giovedì 5 febbraio 2015

La proposta Syriza


Dopo la vittoria nelle elezioni greche del 25 gennaio scorso, il primo ministro Alexis Tsipras e il ministro delle finanze Yanis Varoufakis stanno incontrando i loro omologhi dei maggiori stati membri UE, nonché le autorità di Bruxelles e i vertici della BCE a Francoforte.

E’ stata delineato, da parte di Varoufakis, un piano che considero di grande sensatezza e ragionevolezza.

Il debito greco subirebbe un trattamento differenziato.

Il 20% circa sui totali 330 miliardi di euro di debito, quindi 60-70, detenuto da investitori privati, resterebbe in essere senza nessuna richiesta di modifica né riguardo agli interessi né all’allungamento delle scadenze.

Tutto il resto è detenuto dalla UE, dalla BCE e da vari stati membri dell’Eurozona. Non vengono richiesti sconti sul valore facciale di questi debiti, ma la conversione in due forme diverse di obbligazioni.

Una parte diventerebbe debito perpetuo, che pagherà interessi ma di cui non verrà mai rimborsato il capitale.

Un’altra parte verrebbe rimborsata, con livelli di interessi e tempi di rimborso del capitale che dipenderanno però dalla futura ripresa del PIL greco. Più l’economia riprende e più si paga, in altri termini; e viceversa.

I dettagli della proposta non sono ancora stati resi noti e, con ogni probabilità, sono in effetti ancora da finalizzare dopo aver preso atto delle reazioni delle varie controparti. Circolano ipotesi secondo le quali da tutto quando sopra la Grecia dovrebbe ottenere alcuni miliardi all’anno di riduzione nei pagamenti per interessi.

La Grecia ha inoltre bisogno di immettere soldi nell’economia reale, sotto forma di maggiore spesa pubblica e/o di riduzioni di tasse. Si parla di una riduzione nel surplus di bilancio primario dal 4,5% del PIL all’1-1,5%.

In pratica, la Grecia avrebbe a disposizione circa 6,5 miliardi (in più rispetto a oggi) per effettuare manovre fiscali espansive. Con questa dotazione, si può ottenere in realtà un risultato di crescita del PIL ancora più accentuato: ipotizzando un moltiplicatore keynesiano pari a 1,2 (ipotesi che appare prudente - il moltiplicatore è molto alto quando un’economia recupera a partire da uno stato di profonda depressione) la combinazione di minori tasse e minore spesa può arrivare a 12 miliardi. Il recupero di PIL sarebbe infatti di 15 circa e il 35-40% di questo importo produrrebbe maggior gettito, per lo stato greco, pari a 5,5 miliardi circa.

Quindi, in sintesi: 6,5 miliardi di risorse a disposizione permettono 12 miliardi di azione espansiva, in quanto producono 15 miliardi di recupero del PIL e 5,5 circa di maggior gettito. Il saldo tra 12 e 5,5 è, appunto, 6,5.

L’importo di 15 miliardi di maggior PIL non è affatto trascurabile. Significa un recupero del 7,5% rispetto ai 200 circa attuali, conseguibile con ogni probabilità non in un anno solo, ma, plausibilmente, tra il 2015 e il 2016.

Un elemento che i greci non dovranno trascurare è di non creare problemi ai saldi commerciali esteri. Se la maggior domanda interna si rivolgesse in misura significativa alle importazioni, senza effetti compensativi, il recupero di PIL sarebbe decisamente inferiore e la Grecia riprenderebbe ad accumulare debiti verso l’estero.

Per evitare quanto sopra, comunque, è sufficiente destinare una parte dei 15 miliardi di azione espansiva alla riduzione del cuneo fiscale, abbassando i costi fiscali e contributivi che gravano sulle aziende greche. Questo determina un immediato riallineamento di competitività e può essere regolato in modo che le maggiori importazioni siano compensate da maggiori esportazioni nette.

Un recupero di PIL del 7,5% equivale a una netta inversione di tendenza. La caduta di PIL subita dalla Grecia per effetto della crisi è, tuttavia, ancora più elevata – il 25% circa.

Per recuperare pienamente il PIL perso, la Grecia ha due ulteriori alternative, non incompatibili tra loro.

