Ho moltissima
stima per Warren Mosler, che considero un economista di grandi competenze e
originalità di pensiero. L’idea dei CCF, del resto, mi è stata ispirata dai tax-backed bonds (noti appunto anche
come Mosler bonds) proposti da lui e da Philip Pilkington, oltre che dai MEFO
bills di Hjalmar Schacht.
La proposta Mosler
per reintrodurre la lira in Italia mi lascia però perplesso. Può darsi
benissimo che io non l’abbia perfettamente compresa (e se è così ringrazio in anticipo
chi mi farà notare eventuali discordanze tra il seguito di questo articolo e le
affermazioni di Mosler, che sinceramente a volte trovo sintetiche all’eccesso –
degli schizzi molto interessanti ma un po’ carenti nell’elaborazione dei
dettagli – magari è un mio limite).
Per quello che ho
compreso io, Mosler propone di:
UNO, convertire
tutta la spesa pubblica italiana da euro a lire.
DUE, dichiarare
che le tasse e qualsiasi altra forma di obbligazione finanziaria nei confronti
del settore pubblico dovranno essere pagate in lire.
I depositi bancari
resteranno invece in euro, e non si verificherà alcuna conversione di crediti,
debiti, valuta di denominazione dei contratti eccetera: resterà tutto in euro.
Secondo Mosler,
dato che tutti i residenti italiani avranno bisogno di lire per pagare le
tasse, ci sarà una forte domanda di lire che eviterà svalutazioni della lira
nei confronti dell’euro.
Se questo è vero,
i soggetti che ricevono lire e non più euro a fronte delle varie voci di
esborso del settore pubblico – dipendenti pubblici, pensionati, fornitori della
pubblica amministrazione, possessori di Stato, eccetera – non subiranno
penalizzazioni. Riceveranno lire ma la lira sarà convertibile in euro pressoché
alla pari.
La mia perplessità
riguarda soprattutto quest’ultimo punto. Come facciamo a essere certi di un
rapporto di cambio pressoché alla pari ? è vero che i residenti italiani
dovranno procurarsi lire per pagare le tasse, ma è anche vero che lo Stato
italiano immetterà una quantità ancora superiore di lire a fronte della spesa
pubblica (precedentemente effettuata in euro). La quantità sarà superiore
perché esiste un deficit pubblico, che tra l’altro ci si propone di aumentare
per rilanciare la domanda, l’occupazione e il PIL.
La lira di Mosler
è in effetti, in questo schema, una forma di Moneta Fiscale, utilizzabile fin
da subito per pagare tasse (e non con un differimento di due anni, come nel caso dei CCF). Ma se ne immette immediatamente una quantità enorme, vicina a 1.000
miliardi: non 30 il primo anno da incrementare gradualmente fino a circa 100 (che è quanto ipotizzato dal progetto CCF).
Il rapporto di
cambio lira – euro alla pari nel caso della proposta Mosler mi sembra quindi
tutt’altro che certo.
E comunque si
verifica una conversione forzata di ogni voce di spesa pubblica, imponendo la
ridenominazione di tutti i contratti in essere.
Nel caso dei CCF,
al contrario, la proposta è di immettere una quantità molto inferiore e molto
più gradualmente, e di non ridenominare nulla. Tutto quello che si pagava in
euro continua a essere pagato in euro. Si immette maggior potere d’acquisto sotto forma di CCF, senza alcuna
conversione.
Anch’io e gli
altri membri del Gruppo Moneta Fiscale pensiamo che il rapporto di cambio tra
CCF ed euro non si discosterà molto dalla parità, salvo qualche punto
percentuale per tener conto del differimento di utilizzabilità. Non ci saranno
grossi scostamenti perché entro un periodo di tempo abbastanza breve gli impegni fiscali
potranno essere onorati indifferentemente in euro o in CCF, e perché la
quantità di CCF immessa sarà sempre e comunque una frazione degli impegni di
pagamento verso la pubblica amministrazione.
Ma in ogni caso,
se anche l’effetto di discount del
CCF verso l’euro fosse superiore al previsto (magari inizialmente, per via
dell’effetto novità), se fosse per esempio il 10%, cambierebbe poco per quanto
riguarda l’efficacia del progetto. Sarebbero comunque soldi in più, potere
d’acquisto supplementare che entra nell’economia.
