lunedì 1 maggio 2023

I “deficit gemelli”: un errore da matita blu

 

Il concetto dei “deficit gemelli” ha attraversato alcuni anni di grande popolarità durante la presidenza Reagan – si parla quindi di una quarantina d’anni fa – quando si verificò, negli USA, una contemporanea impennata del deficit pubblico e del deficit commerciale.

Per motivi mai ben chiariti, parecchi commentatori erano convinti, in quel periodo, che il doppio deficit preannunciasse non si sa bene quali cataclismi.

Oggi la popolarità di questo presagio di sciagura è decisamente inferiore (altri l’hanno sostituito), però l’idea ogni tanto ritorna a galla.

Qualche giorno fa, ad esempio, ho visto comparire su Twitter questo grafico, riferito ai paesi UE.


I due deficit vengono sommati, e per di più la didascalia recita external financing needs. La fonte del grafico tra l’altro è un’istituzione di ricerca di un certo prestigio, Oxford Economics.

Un’istituzione quindi che non dovrebbe commettere errori marchiani. E invece quella didascalia, e quindi il grafico stesso, lo sono.

Il deficit pubblico di per sé non comporta NESSUNA esigenza di finanziamento “esterno”. Ogni volta che il settore pubblico produce un deficit, cioè spende più di quanto preleva (con le tasse), si genera un surplus nel settore privato, che riceve più di quanto paga. Si tratta di un’identità contabile, che potremmo tranquillamente definire una tautologia.

Naturalmente il settore privato che beneficia di questo surplus può essere, almeno in parte, il settore estero e non quello nazionale. Altrimenti detto, l’eccesso di spesa può essere utilizzato per comprare beni e servizi esteri.

Ma se questo si verifica, il fenomeno è catturato dal deficit commerciale, o per essere più precisi, effettivamente, dal saldo delle partite correnti (un concetto più esteso che include anche i redditi degli investimenti e i trasferimenti unilaterali).

Un deficit delle partite correnti comporta, certo, un external financing need. Ma il deficit pubblico invece NO. O se vogliamo, solo per la parte che alimenta deficit di partite correnti – ma quella parte è giù catturata in QUEL saldo.

Sommare i due deficit quindi equivale a effettuare un doppio conteggio e a ottenere un risultato privo di senso.

Come privo di senso è il concetto stesso di “deficit gemelli”.

 


2 commenti:

  1. Giuseppe Corradini: il deficit pubblico non comporta nessuna esigenza di finanziamento esterno se quel “pubblico“ utilizza una sua moneta.

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    1. Ma allora (e sono d’accordo) il problema è la moneta, non il deficit.

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