Si è svolta pochi
giorni fa la consueta edizione settembrina dal workshop TEHA-Ambrosetti, che raduna periodicamente
a Cernobbio ampie porzioni del gotha imprenditorial-finanziario italiano ed
europeo (qualcuno l’ha definito un “festival dell’Unità per ricchi” ma non
credo vengano servite salamelle a pranzo e cena).
Non mancano mai
esponenti di primo piano dei vari organismi UE. Questa breve intervista è stata
ad esempio rilasciata al Sole 24Ore da Jeroen Dijsselbloem, ministro delle
finanze olandese nonché presidente dell’Eurogruppo – organismo che riunisce i
ministri economici dei paesi appartenenti all’Eurozona.
Credo sia utile
soffermarsi sulla parte finale – tre righe in tutto, appunto – della risposta
di JD a uno dei quesiti:
“Si parla spesso,
anzi sempre e solo, di squilibri “negativi”, come deficit e debito. Ma ci sono
paesi come la Germania e la sua Olanda che mantengono squilibri positivi non
necessariamente salutari per l’Eurozona, come i surplus delle partite correnti.
Non mi sembra che la Commissioni Europea applichi lo stesso zelo su questo
fronte”.
Le tre righe
finali della risposta:
“Tornando al
paragone con squilibri come deficit e debito non trovo che i surplus siano
particolarmente problematici. E poi come si fa a chiedere a un paese di
esportare di meno, di essere meno competitivo ?”
Viene spontaneo
notare che:
PRIMO, uno dei
maggiori responsabili della governance
del sistema UE – Eurozona dovrebbe curarsi del rispetto di tutte le regole; magari affermare che le ritiene inadeguate e
prodigarsi per ottenerne la modifica, ma nel frattempo notare, quantomeno, che
la non aderenza ai parametri è SEMPRE un problema, non in qualche caso sì e in
altri no.
SECONDO, gli
sbilanci di partite correnti sono assolutamente una delle cause delle catastrofiche disfunzionalità dell’Eurozona, e gli
sbilanci sono evidentemente frutto dei deficit di qualcuno che vanno di pari
passo, per elementari considerazioni aritmetiche, con i surplus di qualcun
altro.
TERZO, ridurre un
surplus commerciale non richiede a nessuno di diventare meno
competitivo e neanche di esportare di meno. Il surplus è la differenza tra
export e import, quindi il riequilibrio può avvenire senza ridurre le
esportazioni, e aumentando invece le importazioni. Aumentare le importazioni è
un risultato ottenibile adottando politiche espansive
della domanda interna: ad esempio incrementando gli investimenti pubblici, o
abbassando l’imposizione sulle retribuzioni (con conseguente aumento dei salari
netti e dei consumi). La Germania ha ampi margini di manovra per effettuare
azioni di questo genere, ma rifiuta di farlo.
Nelle sue tre
righe di risposta, Dijsselbloem dimostra un sovrano disprezzo, prima ancora che
per la macroeconomia, per l’aritmetica. Inoltre supera in bello stile il
principio secondo cui “le regole per qualcuno si applicano, e per qualcun altro si
interpretano”.
JD va al
di là di questo: le regole dell’Eurosistema – e tra Bruxelles e Francoforte non
è l’unico a pensarla così, sospetto – in qualche caso esistono, in altri no.
Non si chiama interpretazione,
si chiama arbitrio puro.
Poi, domandatevi
pure perché le performances economiche dell’Eurozona siano la catastrofe economico-sociale che
sono, e perché le forze politiche eurocritiche stiano guadagnando terreno
dappertutto…
Grande Cattaneo..... La logica è una sola!
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