Per queste ragioni
il progetto CCF mi pare molto più efficace e sicuro negli effetti del progetto
Mosler. Se non mi sfugge qualcosa, ovviamente.
Ma almeno è fattibile dal punto di vista giuridico? Come farebbe lo stato a giustificare il cambio di moneta per i contratti con i dipendenti pubblici ma non con altri tipi di contratto?
RispondiEliminaPer quanto riguarda il cambio euro/lira io considererei anche il fatto che appunto tutti i contratti rimarrebbero in euro, l'esempio banalissimo può essere quello di un contratto d'affitto o di un mutuo. Il dipendente pubblico che prenderà stipendio in lire dovrà probabilmente convertire le lire in euro per effettuare i pagamenti, spingendo il cambio verso il basso.
A me sembra che il problema del cambio lo risolvi solo continuando ad accettare tasse anche in euro, in quel modo ottieni sostanzialmente la parità.
Che poi adesso che ci penso l'unico motivo per cui avrebbe senso accettare solo lire per le tasse sarebbe quello di far fluttuare liberamente il cambio. Se sei interessato (almeno in un primo momento) ad avere la parità ha senso continuare ad accettare anche gli euro.
EliminaSul piano giuridico sarebbe da esaminare. La sua considerazione sulla possibile pressione al ribasso dovuta alla necessità di convertire in euro, per pagare affitti e mutui, i soldi incassati in lire, comunque è giusta ed è un ulteriore elemento di perplessità in merito alla proposta Mosler.
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RispondiEliminaSe può essere utile: l’unico momento in cui il tasso di cambio della Nuova Lira (in seguito NL) sarà fisso è all’inizio del processo; tale cambio sarà di 1 ad 1, quindi 1 euro varrà come 1 NL. Da quel momento in poi il tasso di cambio sarà flessibile e quindi libero di fluttuare. Segue http://mmtitalia.info/dalleuro-si-esce-cosi-ecco-il-percorso-verso-la-nuova-lira/
RispondiEliminaAppunto: ma dove si posiziona dopo è l'incognita che non penso riuscirà graditissima a chi percepisce (successivamente all'avvio del progetto) lire, e ha costi da sostenere in euro.
EliminaNel caso in cui i cittadini richiedano la conversione in NL dei depositi e dei prestiti bancari, il governo obbligherà le banche a soddisfare le richieste dei clienti in tempi brevi, al tasso di cambio vigente, attraverso leggi, regolamenti e controlli.
EliminaSe poi i miei depositi restano in euro e la NL dovesse deprezzarsi del 20%, automaticamente potrei realizzare un vantaggio convertendo al tasso 1,2 i miei euro in NL. Che poi sarà la valuta in cui effettuerò le mie spese.
EliminaSe poi consideriamo lo "stato patrimoniale" aggregato del Paese Italia, notiamo che le attività in euro superano di oltre 8.000 mld le passività
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Eliminahttps://drive.google.com/open?id=19hOpT_tEeP5GdoLpK8ltI82qav2kSxKn
EliminaSì ma infatti il problema non è per i titolari dei depositi (che restano in euro) ma per i titolari dei redditi (che si trasformano in NL).
EliminaSe sono un dipendente pubblico che percepisce un reddito in NL, chiederò alla mia banca sia la conversione del mio deposito da euro a NL sia del mio mutuo al cambio vigente, avvalendomi delle leggi e dei regolamenti approvate dal governo.
EliminaSe convertiamo anche i mutui stiamo allora parlando di conversione forzosa (per il creditore) di obbligazioni private. Diventa uno scenario di breakup.
EliminaOggi, io banca ho un credito residuo pari a 100.000 euro di un mutuo erogato, il mutuatario, avvalendosi delle leggi e dei regolamenti approvati dal governo, richiede la conversione dei depositi e del debito residuo da euro a NL al tasso di cambio vigente (es. 1,2). Domani, io banca ho un credito residuo pari a 120.000 NL. Tutto qui.
EliminaI depositi al cambio corrente si possono convertire, certo, basta vendere euro contro NL sul mercato. Ma se il mutuatario può forzare la conversione del prestito senza che il mutuante possa dire nulla, siamo nel breakup.
EliminaStiamo semplicemente attuando l'art. 47 della Costituzione Italiana: La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
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