per stabilizzare i
mercati finanziari, e anche per ottenere benefici tangibili riguardo all’evoluzione
economica dell’Eurozona ?
Di sicuro, nel
corso del prossimo comitato di politica monetaria della BCE (previsto appunto
per il 10 marzo) verranno annunciati ulteriori potenziamenti del programma di
Quantitative Easing – incremento di dimensioni, allungamento della durata,
possibile estensione delle tipologie di attività finanziarie acquistabili.
Inoltre, i tassi d’interesse
applicati ai depositi degli istituti di credito presso la BCE verranno ulteriormente
abbassati, o più esattamente verranno resi ancora più negativi.
In pratica, una
replica di quanto già fatto a dicembre scorso, in misura più accentuata –
soddisfacendo quindi le aspettative del mercato (che allora erano state
parzialmente disattese).
Quanto sopra è
sostanzialmente certo, ma purtroppo è anche pressoché inutile.
Le attuali
turbolenze dei mercati finanziari, e i segnali di rallentamento dell’economia
reale, nascono dalla carenza di domanda e dall’insufficiente potere d’acquisto presente
nel sistema economico, a cui si sono aggiunti fattori di notevole incertezza riguardo
alla stabilità del sistema bancario.
Questi ultimi
fattori d’incertezza sono strettamente connessi al quadro depresso in cui si
trova, ormai da sette anni, l’economia dell’Eurozona – che ha prodotto la
crescita dei crediti deteriorati in molti paesi, soprattutto del Sud. Ma anche all’assurda normativa sulle risoluzioni bancarie entrata in vigore il 1° gennaio scorso,
che mette potenzialmente a rischio i depositi senza che sia entrato in vigore
un adeguato meccanismo di garanzia.
Draghi dovrebbe, de minimis, rilasciare due
dichiarazioni.
In primo luogo, affermare che
nessuna banca “di rilievo sistemico” è a rischio, e lasciar chiaramente
intendere che in nessuna circostanza il sostegno BCE verrà meno. Niente
fallimenti e niente bail-in per nessuna
azienda di credito di dimensioni minimamente rilevanti, in altri termini.
In secondo luogo, lasciar
intravedere la possibilità che l’azione della BCE finalizzata a produrre un
incremento dell’inflazione si estenda ad interventi di sostegno del potere d’acquisto
di aziende e cittadini.
Azioni che possono
prendere la forma di “Helicopter Money” o di programmi di emissione di Certificati di Credito Fiscale nazionali. Che sono in grado non solo di
realizzare l’obiettivo BCE di riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2%,
ma anche e soprattutto di mettere finalmente termine all’Eurocrisi.
Quanto alla prima delle
due dichiarazioni, le probabilità che Draghi la rilasci mi appaiono
significative, direi anche sopra il 50%.
Quanto alla seconda,
le chances sono, almeno per ora, decisamente più basse. Ma vediamo.
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