mercoledì 16 novembre 2016

Ripassare i CCF




Certificati di Credito Fiscale: non esattamente una moneta, ma qualcosa di simile





CCF: titoli che danno diritto a ridurre pagamenti per imposte, e in generale per obbligazioni finanziarie di qualsiasi natura, dovuti al governo che li emette.





Due anni dopo la loro emissione, i CCF consentono di ridurre pagamenti per tasse, contributi sociali, multe, eccetera.





I CCF saranno quotati sui mercati finanziari, come qualsiasi altro titolo di Stato.





Il loro valore sarà leggermente più basso ma molto vicino al nominale. Non hanno rischio di insolvenza perché non sono soggetti a rimborso.





I CCF potranno anche circolare come mezzo di pagamento, per esempio in combinazione con carte di credito.







Benefici dei CCF





I CCF potranno essere assegnati gratuitamente a una pluralità di soggetti:





Lavoratori sia dipendenti che autonomi, per incrementare il loro potere d’acquisto.





Imprese in funzione dei costi di lavoro lordi da esse sostenuti, per ridurli – ottenendo un immediate recupero di competitività.





Nonchè per finanziare o co-finanziare spese sociali e investimenti pubblici.





Effetti:

Maggiore domanda interna.

Recupero di competitività per le aziende.





===> Ripresa di PIL e occupazione, senza creare squilibri commerciali esteri.








I CCF non sono debito: sono una forma di moneta complementare – ma non conflittuale con l’euro





I CCF non sono debito in quanto il governo emittente non assume impegni di rimborso.





Non ledono comunque il monopolio di emissione monetaria della BCE, che riguarda la moneta ad accettazione obbligatoria in tutta l’Eurozona.





Solo il governo che li emette si impegna, per legge, ad accettare i CCF per ridurre obbligazioni finanziarie nei suoi confronti. Questa è la fonte del valore dei CCF.








Emissione e allocazione dei CCF: principi base





Chiudere l’attuale output gap.

Ridurre la disoccupazione ai livelli pre-2008.

Incrementare l’inflazione all’obiettivo BCE del 2%.

Evitare squilibri commerciali esteri.





Inoltre, il programma è in grado di ottenere quanto segue:

Equilibare, ogni anno, il saldo tra incassi e pagamenti pubblici in euro.

Ridurre gradualmente e costantemente il rapporto debito pubblico / PIL.





Ricordare: i CCF non sono debito.

Il governo emittente si impegna ad accettare i CCF per ridurre imposte future, non ha rimborsarli. Nessuno può forzarlo al default.


Programma CCF per l’Italia



                                                                 2017  2018 2019 2020 2021 2022

Emissioni di CCF – miliardi                         30      60      90    120  120  120

Impieghi di CCF                                                              30       60      90   120





Le emissioni annue di CCF aumenteranno gradualmente fino a 120 miliardi.



Va ricordato che il PIL reale italiano 2015 è 8% inferiore al livello 2007: circa 140 miliardi in meno.



La caduta di PIL è interamente alla domanda interna (consumi e investimenti). Le esportazioni sono maggiori, il che indica come il potenziale produttivo italiano permetterà, in pochi anni, di recuperare almeno i livelli di PIL 2007.



2007           2015          

PIL                                1.783          1.642          -141   -7,9%

Consumi                        1.385          1.313          -72     -5,2%

Investmenti                       386             273           -113   -29,3%

Export                               478             494           +16    +3,3%

Import                               475             442          -33     -6,9%

Surplus commerciale           +3              +52         

(Fonte: ISTAT – dati a potere d’acquisto costante 2015)





L’intervallo di due anni tra emissione e utilizzo dei CCF permette all’economia di recuperare e di generare gettito fiscale lordo sufficiente a compensare gli sconti fiscali ottenuti mediante i CCF stessi.






Clausole di salvaguardia





La UE richiede agli stati membri dell’Eurozona di compensare, aumentando le tasse o riducendo la spesa pubblica, qualsiasi differenza rispetto ad obiettivi prestabiliti di riduzione dei deficit pubblici.





Ma in una situazione di domanda depressa si tratta di azioni procicliche: deteriorano l’economia e peggiorano, invece di migliorare, lo stato delle finanze pubbliche.





Il programma CCF può prevedere al contrario un sistema di “clausole di salvaguardia” flessibili ed efficaci:





Non tagliare spese, ma pagarne alcune in CCF e non in euro.

Se sono necessari incrementi di tasse, compensare il contribuente con emissioni di CCF.

Ridurre il debito pubblico con emissioni di CCF di lunga scadenza.

Proporre, su base volontaria, ai titolari di CCF l’opzione di differirne l’utilizzo, riconoscendo un interesse.





