Quando
finalmente ci si deciderà a immettere domanda nel sistema economico, la ripresa
potrebbe essere rallentata dal fatto che in questi anni c’è stata una forte
caduta di investimenti tecnici, e molte chiusure d’imprese ? potremmo, in altri
termini, scoprire che se riprende la domanda, manca l’offerta ?
Ho sentito
spesso esprimere questa preoccupazione, ma aneddoticamente. Non ho visto dati e
studi convincenti sul tema.
Naturalmente,
dopo il 2008 e soprattutto dopo il 2011, gli investimenti tecnici delle aziende
sono caduti pesantemente. Ma questo non significa che la capacità potenziale
dell’economia italiana sia scesa. Casomai, ritengo, è mancata la crescita che
in un periodo normale sarebbe stato logico attendersi.
Fallimenti e
discontinuità aziendali ovviamente ce ne sono stati parecchi, ma le
esportazioni sono comunque più alte oggi che nel 2008. Prova, questa, che dove
c’è domanda le aziende italiane vendono più di prima. E che quelle più vocate
all’export (che poi spesso sono le migliori) ci sono ancora tutte, se la cavano
discretamente e qualcuna, nonostante tutto, anche molto bene.
Quello che manca
è, evidentemente, la domanda interna.
E’ plausibile
che il percorso di ripresa abbia, in effetti, un’isteresi, nel senso che
inizialmente verrà riassorbita la disoccupazione e il sottoutilizzo di capacità
oggi esistente. Il che però implica – dato che il PIL reale italiano 2015 è
inferiore del 9% rispetto al 2007 – qualcosa come tre anni di crescita al 3%.
Poi, constatato
che il lungo periodo di stagnazione e depressione è alle spalle, si verificherà
anche un recupero degli investimenti tecnici. Il che per inciso può costituire
un elemento di intensificazione della ripresa, non nel primo paio d’anni ma
senz’altro successivamente.
Tra l’altro,
aver “saltato” un ciclo di investimenti tecnici può, paradossalmente, dare
effetti positivi a medio-lungo termine. Quando finalmente si riprenderà a
investire, l’azienda italiana avrà (in media) un’anzianità impiantistica
inferiore rispetto al concorrente estero.
Un altro
elemento a favore della tesi che non c’è un problema di contrazione dell’offerta
è che, diversamente, l’economia non sarebbe a rischio deflazione. Quando nei
primi anni Settanta l’”oil shock” ha pesantemente contratto il valore aggiunto
potenziale dell’economia (non per il venir meno di capacità fisica ma, in quel
caso, per l’aumento del costo degli input) è salita fortemente l’inflazione (e
non solo in Italia, ovviamente). Oggi non si vede nulla di tutto questo: al
contrario, Draghi non sa dove sbattere la testa per creare dinamica positiva
nei prezzi…
Nel momento in
cui, finalmente, si rivitalizzerà la domanda, non mi aspetto vincoli dal lato
della capacità del sistema economico di soddisfarla. Casomai, sorprese positive
riguardo a intensità e velocità del recupero.
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