I problemi del
sistema bancario italiano sono, durante il mese di agosto, momentaneamente
passati in secondo piano, ma non c’è dubbio che stiano per tornare sotto i
riflettori, in particolare con riferimento alla complessa situazione di Monte
dei Paschi di Siena.
E’ stata
annunciata un’articolata operazione che, con il coinvolgimento di JP Morgan e
di Mediobanca, dovrebbe imperniarsi su una combinazione di aumento di capitale e
di cessione di crediti deteriorati. Ma non sono chiari né data, né importi, né forme
di coinvolgimento (bail-in ?) degli obbligazionisti subordinati (solo istituzionali,
o anche investitori individuali ?).
In altri termini
non è chiaro nulla, se non che un’operazione andrà fatta.
Periodicamente,
qualche opinionista cita la possibilità di un intervento effettuato utilizzando
i fondi UE – vedi qui, pochi giorni fa, Luigi Zingales. E un’argomentazione
ricorrente è che non bisogna impressionarsi per l’immagine negativa che
trasmetterebbe il ricorso a sostegni esterni. In fondo la Spagna l’ha fatto nel
2012, e i problemi del sistema bancario sono stati – almeno pare – risolti.
Continua a
sfuggire, tuttavia, che la Spagna ha “svoltato l’angolo” perché l’economia dopo
il 2012 ha cominciato a produrre decorosi tassi di crescita – che in Italia
continuano a non vedersi. E a cominciato a produrli per un motivo molto
semplice: non ha fatto austerità ai livelli imposti all’Italia, tra fine 2011 e
2012, dal governo Monti. Ha mantenuto il rapporto deficit pubblico / PIL al 9%
medio per tre anni consecutivi, poi ha lasciato che si riducesse gradualmente
grazie alla ripresa – ma comunque è tuttora sopra il 5%.
Inoltre la
Spagna, nonostante avesse concordato con la commissione UE livelli di deficit
ben più alti dei nostri, li ha anche sforati, senza che poi la commissione avesse il
coraggio di imporre sanzioni.
Le riflessioni
da fare, mi sembra, sono due. In primo luogo ricapitalizzare le banche è una “pezza”
che si mette su una situazione traballante: ma il risanamento lo fa il riavvio
della crescita. Altrimenti i crediti deteriorati – che nell’immediato vengono “tamponati”
grazie agli interventi esterni – ricominciano a formarsi, e dopo poco tempo si
ritorna alla situazione originaria (o peggio).
L’altra
riflessione è che la Spagna si trova oggi in una situazione tutt’altro che
ottimale (vedi la disoccupazione ancora altissima) ma viaggia su un trend
sicuramente migliore dell’Italia, per una ragione fondamentale: ha abbracciato
l’austerità molto a parole, e molto meno a fatti. Non ha contestato in linea di
principio le prescrizioni UE, ma ha fatto molta, molta melina nell’applicarle
(un po’ quello che intendeva fare Berlusconi, più o meno…) rispetto a quanto è
avvenuto qui – da Monti in poi.
Un corollario è
che le prescrizioni UE non sono affatto vincolanti come da noi la stampa
filogovernativa di solito racconta. Almeno in parte, sono la giustificazione
per fare qualcosa che le autorità italiane hanno deciso di fare, scaricandone
(“ce lo chiede l’Europa”) la responsabilità sulla UE (che ha il torto,
beninteso, di prestarsi al gioco).
Tornando alle
banche: il “tampone” per MPS si troverà, perché nessuno si può permettere una
deflagrazione. Ma la soluzione dei problemi dell’Eurosistema (di cui, in
Italia, la situazione del sistema bancario è una conseguenza, non la causa)
passano sempre e comunque dall’adozione di forti politiche di rilancio della domanda.
Invocare l’intervento
UE scordando quest’ultimo “dettaglio” porta - parecchio - fuori strada, a mio modesto avviso…
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