lunedì 1 aprile 2019

Eh sì, era meglio con la lira


Il Social Network Commentator (SNC) è un personaggio già noto ai lettori di questo blog, e si caratterizza in quanto legge molto più di quanto capisca, per poi dispensare al mondo le sue opinioni in merito (anche e soprattutto) a quanto NON ha capito. Su vari argomenti, ma principalmente in tema di macroeconomia.

Un paio di settimane fa un suo tweet affermava grosso modo quanto segue: attenzione a dire che con la lira l’Italia stava meglio che con l’euro. Infatti:

UNO, i tassi d’interesse erano più alti di oggi e assorbivano una quota di PIL superiore a quella odierna, anche se negli anni Sessanta e Settanta il rapporto debito / PIL era pari al 60-70%, cioè alla metà di quello odierno.

DUE, “si mendicavano” prestiti dal Fondo Monetario Internazionale, dagli USA e dalla Germania.

TRE, la disoccupazione era comunque pari – come oggi – al 10% (almeno in alcuni periodi).

Considerazioni che possono riuscire convincenti a chi non le esamina con un minimo di approfondimento. Ma in realtà:

UNO, i tassi nominali erano più alti ma i tassi reali (al netto dell’inflazione) no. E la crescita del PIL era tale per cui il rapporto debito / PIL rimaneva stabile. Tutto ciò fino all’ingresso dell’Italia nello SME: a quel punto, per evitare di svalutare (senza poi riuscirci, peraltro) l’Italia è entrata in un regime di tassi d’interesse reali particolarmente elevati, e questo ha prodotto l’incremento del debito / PIL (anche se l’economia cresceva). Lasciando fluttuare la lira (senza correre dietro alle sirene del cambio fisso) i tassi reali sarebbero stati molto più bassi e il debito / PIL non sarebbe salito.

DUE, contrariamente a quanto credono parecchi difensori dell’attuale assetto economico-monetario (non solo SNC), i prestiti contratti dall’Italia non servivano per “pagare le importazioni”, ma per costituire riserve valutarie: che poi venivano regolarmente bruciate nei (vani) tentativi di tenere bloccato il cambio. Esempio eclatante quello del 1992 – 50.000 miliardi di lire di riserve sono stati inutilmente dispersi per sostenere la permanenza italiana nello SME. Anche in questo caso, un regime di cambio variabile lo avrebbe evitato.

TRE, la disoccupazione è arrivata in certi anni a essere a due cifre anche con la lira, ma il fenomeno dell’occupazione precaria e/o part-time era molto meno sviluppato. Era molto inferiore, in altri termini, la quota di persone teoricamente occupate ma con forme d’impiego di fatto insufficienti a sostenersi decentemente. La situazione del mercato del lavoro era quindi enormemente migliore di oggi.

L’Italia stava meglio con la lira ? eh sì. Le politiche intraprese per entrare nell’euro prima, e per rimanerci dopo, per l’Italia sono state un’autentica sciagura. E le ragioni, per chi le vuole vedere, sono chiarissime.

2 commenti:

  1. A quanto ammontano in euro attuali i 50.000 mld di riserve in lire perse grazie al fu "genio" Ciampi ? 25 mld di euro ? O di più dovendo considerare la rivalutazione ?

    RispondiElimina