lunedì 7 dicembre 2015

Le bolle che non ci sono


Che il Quantitative Easing di Draghi non funzioni è ogni giorno più evidente, e l’opinione pubblica ne sta sempre più comprendendo le ragioni. Se stampi moneta ma pretendi nello stesso tempo di ridurre i deficit pubblici degli stati, non metti potere d’acquisto a disposizione di famiglie e aziende: al contrario, lo sottrai. Non è possibile incrementare i prezzi, né tantomeno recuperare domanda, occupazione e produzione, per questa via. Previsioni ripetute più volte, da anni, che i fatti hanno pienamente confermato.
 
Vale la pena tuttavia di soffermarsi su un’altra critica spesso formulata al QE, in questo caso molto meno a ragione: il rischio che il QE alimenti bolle speculative, ovvero la crescita dei prezzi di determinate attività finanziarie a livelli disallineati da valori “equilibrati”.
 
Questi rischi sono molto meno concreti di come vengono rappresentati. Il motivo è che la crescita impetuosa del prezzo di beni scambiati sui mercati dei capitali – azioni, immobili, metalli preziosi, materie prime – richiede fiducia nell’andamento dell’economia reale. Le bolle speculative si creano, in effetti, a seguito di un lungo periodo di crescita economica forte e stabile. Non è l’eccesso di creazione di base monetaria da parte delle banche centrali a produrle, e neanche tassi d’interesse particolarmente bassi. E’ l’eccesso di euforia generato da un contesto economico che è stato stabilmente positivo per lungo tempo.
 
Il crollo di Wall Street del 1929, la caduta del Nasdaq nel 2000, la crisi creditizio-immobiliare del 2008 non sono state prodotte dal QE o dalle banche centrali che avevano portato a zero i tassi d’interesse sui titoli di Stato. Nel periodo precedente alla crisi, l’economia era tonica e l’ultima cosa che le banche centrali si sognavano era di fare QE. La caduta a zero dei tassi d’interesse è la conseguenza della scoppio delle bolle finanziarie, non la causa della loro formazione.
 
In tutti i paesi oggi economicamente depressi, in particolare nell’Eurozona, non ci sono bolle né sul mercato azionario né su quello immobiliare. Non è in bolla neanche la borsa USA: analizzando le tendenze storiche, i valori attuali sono da considerare equilibrati (nel senso che investendo oggi, i rendimenti reali di lungo termine saranno in linea con le medie storiche), né alti né bassi. Per tacere del petrolio e delle altre materie prime, i cui prezzi non erano così contenuti da parecchi anni.
 
Un segmento importante del mercato dei capitali dove si vedono prezzi che possono essere considerati anomali in effetti c’è, ed è quello dei titoli di Stato. Ancora pochi anni fa, sarebbe stato difficilissimo prevedere rendimenti negativi, su scadenze fino a due anni per l’Italia, fino a dieci (!) per la Germania. E tassi negativi significano titoli senza cedola (cioè che non pagano interessi) con quotazioni superiori a 100. Quotazioni, quindi, superiori al prezzo di rimborso finale: presto soldi a qualcuno sapendo che me ne rimborserà di meno (oltre a non pagarmi interessi…).
 
Questa è sicuramente un’anomalia. Ma la sua origine non è l’euforia speculativa degli operatori finanziari. E’ il fatto che la BCE sta comprimendo al massimo i tassi d’interesse, acquistando titoli e dichiarando che continuerà nel QE fino a quando l’inflazione non sarà risalita a livelli prossimi all’obiettivo del 2%. E i tempi di questa risalita non sono prevedibili perché le politiche dell’Eurosistema si ostinano a non contemplare l’espansione fiscale – spesa pubblica, trasferimenti ai privati, riduzione di tasse – che è di gran lunga la via più rapida e sicura per far risalire i prezzi, tramite il rafforzamento di produzione e occupazione.

1 commento:

  1. Un chiarimento opportuno (poi mi riprometto di tornare sul punto prossimamente): per bolla speculativa s'intende un prezzo di mercato (per un'attività finanziaria o comunque per un bene d'investimento) scorrelato da qualsiasi sensata valutazione economica, ma che determinati investitori sono comunque disposti a pagare presumendo che il prezzo è inevitabilmente destinato a salire, sull'onda di una perdurante euforia.

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