Prendendo spunto
da una serie di considerazioni di Enrico Grazzini, qui di seguito riassumo una
serie di obiezioni che vengono frequentemente rivolte al progetto Moneta Fiscale (MF) – nonché le argomentazioni a
contrario.
UNO: la MF all’emissione deve essere
immediatamente contabilizzata come debito pubblico. Questo non è vero né ai
sensi dei regolamenti Eurostat né dei trattati, in quanto la MF non dà luogo,
in nessuna circostanza, a un impegno di pagamento da parte dello Stato.
Naturalmente i bilanci di previsione dovranno tener conto dei futuri sconti
fiscali, ma questo sarà compensato dall’incremento del PIL e del gettito,
nonché, eventualmente, dall’utilizzo delle clausole di salvaguardia non procicliche
previste nell’ambito del progetto MF.
DUE: l’effetto espansivo della MF non ci sarà, o
comunque sarà insufficiente. Che il moltiplicatore keynesiano sia maggiore
di uno in periodi di crisi (e quindi di fortissimo sottoutilizzo delle risorse
produttive, nonché di tassi d’interesse tendenti allo zero) è fortemente
comprovato sia dalla teoria che da molteplici studi recenti (vedi tra i
moltissimi qui Blanchard-Leigh, e qui Krugman – che
analizza dati reali, non presunti o previsionali, e determina un moltiplicatore
1,5 per l’Eurozona, nelle attuali condizioni di domanda depressa).
Del resto, il
fallimento delle politiche di austerità è proprio dovuto al fatto che le azioni
fiscali restrittive (tagli di spesa e aumenti di tasse) hanno innescato
contrazioni di PIL più che proporzionali: anche questa, una chiara indicazione
di moltiplicatore keynesiano elevato. In ogni caso, il progetto MF regge anche
con ipotesi molto più cautelative in merito al moltiplicatore.
TRE: UE e BCE si opporranno al progetto MF.
Il progetto MF non viola alcun trattato né alcun regolamento, non produce la
rottura dell’euro, e non produce indebitamento. In effetti, permette di avviare
la costante riduzione del rapporto debito pubblico / PIL, raggiungendo gli
obiettivi che il Fiscal Compact si propone di (ma attualmente non riesce a)
conseguire.
La MF, va
ricordato, è uno strumento di natura fiscale e rientra nella piena sovranità
del governo e del parlamento italiano. Non richiede alcuna autorizzazione da
parte di UE o BCE.
QUATTRO: i mercati reagirebbero negativamente al
progetto MF, temendo che il meccanismo si possa inceppare producendo squilibri
nei flussi di incasso / pagamento statali. Naturalmente prevedere
l’atteggiamento dei mercati è un esercizio sempre, in misura più o meno
accentuata, aleatorio. Il progetto MF dà, peraltro, ampie garanzie, sulla base
di previsioni realistiche e anche di analisi di sensitività molto cautelative,
di produrre:
la ripresa della
crescita a tassi sostenuti;
due anni di
surplus nei flussi di cassa pubblici (quelli intercorrenti tra l’avvio e il
primo periodo di utilizzabilità degli sconti fiscali);
la stabilizzazione
del debito pubblico in valore;
la costante
riduzione del rapporto debito pubblico / PIL.
Le clausole di
salvaguardia sono ulteriori tutele in grado di gestire sfasamenti dovuti a
fenomeni negativi congiunturali o di altra natura.
Ipotetici fenomeni
speculativi su titoli di Stato possono essere contrastati, inoltre, rendendoli
anch’esse utilizzabili per sconti fiscali futuri e quindi fissandone una soglia
minima di valore, valida in qualsiasi circostanza.
Va anche
sottolineato che nessuna azione speculativa sui titoli di Stato italiani ha
alcuna possibilità di produrre effetti significativi fintantoché rimane in
essere il “whatever it takes” della BCE, ovvero l’impegno a garantire la
solvibilità degli stati membri nell’ambito del programma OMT. E la cessazione
di questo impegno implica peraltro un fortissimo rischio di completa
deflagrazione dell’Eurozona – che era sul punto di concretizzarsi nel luglio
del 2012, e fu arrestata appunto dall’ormai celebre dichiarazione di Mario
Draghi.
Non si capisce su
quale base legale la BCE potrebbe interrompere l’impegno ad attivare (se
necessario) il programma OMT nel momento in cui si pone in atto il progetto MF
con modalità tali da assicurare la stabilizzazione del debito pubblico in un
contesto di ripresa economica. Ancora più difficile appare argomentare per
quali ragioni la BCE dovrebbe intraprendere azioni che implicano una minaccia
esistenziale per l’Eurozona e, di conseguenza, per la BCE stessa.
IN CONCLUSIONE:
nessuna azione di politica economica è completamente prevedibile nei suoi
effetti ed esente da qualsiasi tipo di rischio. Ma il progetto MF appare di
gran lunga la via più affidabile e concretamente praticabile per risolvere le
disfunzioni dell’Eurosistema e per porre termine all’attuale, gravissima crisi
economica.
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