Ci sarà, negli
USA, una svolta di politica economica ? con ogni probabilità sì, soprattutto
nel senso di politiche fiscali maggiormente espansive, che lasciano pensare a
un’accelerazione della crescita già a partire dal 2017.
Per la verità
anche Hillary Clinton (e lo stesso Obama) si erano espressi a favore di
programmi di investimenti pubblici in infrastrutture. Ma aveva (Obama) o
avrebbe avuto (Clinton) il problema insormontabile di congresso e senato a
maggioranza repubblicana, che avrebbero bloccato azioni di questo tipo se
proposte da un presidente democratico.
Trump questo
problema non lo avrà. Ha accennato a numeri significativi (1.000 miliardi di
dollari in quattro anni ?) attuati tramite (qui la cosa sarà da chiarire) partnerships
pubblico / privato e incentivi fiscali sotto forma di “tax credits”
(cartolarizzabili e cedibili ? ai lettori di questo blog dovrebbe ricordare qualcosa… ).
Si parla anche
di riduzioni d’imposta, sperabilmente rivolti in misura significativa alle
fasce sociali disagiate e alla classe media impoverita, il vero motore del
sorprendente successo elettorale di Trump.
Un programma di
espansione fiscale significativo dovrebbe finalmente portare l’economia USA
fuori dalla trappola della liquidità: il mercato obbligazionario sembra
crederci, come indicato dai rendimenti dei titoli di stato a 10 anni, passati dall’1,6% scarso di poche settimane fa a oltre il 2,1%.
Cambi: la
combinazione di ripresa economica e tassi d’interesse in salita dovrebbe spingere
il dollaro al rialzo, ma questo peggiorerebbe il deficit commerciale e diluirebbe,
quindi, l’effetto espansivo delle azioni fiscali. E d’altra parte il livello
attuale – 1,085 contro euro – è probabilmente già sopravvalutato di un 10%,
forse anche di un 15%.
In effetti agli
USA farebbe comodo un dollaro più debole
contro euro, ma questo aggraverebbe la sempre problematica e precaria
situazione dell’Eurozona. La cosa più sensata sarebbe accettare un cambio
all’incirca invariato a condizione
che anche dall’altra parte dell’Atlantico finalmente cada il mantra
dell’austerità e si attui una significativa espansione fiscale, quantomeno nei
paesi tuttora in difficoltà – cioè più o meno tutti meno la Germania - e per
almeno un paio di punti di PIL.
Questo
risolverebbe ovviamente anche molti dei guai prodotti dall’Eurocrisi. Gli USA
premeranno in questa direzione, speriamo che l’euro-autolesionismo venga
finalmente meno.
Accordi
commerciali: Trump è stato eletto su una piattaforma di forte critica della
globalizzazione e dei suoi effetti negativi sulla classe media sempre più
marginalizzata e impoverita. Non credo a guerre commerciali, ma al blocco
definitivo del TTIP e del TTP, forse anche alla revisione del NAFTA. E in
generale ad azioni – si vedrà quanto efficaci – orientate a isolare il
lavoratore USA dagli impatti più violenti della concorrenza dei paesi a basso
costo del lavoro.
Resteranno
sparate propagandistiche senza seguito il muro al confine col Messico, la
deportazione degli immigrati irregolari, il bando all’ingresso di musulmani. Ma
un atteggiamento più restrittivo nei confronti dell’immigrazione sicuramente ci
sarà.
In politica
estera, molto positivo è l’orientamento a porre termine all’avventurismo in
Medio Oriente e a ricercare un dialogo cooperativo e distensivo con Mosca. Che
per l’Europa comporterebbe il non disprezzabile effetto collaterale del venir
meno delle sanzioni alla Russia.
Fin qui ci
sarebbe da essere ottimisti. Dove sono i dubbi ? In ordine crescente di
potenziale importanza:
Regolamentazione
del mercato finanziario: si parla di riliberalizzare, e riaffiorano quindi i
fantasmi del 2008. Ma i segnali sono disomogenei: annullamento del Dodd-Frank da un lato (ma quanto è stato realmente efficace ?) reintroduzione del Glass-Steagall dall’altro… scenari non chiari, o meglio contraddittori.
Sanità: si parla
di annullare l’Obamacare, sul quale personalmente non ho un’opinione. Un
disastro forse non è, un successo incontestabile neanche. Tutto dipende da che cosa
lo sostituirà. La soluzione migliore sarebbe il single-payer system all’europea – interventi direttamente a carico
del settore pubblico – ma bisognava eleggere Bernie Sanders…
Ambiente: Trump
è, semplicemente, negazionista sul global
warming. A giudizio di molti, si rischia di perdere l’ultima finestra di
opportunità per evitare danni climatici di portata difficilmente valutabile.
Anche qui non ho opinione – ho cercato di farmela, ma ancora non so a chi
credere. Certo è inquietante.
Nessun commento:
Posta un commento