giovedì 17 novembre 2022

I “soldi fermi sui conti correnti”… di nuovo

 

Il simpatico Marco Montemagno, che sicuramente molti di voi seguono, in questo breve video ci porta a conoscenza delle affermazioni di un professore universitario. Il quale si lamenta di come gli italiani lascino fermi, inattivi, la bellezza di 1.800 miliardi su conti correnti bancari a rendimento zero.

Il che, dice, è sempre stato un problema, ma adesso diventa molto più grave perché l’inflazione è alta e si verifica quindi una pesante erosione del potere d’acquisto.

All’inizio ero convinto che in questo equivoco cadessero “solo” giornalisti e politici. Ma avevo poi in effetti scoperto che ci cascano con tutte le scarpe anche parecchi economisti, non esclusi alcuni con un CV di vaglia (almeno sulla carta).

MA CHI HA DETTO CHE I SOLDI SUI CONTI CORRENTI SONO FERMI ?

I soldi sui conti correnti si muovono, costantemente. Ma questo movimento di per sé non influenza i saldi totali all’interno del sistema economico. Immaginate che non siano 1.800 miliardi di euro, ma 1.800 conchiglie, utilizzate come moneta.

Le 1.800 conchiglie vengono utilizzate e passano da una mano all’altra. Magari ciascuna anche cinque, dieci, venti volte all’anno. Ma PASSANO DI MANO. Non scompaiono.

Quindi constatare che le conchiglie sono sempre 1.800 e desumere che “stanno ferme” è, scusate la franchezza, una SCEMENZA. Gli undici giocatori di una squadra di calcio si muovono costantemente, ma sono sempre undici (salvo espulsioni…).

Ma le conchiglie, cioè i soldi, che vengono investiti, per farli rendere e proteggerli dall’inflazione ? quelli non diminuiscono i saldi bancari ?

Se compro un’azione o un’obbligazione già esistente, il mio saldo di conto corrente diminuisce, ma aumenta quello del venditore. Se compro titoli emessi da un’azienda, o titoli di Stato, il mio saldo diminuisce ma aumenta quello dell’emittente. Che poi li usa (se no perché avrebbe emesso titoli ?), quindi li fa circolare.

Vogliamo vedere diminuire i 1.800 miliardi ?

Salvo che mi sfugga qualcosa, il risultato si ottiene per quattro possibili vie.

Qualcuno ritira i soldi che ha in banca e mette le banconote sotto il materasso. Non esattamente il comportamento tipico in un’economia dinamica, e non esattamente una protezione dall’inflazione.

Qualcuno usa i soldi sul conto corrente per rimborsare un debito bancario. Cioè, il credito bancario totale nell’ambito del sistema cala. Abbiamo bisogno di questo in un’economia che sta cadendo in recessione ? non mi pare.

Qualcuno compra beni e servizi all’estero. Il conto corrente dell’italiano compratore cala perché aumenta il conto corrente dello straniero venditore. E peggiorano i saldi commerciali (già in tensione per il decollo dei costi di gas ed energia). C’è da augurarselo ? non mi pare.

Qualcuno compra attività finanziarie all’estero. Ma non ci si lamenta costantemente che troppo risparmio fuoriesce dall’Italia, e bisogna invece riportarlo in patria ?

Per cui, due conclusioni.

Parlare di economia ignorando la partita doppia non è un’idea brillante.

E

L’economia italiana ha tanti problemi, ma il livello dei conti bancari NON è uno di quelli.

 

7 commenti:

  1. Matteo Salani: Ed anche quando vengono sottratti da tasse maggiori della spesa pubblica.

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    1. In realtà no, perché a fronte di questi surplus la moneta non viene estinta, ma rimane depositata su conti correnti del Tesoro.