La prima è, semplicemente, fare affidamento su un inversione nel clima di fiducia, sulla propensione delle aziende a investire e delle banche a concedere credito, che potrebbe spingere il moltiplicatore a livelli anche più alti (e forse significativamente più alti, come si diceva) di 1,2.

La seconda, come messo in evidenza da Pier Paolo Flammini, è di accompagnare il riassetto macroeconomico e delle finanze pubbliche sopra descritto con l’immissione di Moneta Fiscale, sotto forma di Certificati di Credito Fiscale, di FT-Coins (che sostanzialmente sono CCF collocati a pagamento, ma a condizioni incentivanti) o di una combinazione delle due cose.

Un’ulteriore, forte accelerazione della ripresa sarebbe conseguibile immettendo Moneta Fiscale per importi non drammaticamente elevati, per esempio 5 miliardi all’anno.

Va notato che la Grecia si porrebbe nella situazione di cessare ogni dipendenza dal collocamento di titoli di debito pubblico. Sarebbe sufficiente rifinanziare i 60-70 miliardi circa di debiti verso privati, pari a poco più del 30% del PIL attuale (percentuale destinata, in prospettiva, a scendere grazie alla ripresa). Il surplus primario dell’1-1,5% basterebbe a pagare gli interessi, mentre i debiti verso BCE, FMI e stati membri Eurozona saranno in parte, come detto, trasformati in perpetui (quindi non soggetti a rimborso) e in parte rimborsati con risorse prodotte dalla crescita del PIL (nella misura in cui ci sarà).

E rimarrà a disposizione lo strumento della Moneta Fiscale, per accelerare il recupero di condizioni di piena occupazione nonché per effettuare, in futuro, azioni di stabilizzazione dell’economia nel caso di eventi congiunturali negativi: il tutto senza dipendere dai mercati finanziari e dall’emissione di debito soggetto a rimborso in una moneta (l’euro) di cui lo stato greco non è emittente.

Importanti dettagli sono, naturalmente, ancora da definire. Sarebbe però estremamente miope, da parte di Bruxelles, di Berlino e di Francoforte, porsi in modo negativo nei confronti di uno schema di questo tipo. Darebbe la netta sensazione di una ripicca stizzita, da parte di persone e di istituzioni messe di fronte all’evidenza di aver imposto alla Grecia un percorso fallimentare, rispetto al quale le alternative esistevano ed esistono.

Ora, ieri UE, BCE e Germania hanno dato chiare indicazioni, purtroppo, di volersi arroccare su posizioni insostenibili. Prosegue il copione di questi ultimi anni: non si ammette di aver concepito un programma inattuabile. E si pretende di non effettuare alcuna concessione al debitore, continuando nello stesso tempo a imporgli condizioni di gestione della propria economia che gli impediscono di pagare.

In fondo a questa strada ci sono il default totale della Grecia e l’uscita “secca” dall’euro.

27 commenti:

  1. c'è un piccolo problema, non esistono aziende greche in grado di far ripartire l'economia ed evitare sbilanci commerciali. e nessuno vuole aprire aziende in grecia se non privatizzando per sé le risorse cosa che la grecia rifiuta. o se la compra l'europa o se la comprano russi e cinesi.

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    1. Oggi fanno 200 miliardi di PIL, 55 di export ed hanno un saldo commerciale positivo. Quindi le aziende ci sono, si tratta di incrementare il potere d'acquisto, la domanda, le produzione e l'occupazione. E si evitano sbilanci commerciali riducendo le tasse, in particolare il cuneo fiscale, alle aziende.

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    2. a noi risulta che la grecia è negativa da sempre nell'export...ma forse lei ha dati diversi...del resto una vacanza in grecia l'abbiamo fatta tutti e tutti hanno potuto vedere le mercedes in grecia...le assicuriamo che a stoccarda ne girano di meno...

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    3. Infatti: il saldo commerciale è la differenza tra esportazioni e importazioni di beni E DI SERVIZI. La Grecia è negativa sui beni fisici ma fortemente positiva sui servizi, principalmente grazie al turismo (appunto...) e ai servizi di trasporto marittimo.

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    4. sempre partite correnti sono. che poi quello che conta sono i flussi di capitale reali non certo le registrazioni contabili.

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    5. Avete fatto dei conti sul surplus di bilancio che i creditori non hanno mai accettato. Da dove escono le vostre cifre dell'1,5%?

