In un suo recente rapporto sull’economia europea, CESifo, uno dei più noti istituti di
ricerca tedeschi, dedica una certa quantità di spazio (pagine da 68 a 70) ai
nostri CCF, in inglese denominati Tax-Credit Certificates (TCC).
Personalmente
apprezzo l’interesse dimostrato, ma ritengo necessario far notare che il
rapporto contiene parecchie imprecisioni.
Prima di entrare
nel merito della nostra proposta, a pagina 66 il report esamina alcuni
precedenti storici, commentando che “they have a mixed track record”. L’analisi
però commette un errore di omissione molto grave, perché cita parecchi esempi
ma si scorda totalmente del caso di maggior successo, i MEFO bills di Hjalmar
Schacht (anche se quantomeno evita lo sfondone clamoroso di qualcuno che, a
dispetto di ogni evidenza storica, addirittura affermava - vedi l'ultimo punto di questo post - che si era trattato di
un fallimento…).
Entrando nello
specifico, vale anche la pena di notare che a detta degli autori del report
l’esame della proposta CCF (come anche dei MiniBOT di Claudio Borghi) is
“largely based” su un articolo di tale Papadia del Bruegel Institute (un altro
istituto di ricerca, fortemente europeista). Il che è probabilmente all’origine
di molti fraintendimenti e imprecisioni. Ma perché analizzare una proposta
sulla base di un fonte di seconda mano, quando da anni io e miei colleghi del
Gruppo Moneta Fiscale scriviamo diffusamente in merito (abbiamo pubblicato due
libri e solo questo blog comprende circa 800 articoli, in
grande maggioranza dedicati al progetto Moneta Fiscale / CCF ?).
Ad ogni modo:
CESifo scrive,
in merito ai TCC, che “the program would stop after four years”. Non è così:
l’emissione di CCF cresce gradualmente e si prevede che raggiunga il suo livello massimo al terzo (non al quarto) anno, ma poi prosegue nella misura necessaria
a raggiungere gli obiettivi di massima occupazione compatibili con la stabilità
monetaria. I CCF sono uno strumento flessibile e sono modulabili in funzione
delle circostanze: non è da escludere che un futuro divengano meno necessari e
che quindi le quantità emesse possano anche scendere, o addirittura azzerarsi
in condizioni di crescita economica particolarmente sostenuta. Ma il programma
proseguirà per tutto il tempo necessario, e resterà quindi uno strumento a
piena disposizione dei decisori politici.
Troviamo poi
detto che “The author of the proposal argue that even although there will be no
legal obligation for private parties to accept payments in TCCs in exchange for
goods and services, this may happen if payment infrastructure allows for their
circulation as electronic securities. The motivation behind the idea of using
electronic form for TCCs is not explained. One possibility is that in this way
they would be less likely to be treated as a parallel currency by the ECB then
if they were in paper form (the MiniBOT). However, they would also be more
readily used for criminal activities (see the next subsection)".
L’idea di
emettere CCF in forma elettronica è esclusivamente dettata da considerazioni di
efficienza e praticità, e non ha nulla a che vedere con quanto possa o non
possa affermare la BCE (i CCF non violano in alcun modo il suo monopolio in
merito all’emissione di moneta ad accettazione obbligatoria). Quanto all’”utilizzo
per attività criminali” gli autori dello studio fanno confusione: il rischio (a
loro dire) si applica alle criptovalute, ma noi non stiamo proponendo l’emissione
dei CCF in modalità “cripto”.
Più avanti, si
afferma che “while the issuer is committed to redeem these securities, the
redemption is not against the money (euro) and is, therefore, of lower value
than standard BOTs”. Ma gli autori non tengono conto di un punto molto chiaro
della nostra proposta: è vero che i CCF non
danno diritto a ricevere euro ma riduzioni di tasse; finché, tuttavia, i CCF
che giungono a maturazione anno dopo anno sono di dimensione molto inferiore al gettito fiscale lordo del settore pubblico italiano (ed è così, con uno scarto
enorme) in pratica la differenza di valore tra un BOT a due anni e un CCF a due
anni sarà minima.
