sabato 5 settembre 2015

Carta di debito fiscale e CCF


Questo articolo di Brunello Rosa, esponente di punta di RGE (Roubini Global Economics), ci ha fornito (intendo a Biagio Bossone, Enrico Grazzini e Stefano Sylos Labini, oltre che a me) una serie di spunti interessanti. Abbiamo cominciato ad approfondirli con lo stesso Brunello e prossimamente pubblicheremo alcuni contributi in merito su Economonitor (sito online RGE, che ha già ospitato vari interventi riguardanti i CCF).

La proposta di Brunello Rosa è di effettuare azioni espansive della domanda interna, quali ad esempio il bonus fiscale renziano (gli 80 euro, per intenderci), erogandoli su una cosiddetta CDF - “carta di debito fiscale” (e non su un normale conto corrente bancario).

L’idea è di migliorare l’impatto dell’azione ovviando a uno dei problemi che hanno vanificato l’efficacia degli 80 euro (i quali, contrariamente alle aspettative del governo Renzi, non hanno generato un apprezzabile incremento dei consumi). La CDF sarebbe, in pratica, un conto corrente che si azzera se, entro una determinata data limite (ad esempio il 31.12.2016) i soldi erogati non vengono spesi per beni o servizi. Si avrebbe in tal modo la certezza che le erogazioni vadano ad alimentare domanda e consumi.

Ho, personalmente, il dubbio (qualcosa più di un dubbio, per la verità) che esista un problema nell’analisi sottostante a questa proposta. La mia netta sensazione è che gli 80 euro non abbiano incrementato i consumi non perché siano stati risparmiati, ma perché la manovra (a causa dei vincoli UE, beninteso…) è stata effettuata “a saldo zero”. Ovvero, tutto l’importo complessivo del bonus fiscale è stato compensato da tagli di spesa pubblica, incrementi tariffari per servizi, e altre imposte (TASI, maggiori acconti IRPEF eccetera).

Detto in altri termini, gli 80 euro non hanno incrementato i consumi non perché sono stati risparmiati ma perché… sono stati spesi per pagare tasse, o servizi pubblici diventati più onerosi.

La CDF non risolve questo problema. Se mi vengono erogati soldi su questa carta, ma so che dovrò spendere un (maggior) importo simile per tasse & tariffe, utilizzo le disponibilità che ho ricevuto sulla CDF (perché altrimenti le perderei) ma ne risparmio altrettante sul mio conto corrente ordinario (per finanziare le maggiori T&T). Siamo ancora, in pratica, nella situazione di uno Stato che dà con una mano e toglie con l’altra. L’effetto netto è, in buona sostanza, prossimo a zero.

Per riavviare l’economia italiana (e dell’Eurozona in generale) occorre che cittadini e aziende ricevano MAGGIORI disponibilità finanziarie, che alimenteranno domanda, produzione e occupazione. Questo è uno dei principi base del progetto CCF.

La carta di debito fiscale, tuttavia, può collegarsi alla proposta CCF e svolgere una funzione di notevole utilità.

I CCF potrebbero essere erogati su una CDF, con queste due condizioni accessorie:

UNO, i CCF risultano “attivati” solo nel momento in cui vengono spesi per acquistare beni e servizi.

DUE, vale il principio della CDF, in base al quale la possibilità di attivarli vale solo se l’acquisto di beni o servizi si verifica entro una data limite – il 31.12.2016 dell’esempio precedente, ad esempio.

Rimane valido il punto chiave del progetto CCF: l’erogazione NON viene compensata da tagli e tasse. E’ un’effettiva disponibilità di potere d’acquisto in più.

La decadenza dei CCF (se non vengono spesi entro la data limite) è finalizzata a far sì che i CCF alimentino domanda per il loro intero importo. Andrebbe altrimenti messo in conto che una parte del maggior potere d’acquisto – stimabile, sulla base della propensione marginale al risparmio dell’economia italiana, tra il 10% e il 20% - venga risparmiato e non speso. Questo limita l’efficacia dell’azione espansiva.