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    6. Erano le ipotesi originarie di Syriza. I creditori non lo hanno accettate, effettivamente. Il risultato sarà che avranno zero...

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    7. ma anche syriza avrà zero coi suoi elettori a cui aveva promesso di alzare la paga base...

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    8. E lo può fare, emettendo CCF a favore dei lavoratori e anche delle aziende, nonché per programmi di spesa sociale e di investimenti pubblici.

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    9. ma syriza ha promesso pagamenti in euro e non in ccf.

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    10. Syriza ha promesso di mettere fine all'austerità e di rilanciare l'economia, senza uscire dall'euro. Con i CCF lo puoi fare: effetti in euro gli stessi pagamenti di prima, e IN AGGIUNTA emetti CCF.

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    11. se emetti ccf ti verranno a mancare gli euro sui mercati (default) ai quali non hai accesso e quindi di fatto dovrai stampare solo ccf. ma a quel punto sarà una uscita dall'euro mascherata che gli elettori non capiranno visto che gli era stato promesso un rilancio in euro e non una svalutazione in ccf. ecco perché per syriza non ha alcun senso proporre un'altra moneta perché il suo potere sta nel non poter essere cacciata appunto dall'euro. ma al tempo stesso non ha euro per rilanciare l'economia e può ottenerli solo se appunto riduce stipendi e pensioni che però gli faranno perdere i voti.

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    12. Se emetti CCF, la Grecia ha esattamente gli stessi euro di oggi. Il bilancio pubblico greco - servizio del debito escluso, ma quello è congelato in assenza di un accordo con i creditori, e rifinanziato se c'è l'accordo - è in pareggio. Lo stato quindi spenderebbe, come oggi, tanti euro quanti ne incassa, E IN PIÙ i CCF.

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    13. ma l'avanzo attuale non basta a rilanciare l'economia ma solo a mantenere la povertà cioè quella che syriza ha promesso di combattere. e se stampi ccf la gente non userà più euro pretendendo ccf a quel punto syriza avrà mancato entrambe le promesse.

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    14. Infatti il rilancio lo ottieni emettendo CCF. E perché mai la gente dovrebbe, dopo, pretendere solo CCF ? utilizzerà euro e CCF insieme. Sono due strumenti complementari.

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    15. perché non avviene mai. i ccf varranno molto di meno e quindi tesaurizzeranno gli euro che di fatto sono già stati ritirati. ma syriza sarà criticata per aver svalutato la moneta senza aver ripreso neanche la sovranità.

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    16. Circoleranno più euro che CCF, comunque (visto che le quantità di CCF da emettere sono pochi miliardi all'anno).

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    17. non puoi chiudere il rubinetto alla gente assetata. i ccf diventeranno le nuove dracme.

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    18. E chi lo chiude ? i CCF lo aprono (il rubinetto). Quanto basta, appunto perchè si vuole irrigare correttamente il terreno, senza che anneghi nessuno :)

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    19. il rubinetto dell'euro non dei ccf. syriza aveva promesso di rimanere nell'euro, se stampa ccf farà pagare il deafult ai cittadini e non agli altri stati europei.

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    20. Arridaje... gli euro li lasciamo tali e quali, incrementiamo la disponibilità di potere d'acquisto con i CCF (non potendo emettere euro...)

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    21. quello che decidete voi (lo stato) non conta nulla. sono i cittadini che decidono come usare i soldi. l'euro non potrà essere svalutato come i ccf e quindi i cittadini pretenderanno solo ccf. è già in corso un bank run in grecia pur non essendoci i ccf.

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    22. Quello sarebbe in realtà un motivo per prendere gli euro ! Ma verranno in realtà accettati entrambi, il valore del CCF essendo agganciato a quello dell'euro.

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    23. infatti pretenderanno solo ccf, gli euro saranno tesaurizzati. lo sono già.

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    24. l'unica cosa che potete "agganciare" sono i calzini allo stendipanni. la svizzera s'è svenata ed è finita nelle mani di fed e bce perdendo la sua sovranità "storica".

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    25. Oh lei è quello che crede che la Svizzera sia nelle mani di qualcuno ! Fantosioso molto, plausibile neanche un po' :)

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    26. è costata 600+600 miliardi ma ne è valsa la pena!!!

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