentre in america viene visto solo come una cosa da regolamentare ma non da criticare. ecco perché l'europa uccide il mercato e salva le rendite mentre l'america lo fa ripartire.
      anonimo 35

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  2. poche parole ma, chiare e condivisibili . Finalmente da Ginevra arriva un'alt per Carlsruhe , mi domando che succederà il 22 cioè se draghi avrà il fegato di annunciare il Q.E. e per quale cifre , nonchè i criteri di ripartizione degli acquisti. A questo proposito vorrei sapere che ne pensi della mossa della BNS , cmq vada l'€ è carta straccia.....io per me spero che sia prodromico allo scioglimento dell' Ez ma forse sono una ingenua

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    1. E' un'indicazione che il sistema è instabile. Il che vuol dire che qualcosa di importante (di più importante dello sganciamento del franco svizzero, intendo) avverrà, e credo che ormai manchi poco. Lo scioglimento dell'eurozona è possibile, anzi in una qualche forma inevitabile (anche l'introduzione dei CCF / Moneta Fiscale è una forma di scioglimento...)

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    2. x carla
      da ginevra non arriva nessun alt. bensì un aiuto a impedire un eventuale bank run nel momento in cui l'euro si svaluterà. sarà cioè inutile portare soldi in svizzera (come nel 2012) in quanto la perdita (tassi negativi) sarà la stessa della svalutazione.

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