Un tweet
rilanciato da Stefano Parisi pochi giorni fa durante la presentazione del suo
neonato movimento politico, “Energie per l’Italia”, recita: “Dobbiamo
riacquisire la nostra sovranità ma in modo serio: non uscendo dall’euro e
dall’Europa. Per riottenere la sovranità, dobbiamo liberarci del debito.
Ridurre il debito pubblico”.
A parte il
consueto (non so quanto voluto) equivoco creato dall’assimilare l’Europa alla
UE, Parisi mostra di non rendersi conto che il debito pubblico comporta,
effettivamente, il rischio di uno spossessamento di sovranità: ma questo
rischio dipende dall’averlo denominato in una moneta che il debitore non
emette. L’euro, appunto.
Il debito pubblico
italiano è diventato un problema nel momento in cui si è effettuata la scelta, insensata e catastrofica, di convertirlo da lire a una moneta estera. E
verrebbe meno se l’Italia uscisse dall’euro (quella che Parisi definisce
un’azione non “seria”) tornando alla lira.
Ora, se il ritorno
alla lira con annessa conversione del debito è un’operazione per la quale non
ci sono oggi le condizioni politiche (per tacere delle complessità operative), il
problema è risolvibile solo con una combinazione delle seguenti due azioni.
UNO, politiche che
diano un forte impulso a domanda, crescita e occupazione, riducendo quindi il
peso del debito (quello vero, da rimborsare in moneta estera, cioè in euro) sul
PIL.
DUE, utilizzo (per
attuare queste politiche) di uno strumento finanziario emesso dallo Stato, di
cui quindi non c’è necessità di approvvigionarsi sui mercati.
I CCF hanno, appunto, queste caratteristiche. La loro adozione consente all’Italia di
riappropriarsi delle leve di politica economica indispensabili per rilanciare
l’economia e per ridurre, gradualmente ma costantemente, l’incidenza del debito
(da rimborsare in euro) sul PIL.
I CCF non sono
titoli soggetti a rimborso: esiste invece l’impegno, da parte del settore
pubblico italiano, di accettarli per soddisfare obbligazioni finanziarie nei
suoi confronti (tasse e imposte in primo luogo).
Non esiste quindi,
per la speculazione finanziaria, la possibilità di forzare lo Stato italiano a
disconoscere l’impegno assunto emettendo CCF.
Esiste
naturalmente il rischio che si emetta una quantità eccessiva di CCF, tale da
rendere problematico utilizzarli tutti nel momento in cui giungono a maturità.
Se questo avviene (ma è molto improbabile, in presenza di una corretta gestione
del progetto) si avrà quindi un rischio di inflazione e di perdita di valore
dei CCF - non di default. Esattamente come nel caso in cui si emettesse moneta
nazionale.
Il debito che
limita la sovranità nel senso sottointeso all’affermazione di Parisi (perché
rischia di metterla in mano - la sovranità - alla speculazione finanziaria) è
quello in moneta estera – in moneta, cioè, non garantita dalla potestà di
emissione dello Stato.
Anche un’inflazione
eccessiva naturalmente è da evitare, motivo per cui le politiche espansive
devono essere correttamente dimensionate. Ma in un contesto di domanda depressa come l’attuale, l’inflazione è un problema in quanto troppo bassa, non in quanto troppo alta.
L’Italia è stata forzata
ad adottare politiche procicliche, con danni catastrofici, nel 2011-2, e anche
successivamente non ha potuto effettuare le azioni di stimolo necessarie per invertire la tendenza. Questo è il problema in cui l’Italia si
trova oggi. Che non esisteva con la lira. E che, in assenza di un’uscita
dall’euro, è però risolvibile mediante il progetto CCF.
Nicoletta Forcheri: anche una bella amnistia del debito mondiale però non sarebbe male...
RispondiEliminaBeh non è la priorità di oggi, e neanche la cosa più semplice da realizzare :)
EliminaTutto giusto ed interessante...ma allora, così come lo era per l'Italexit, lo scoglio principale da superare per emettere i CCF, rimane uno e sempre quello...le condizioni politiche.
RispondiEliminaFinchè non viene sciolto il nodo gordiano del PUDE, continueremo ad annaspare nelle sabbie mobili.
Lo scoglio è che vada al governo una coalizione compatta e coesa nelle sue componenti principali, che se parliamo di centrodestra sono ovviamente Forza Italia e la Lega. Parisi in sé non mi preoccupa, il suo peso è del tutto marginale.
EliminaDott. Cattaneo ha letto della Commissione Eu che spinge per riforma Mes a fondo monetario Eu (istituzionalizzare Troika)? Se in Germania Merkel e Schulz si accordano x governo è finita.. mi sa che passerà questa follia. O no ? FDP che fine ha fatto (non sono daccordo mi sembra su questo) ?
RispondiElimina"Istituzionalizzare Troika" è una situazione che si avrebbe non a seguito della riforma del MES, ma creando un ministro delle finanza dell'Eurozona con poteri di modifica delle leggi di bilancio negli Stati. Siamo ancora molto lontani da questo. Ci vogliono anni di trattative per arrivarci, e non credo proprio che i vari Stati accetterebbero senza contropartite in termini di erogazioni di fondi per promuovere politiche di sviluppo, cosa che i tedeschi assolutamente non accettano.
EliminaIn sintesi, non lo considero un rischio imminente. Ma il semplice fatto che almeno ipoteticamente se ne parli non mi lascia per niente tranquillo. Da qui la necessità di muoversi rapidamente con CCF / Moneta Fiscale.
Mi riferivo a questo passaggio qui. Il presidente Barra Caracciolo prevede tempi molto piu brevi e utilizzo di maggioranza qualificata invece che unanimitàn per far passare questa riforma.. speriamo che non ci azzecchi nei tempi!
RispondiEliminahttps://twitter.com/ZioKlint/status/938790685469224961
No, approvazioni a maggioranza qualificata sono fuori discussione. Credo che un quadro molto più realistico sia sintetizzato in questo articolo (dove l'autrice, che conosco, esprime delusione in quanto europeista convinta: ovviamente io la penso al contrario :) ).
EliminaBeh meglio così.. capisco che magari il Presidente spinga un po' anche per spronare chi lo legge. Comunque spero che il prossimo governo agisca in senso giusto e negli interessi nazionali altrimenti verremo spolpati a fuoco lento. Grazie !
EliminaQuelli come Parisi, fissati con la storia dello stato sempre e comunque inefficiente e che vorrebbero privatizzare il più possibile, devono capire che a meno di non essere come la Germania che fa surplus esteri enormi, nel sistema monetario attuale è necessario di norma qualche punto di deficit da parte dello stato.
RispondiEliminaPoi lo stato può anche essere il più efficiente del mondo e spendere solo il 10% del PIL, ma in ogni caso un minimo di deficit lo deve fare perché se i privati vogliono aumentare i risparmi in aggregato è matematico che qualcun altro si debba indebitare, e l'unico che può farlo in maniera sostenibile è lo stato perché banalmente i soldi li può creare.
Tutto giusto. E aggiungo che la Germania che fa surplus esteri enormi può anche tenere il bilancio pubblico in pareggio, ma allora qualcun altro avrà DEFICIT esteri e quindi necessità che il settore pubblico immetta più soldi nell'economia (salvo ritrovarsi con bolle di credito privato...).
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