In questo articolo, e in forma più estesa in questo paper, Thomas Fazi e Guido Iodice
propongono uno schema di “stimolo fiscale decentralizzato” per l’Eurozona.
L’idea è di permettere
agli stati attualmente in difficoltà di adottare politiche fiscali espansive,
finanziate da emissioni sottoscritte e mantenute in portafoglio da investitori residenti
nei paesi che le pongono in atto.
Altrimenti detto,
l’Italia potrebbe incrementare il deficit e il debito pubblico (ad esempio) di
tre punti percentuali, purché sussista un impegno a far sì che il maggior
debito (maggiore, s’intende, rispetto agli impegni di riduzione concordati con
la UE) venga sottoscritto stabilmente da investitori nazionali, e finanziato
quindi da risparmio interno al paese.
Rispetto alla
soluzione Moneta Fiscale, una differenza è che si ha, all’avvio della proposta,
un incremento di debito pubblico, che la proposta MF invece evita (appunto
perché si emette MF e non debito).
A termine, nella
proposta F-I il maggior debito iniziale è riassorbito dalla crescita del PIL e
quindi dal maggior gettito fiscale. Nella proposta MF, analogamente, gli sconti
fiscali sono compensati dal maggior gettito.
In entrambi i
casi, la BCE si impegna ad agire come prestatore di ultima istanza e quindi a
mantenere contenuti gli spread tra i debiti pubblici dei vari paesi, purché:
nella
proposta F-I,
il maggior debito rimanga stabilmente nel portafoglio di investitori residenti,
fino al momento in cui viene riassorbito.
nella
proposta MF,
non si emetta mai maggior debito, ma soltanto Moneta Fiscale.
Se sorge qualche
tipo di problema, nella proposta F-I occorrerà agire con l’estensione (temporale
e/o dimensionale) del vincolo di portafoglio (cioè dell’impegno a far sì che il
maggior debito emesso e non ancora riassorbito dalla crescita continui a essere
detenuto da residenti). Nella proposta MF, si interviene (sempre se necessario)
con le clausole di salvaguardia non procicliche.
La logica dei due
schemi ha molti punti di contatto, e sicuramente entrambi possono, sul piano
tecnico, funzionare. In effetti la proposta F-I può essere considerata una
modalità di applicazione di quanto descritto qui al punto SEI, mentre la MF
corrisponde al punto OTTO.
La proposta F-I ha
il vantaggio che il debito emesso viene sottoscritto da investitori in cambio
di euro: ed è con gli euro che si effettuano le necessarie azioni espansive –
aumenti di spesa pubblica o riduzioni di tasse.
Nella proposta MF,
si emette invece un nuovo tipo di strumento monetario, la cui valutazione di
mercato ha quindi un certo grado di aleatorietà – anche se, essendo
utilizzabile per pagare tasse, con un periodo di validità indefinitamente
esteso a partire dalla data iniziale di utilizzabilità, l’alea in merito al valore
di mercato della MF è in effetti molto modesta (purché non si ne emetta in modo
abnorme, s’intende: ma non ce n’è necessità).
La proposta MF ha,
da parte sua, il pregio di poter essere adottata senza alcuna necessità di
rivedere trattati o regolamenti Eurostat. Il debito non aumenta mai, e la
proposta può in effetti essere considerata il modo per rispettare rigorosamente
gli obiettivi del Fiscal Compact (che altrimenti risulterebbero, come infatti
stanno risultando, ineseguibili, dando luogo a continue revisioni e
sforamenti). La proposta MF può quindi essere adottata senza chiedere nulla a
nessuno. Gli accordi sulla dinamica di deficit e debito vengono rispettati alla
lettera, e l’impegno della BCE ad agire come prestatore di ultima istanza già
consegue dal programma OMT.
Quest’ultimo punto
è di importanza tutt’altro che trascurabile. La proposta F-I richiede una
revisione di trattati e regolamenti che deve essere concordata con gli organi
UE e con gli stati membri dell’Eurozona. Il problema è che non sembra
sussistere alcuna volontà politica di procedere in questo senso.
La proposta MF non
richiede, al contrario, nulla di tutto ciò. Può essere adottata da un singolo
stato membro in piena autonomia, senza violare nessuno dei trattati, e anzi potendo legittimamente affermare che
si sta agendo in modo da rispettarli.
Come la mettiamo con il problema della perdita di competitività dovuta ai differenziali di inflazione (rispetto alla Germania) che si avrebbero in caso di aumento della domanda interna?
RispondiEliminaSia nel caso del progetto MF che della proposta F-I, il problema si risolve destinando una parte dell'azione espansiva alla riduzione del cuneo fiscale. Vedi i post del 17.9.2015 (punto 9), del 15.9.2013 e del 14.2.2013.
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