Si ottiene in questo mondo, senza alcun effetto prociclico sull’economia:

===> Il saldo zero, in ogni singolo anno, tra incassi e pagamenti in euro.

===> Nessun incremento nel valore assoluto del debito pubblico in circolazione.

===> La costante riduzione del rapporto debito pubblico / PIL.


7 commenti:

  1. Dr.Cattaneo, perché - secondo Lei - a fronte di tutti questi oggettivi benefici sull'economia italiana i CCF non sono stati ancora adottati?
    Forse non stanno bene ai nostri "amici" tedeschi oppure non hanno ancora finito di spolpare l'Italia (Unica vera e temibile concorrente della "Grosse Deutschland uber alles")?

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    1. Perché abbiamo al governo persone legate mani e piedi alla UE e a ciò che gli gira intorno, che hanno fatto carriera o che sperano di farla nell'ambito di quel sistema, che hanno sostenuto linee di politica economica del tutto difformi dall'analisi sottostante alla proposta CCF, che anche di fronte all'evidenza non possono ammettere troppo platealmente di essersi completamente sbagliati e di aver creato danni enormi senza alcuna ragione... poi ci sono ampi segmenti di establishment politico che semplicemente non hanno competenze economiche adeguate a capirla e a valutarla.
      La crisi si risolverà - via CCF o in altro modo - in conseguenza di un cambiamento di assetto politico. Come ho detto nei commenti di altri post, le strutture tecniche di vari ministeri conoscono la proposta e non hanno riscontrato motivi per non poterla attuare. Ma (cito) "non hanno per il momento ricevuto input politici"...

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    2. Insomma caro prof. come sempre accadrà che "mentre il medico si attarda a studiare il male e a cercare la terapia giusta da adottare il malato se ne va all'altro mondo"... mi sembra che di recente si sia compreso e si stia cercando di adottare un metodo di riduzione del carico fiscale ma, a causa della modesta entità, i propagandati risultati economici risultano da prefisso telefonico sul PIL.
      Ben diverso sarebbe l'impatto di una trentina di miliardi l'anno di abbattimento di carico fiscale anche perché, se ho ben compreso, i CCF sono strettamente impiegabili solo per fini fiscali e questo ci consentirebbe, in un certo senso, di riappropriarci di una sorta di signoraggio "in nuce".
      La ringrazio per la cortese risposta e per la chiarezza della sua esposizione del progetto Moneta Fiscale che, nel mio piccolo, cercherò di portare a conoscenza di una maggiore platea. Forse, in questo modo, si potrà creare un movimento d'opinione che possa sospingere l'idea...di stare meglio e non morire più a causa dell'€uro

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    3. Per ridurre il carico fiscale e anche per espandere, dove opportuno, spesa sociale e investimenti pubblici (perché i CCF sono una vera e propria Moneta Fiscale, come spesso li denominiamo).

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  2. Caro Sig. Cattaneo,
    Lei a senz'altro ragione per quanto riguarda gli effetti istantanei dei CCF all'interno di Italia. Pero mi sembra impossibile che un tale aumento di denaro (Euro più CCF) non possa creare dell'inflazione nei prodotti pagabili in CCF.
    1. L'effetti del sul turismo è facile vedere: la competitività scende e il settore del turismo sarà severamente daneggiato. Che dirrà la gente se deve pagare 30,- CCF per la pizza?
    2. I prezzi elevati dei immobili resteranno tali perché non si possono pagare con CCF.
    3. Siccome l'inflazione nazionale italiano influisce sul tasso al livello della UE, la BCE sarà eventualmente costretto di alzare il tasso d'interesse (anche se in questo memento non è probabile con Don Draghi alle redini), e, si il esempio trova imitatori fra paesi come la Grecia, l'Espagna, il Portugallo e addirittura la Francia (chi porta un debito nazionale molto pesante), sara la fine della EUROZONE come lo conosciamo oggi.

    Le pressioni sui protagonisti politici si possono immaginare perché questo fine non accadrà.

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    1. Oggi l'inflazione è TROPPO BASSA, non troppo alta (lo ripete costantemente la BCE stessa), e lo è precisamente nei paesi per i quali avrebbe senso incrementare la domanda interna. In ogni caso, in presenza di un massiccio sottoutilizzo di capacità produttiva (situazione italiana odierna) l'impatto inflattivo dell'emissione di CCF è modesto (in realtà grosso modo proprio quanto serve a centrare gli obiettivi della BCE stessa). E assegnando CCF anche alle aziende (in funzione dei costi di lavoro sostenuti) il cuneo fiscale effettivo scende, e la competitività migliora, anche con un po' d'inflazione in più.

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  3. e i turisti 30,- Euro per la stessa pizza...

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