sabato 12 novembre 2016

Che cosa succede con Trump

Ci sarà, negli USA, una svolta di politica economica ? con ogni probabilità sì, soprattutto nel senso di politiche fiscali maggiormente espansive, che lasciano pensare a un’accelerazione della crescita già a partire dal 2017.

Per la verità anche Hillary Clinton (e lo stesso Obama) si erano espressi a favore di programmi di investimenti pubblici in infrastrutture. Ma aveva (Obama) o avrebbe avuto (Clinton) il problema insormontabile di congresso e senato a maggioranza repubblicana, che avrebbero bloccato azioni di questo tipo se proposte da un presidente democratico.

Trump questo problema non lo avrà. Ha accennato a numeri significativi (1.000 miliardi di dollari in quattro anni ?) attuati tramite (qui la cosa sarà da chiarire) partnerships pubblico / privato e incentivi fiscali sotto forma di “tax credits” (cartolarizzabili e cedibili ? ai lettori di questo blog dovrebbe ricordare qualcosa… ).

Si parla anche di riduzioni d’imposta, sperabilmente rivolti in misura significativa alle fasce sociali disagiate e alla classe media impoverita, il vero motore del sorprendente successo elettorale di Trump.

Un programma di espansione fiscale significativo dovrebbe finalmente portare l’economia USA fuori dalla trappola della liquidità: il mercato obbligazionario sembra crederci, come indicato dai rendimenti dei titoli di stato a 10 anni, passati dall’1,6% scarso di poche settimane fa a oltre il 2,1%.

Cambi: la combinazione di ripresa economica e tassi d’interesse in salita dovrebbe spingere il dollaro al rialzo, ma questo peggiorerebbe il deficit commerciale e diluirebbe, quindi, l’effetto espansivo delle azioni fiscali. E d’altra parte il livello attuale – 1,085 contro euro – è probabilmente già sopravvalutato di un 10%, forse anche di un 15%.

In effetti agli USA farebbe comodo un dollaro più debole contro euro, ma questo aggraverebbe la sempre problematica e precaria situazione dell’Eurozona. La cosa più sensata sarebbe accettare un cambio all’incirca invariato a condizione che anche dall’altra parte dell’Atlantico finalmente cada il mantra dell’austerità e si attui una significativa espansione fiscale, quantomeno nei paesi tuttora in difficoltà – cioè più o meno tutti meno la Germania - e per almeno un paio di punti di PIL.

Questo risolverebbe ovviamente anche molti dei guai prodotti dall’Eurocrisi. Gli USA premeranno in questa direzione, speriamo che l’euro-autolesionismo venga finalmente meno.

Accordi commerciali: Trump è stato eletto su una piattaforma di forte critica della globalizzazione e dei suoi effetti negativi sulla classe media sempre più marginalizzata e impoverita. Non credo a guerre commerciali, ma al blocco definitivo del TTIP e del TTP, forse anche alla revisione del NAFTA. E in generale ad azioni – si vedrà quanto efficaci – orientate a isolare il lavoratore USA dagli impatti più violenti della concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro.

Resteranno sparate propagandistiche senza seguito il muro al confine col Messico, la deportazione degli immigrati irregolari, il bando all’ingresso di musulmani. Ma un atteggiamento più restrittivo nei confronti dell’immigrazione sicuramente ci sarà.

In politica estera, molto positivo è l’orientamento a porre termine all’avventurismo in Medio Oriente e a ricercare un dialogo cooperativo e distensivo con Mosca. Che per l’Europa comporterebbe il non disprezzabile effetto collaterale del venir meno delle sanzioni alla Russia.

Fin qui ci sarebbe da essere ottimisti. Dove sono i dubbi ? In ordine crescente di potenziale importanza:

Regolamentazione del mercato finanziario: si parla di riliberalizzare, e riaffiorano quindi i fantasmi del 2008. Ma i segnali sono disomogenei: annullamento del Dodd-Frank da un lato (ma quanto è stato realmente efficace ?) reintroduzione del Glass-Steagall dall’altro… scenari non chiari, o meglio contraddittori.

Sanità: si parla di annullare l’Obamacare, sul quale personalmente non ho un’opinione. Un disastro forse non è, un successo incontestabile neanche. Tutto dipende da che cosa lo sostituirà. La soluzione migliore sarebbe il single-payer system all’europea – interventi direttamente a carico del settore pubblico – ma bisognava eleggere Bernie Sanders…


Ambiente: Trump è, semplicemente, negazionista sul global warming. A giudizio di molti, si rischia di perdere l’ultima finestra di opportunità per evitare danni climatici di portata difficilmente valutabile. Anche qui non ho opinione – ho cercato di farmela, ma ancora non so a chi credere. Certo è inquietante.

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