Ancora: “[the CCF]
holders would… be forced to trade them prior to maturity in case of financial
needs… [which] would shift wealth from budget-constrained tax-payers towards
agents able to speculate on the value of these securities”. Questa affermazione
ignora completamente quanto citato al punto precedente (alti sconti sono da
escludere perché i CCF che arrivano a maturazione sono solo una piccola parte
del gettito lordo) e sembra anche supporre che chi riceve i CCF li debba pagare
(altrimenti da dove nasce il “wealth shift” ?) mentre, al contrario, li ottiene
gratuitamente. Anche nell’inverosimile caso in cui CCF per un valore nominale
di 100 fossero trattati sul mercato per esempio a 80, quell’80 sarebbe comunque
reddito addizionale per il ricevente. "Wealth increase", non "wealth shift".
Si afferma poi
che “there would be no competitiveness gain as the wage level would remain
unchanged”, ignorando un punto chiave della proposta – l’allocazione di una
parte dei CCF alle aziende, a riduzione del costo effettivo del lavoro.
Una delle
affermazioni più curiose, poco più avanti, è che “these proposals would not
provide anything – from the purely technical point of view – that euro-cash and
standard government bonds cannot already provide”. Grazie tante: è proprio perché
l’attuale struttura dell’eurosistema impedisce agli stati azioni espansive
della domanda (sia mediante “euro-cash” che per il tramite di “standard government bonds”), anche quando l’economia è in depressione da più di dieci
anni (come ahinoi l’Italia), che abbiamo elaborato la nostra proposta !
Gli autori
dimostrano poi di non conoscere trattati e regolamenti Eurostat, affermando che
“TCC are tools for increasing the government deficit… from an accounting point
of view, this is obvious since these IOUs would be distributed without any
counter-payment from their receiver”. Tre sfondoni in poche righe: primo, i CCF
non sono IOUs; secondo, sono non-payable tax credits che Eurostat identifica incontrovertibilmente come NON debito; e terzo, en passant che c’entra l’assenza di un “counter payment” ? BOT e
BTP, che sono debito, vengono
collocati sul mercato proprio a fronte di
un pagamento…
Insomma:
apprezzo l’impegno degli economisti di CESifo. Ma se fossi il loro professore universitario
non potrei che congederli con un “approfondisca e ci vediamo al prossimo appello…”.
Purtroppo se ho ben capito la strategia Europea è il contrario, ossia mantenere la disoccupazione al 9%, per non creare inflazione e aumenti salariali, per cui la piena occupazione è come fumo negl'occhi alle Lobby che tengono per le palle i burocrati Europei, che in qualche maniera foraggiano, ecco perché non accettano la formula molto Sovrana e poco Global multinazionalistica. Infondo bisogna essere un po' Nazionalisti e Sociali per avere questo sentimento redistributivo e di buon senso, poco di moda nel mondo finanziarizzato, finanza, che solo per pochi muove bolle speculative a danno nostro, ciò produce in maniera speculativa denari 4 volte il PIL generato dallo scambio di reali merci prodotte, ossia la vera misura di ricchezza. Cosa fare con quel 10% al mondo che è possessore del 90% della ricchezza totale, con tali averi corrompono a loro difesa la politica che dovrebbe regolamentare tali iniquità, la si rieduca oppure......? E in che tempi?
RispondiEliminaUna cosa da fare intanto è mostrare l'infondatezza delle critiche, che è una delle finalità di questo post.
EliminaA me più che altro sembra un lancio di fumogeni, per buttarla in confusione, ma magari sono prevenuto...
EliminaL'effetto è quello, non c'è dubbio.
EliminaFrancesco Papadia:
RispondiEliminahttp://bruegel.org/2018/06/mini-bots-in-the-government-programme-of-the-five-star-movement-and-the-league/
Silvia Merler:
RispondiEliminahttp://bruegel.org/2018/06/the-italian-mini-bot-debate/
Grazie Francesco. Le osservazioni di Papadia sono quelle riprese da CESifo, alle quali il mio post risponde. L'articolo della Merler lo conoscevo e cita varie obiezioni insorte in seguito, tra l'altro, alla (fuorviante) assimilazione dei CCF alle esperienze californiane e argentine (vedi post del 22.6.2018), e all'(erronea) opinione che l'efficacia dei CCF sarebbe vanificata dalla Legge di Gresham (che invece non c'entra: vedi post del 2.7.2015).
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