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  2. Marcello Spanò: Osservazione interessante, su cui sto riflettendo anch'io da un po'. Devo dire che la questione, per come l'ho capita io, mi sembra po' più spinosa e discutibile di come la descrivi.
    La contabilità, essendo sostanzialmente un fermo immagine, ci dice soltanto che queste "conchiglie" ci sono. Non ci consente di stabilire se le conchiglie stanno effettivamente circolando o se restano inattive sui conti bancari.
    Questo punto è stato sollevato a suo tempo da Graziani, che notava come la moneta in circolazione non sia osservabile, mentre è molto più facile osservare lo stock esistente, magari come riserva liquida, in un dato istante.
    Inoltre, la teoria del circuito monetario (sempre Graziani, quindi, ma anche Keynes) identifica nelle scorte liquide un potenziale fattore di crisi, perchè si tratta di moneta che non torna in tasca alle imprese (né sottoforma di acquisti di beni prodotti, nè sottoforma di acquisti di azioni o altre securities emesse dalle imprese). Più aumenta la quantità di moneta che non torna alle imprese, più le imprese non hanno la possibilità di ripagare i propri debiti bancari (o devono contrarre nuovi debiti per far ripartire il ciclo della produzione). Le scorte liquide inattive, a differenza dei titoli finanziari, sarebbero quindi a tutti gli effetti moneta sottratta alla circolazione. Il problema è che la contabilità non ci consente di stabilire se i saldi bancari (currency and deposits) osservati in un dato istante siano inattivi o no.
    (N.B. non voglio con questo difendere il simpatico Montemagno, che nemmeno conosco!)
    Marco, mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.

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    1. Montemagno (che non è un economista) in questo caso è semplicemente un ambasciatore che non porta pena, l'affermazione che critico è del docente universitario che lui intervista nel video. Il mio punto comunque è molto più semplice: la moneta sui conti correnti è 1.800 miliardi ed è un dato tendenzialmente stabile, ma questo NON CI DICE NULLA sul fatto che la moneta circoli molto o poco, appunto perché la circolazione è passaggio da un conto bancario a un altro. Uno scende, l'altro sale, i 1.800 rimangono quelli. Esattamente come nel caso della mia metafora sulla squadra di calcio. Dire "sono sempre 1.800 miliardi quindi sono congelati" è come dire "a inizio partita c'erano 11 giocatori in campo di quella squadra, a fine primo tempo sono sempre gli stessi 11, QUINDI vuol dire che non si sono mossi"... Giusta la tua affermazione che "la contabilità, essendo sostanzialmente un fermo immagine, ci dice soltanto che queste "conchiglie" ci sono. Non ci consente di stabilire se le conchiglie stanno effettivamente circolando o se restano inattive sui conti bancari": ma infatti non sono IO che lo dico. Lo dicono quelli che tirano continuamente in ballo la storia dei "soldi congelati".

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    2. "La teoria del circuito monetario (sempre Graziani, quindi, ma anche Keynes) identifica nelle scorte liquide un potenziale fattore di crisi, perché si tratta di moneta che non torna in tasca alle imprese (né sottoforma di acquisti di beni prodotti, nè sottoforma di acquisti di azioni o altre securities emesse dalle imprese)": quando si dice che "non torna" il riferimento è sempre alla velocità di circolazione, non ai saldi (che come detto sopra, e nel post, non mutano sia che la moneta circoli poco, o molto, o niente del tutto). In ogni caso gli scambi nell'ambito dell'economia RICHIEDONO l'esistenza di scorte liquide, perché quando si compra e si vende sono le scorte liquide, cioè i saldi bancari (più il cash, che ormai però ha un'incidenza marginale) a passare di mano. Sono i saldi bancari gli intermediari dello scambio.

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  3. va però detto che una liquidità pari al PIL è comunque anomala anche ipotizzando che passi da un c/c all'altro a corrispettivo di transazioni. Se venisse convertita in titoli di stato consentirebbe di non allocare all'estero il debito pubblico, il vero grande problema dell'UEM.

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    1. Se venisse utilizzata per comprare titoli di Stato attualmente posseduti da stranieri diminuirebbero i saldi bancari degli italiani (e aumenterebbero quelli degli stranieri venditori).

      Detto ciò:

      1) ricordiamo che il vero problema dell'UEM non è il debito pubblico posseduto da stranieri, ma il debito pubblico denominato in moneta straniera.

      2) ha dei dati per corroborare l'affermazione che saldi bancari pari al PIL sono un ammontare fuori scala rispetto a situazioni tipiche di altri paesi ?

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