Inoltre, il primo passaggio (quello che dà luogo all’attivazione dei CCF) non richiede una preventiva conversione di CCF in euro. Le aziende a cui è rivolta la maggior domanda di beni e servizi accetteranno direttamente i CCF in pagamento, e potranno poi disporne come preferiscono. In parte li convertiranno vendendoli sul mercato finanziario, ma in parte probabilmente li tratterranno in portafoglio (sapendo che li possono illimitatamente utilizzare, in futuro, a fronte del pagamento di IVA, contributi, tasse - anche in qualità di sostituto d’imposta per conto dei loro dipendenti - eccetera). Questo limiterà l’eventuale effetto iniziale di ribasso dei prezzi dei CCF in seguito alla conversione, in quanto quest’ultima sarà più diluita nel tempo.

In definitiva, la carta di debito fiscale può costituire la base per un’interessante ottimizzazione del progetto CCF. Ma a condizione che si esca dalla logica delle manovre a saldo zero.

30 commenti:

  1. gli 80 euro non erano a saldo zero bensì positivo, il gettito è aumentato. la carta di debito invece è a saldo negativo ed essendo a scadenza l'unico modo per non far salire l'inflazione è appunto alzare le tasse sui consumi. per lo stesso motivo cala il petrolio ma gli italiani non notano la differenza. i benzinai quindi non possono assumere e creare lavoro. quel margine infatti viene usato per tenere in piedi lo stato e non la domanda interna.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Appunto, il gettito e' aumentato per le maggiori tasse a copertura degli 80 euro...

      Elimina
    2. e quindi gli 80 euro non sono a somma zero come invece scritto nell'articolo.

      Elimina
    3. No, sono a somma zero in quanto compensati da maggiori tasse, tagli di spesa pubblica e incrementi tariffari.

      Elimina
    4. appunto, lo stato ha incassato i più, non ha perso. e se dovesse perdere ci saranno le clausole

      Elimina
    5. Quelle "clausole" che assicurano / impongono che le manovre siano a saldo zero sono esattamente ciò che impedisce all'Italia di riprendersi. Vedi il post del 13.5.2015. Queste sono le caratteristiche dell'eurosistema che vanno BUTTATE A MARE. A meno che a lei non vada bene avere il 40% e rotti di disoccupazione giovanile per altri vent'anni. A me NON va bene.

      Elimina
    6. ma infatti non potendo rispettare le clausole gli 80 euro sono appunto a saldo positivo. svalutato ma positivo. dimenticate infatti che c'è stato un qe della bce. la disoccupazione non si risolve stampando denaro gratis ma aprendo l'economia e il mercato dei capitali dando credito ai giovani per lavorare e non per consumare e basta. eliminando i parassitismi che impediscono di fatto l'economia. o comunque costringendoli a cambiare da parassiti ad attori del mercato e quindi sottoposti alle sue leggi.

      Elimina
    7. La disoccupazione non si risolve stampando moneta se questa rimane nel circuito finanziario. Si risolve se va a incrementare il reddito e il potere d'acquisto di aziende e cittadini. L'ho detto - ma non sono certo stato ne' l'unico, ne' il primo - mesi, anni prima che il QE di Draghi si dimostrasse un insuccesso. Vedi i post del 24.5.2013 e del 4.1.2015.

      Elimina
    8. la moneta rimane nel circuito finanziario perché è libero (pure troppo) al contrario dell'economia reale che è chiusa (troppo chiusa). non è colpa di draghi. la finanza dimostra pur con i suoi collassi come funziona quando le cose girano. l'economia reale dimostra come funziona male quando gira per pochi fortunati e non per tutti

      Elimina
  2. COME FATE AD ESSERE CONCORDI CON UNA CARTA CHE SI CHIAMA "DI DEBITO" SE LA PROPOSTA CCF E' APPUNTO UN CREDITO?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti il nome non mi sembra molto chiaro ! ma non l'ho scelto io...

      Elimina
    2. Forse Brunello Rosa l'ha voluta definire così perchè al pari di un bancomat presuppone che l'utilizzatore abbia già acquistato e quindi depositato sul suo c/c un certo credito fiscale. Mentre chiamarla carta di credito fiscale sarebbe scorretto in quanto il credito è quello acquisito nei confronti delle stato pagando anticipatamente delle tasse e simili ancora non dovuti. Forse Brunello Rosa ha lavorato in banca....

      Elimina
    3. Ha lavorato alla Bank of England (!) ...

      Elimina
  3. il nome cdf è giusto sono debito. ma se non si ha una entrata non si possono fare debiti ovviamente e quindi non funzionano.

    RispondiElimina
  4. si ma non vale, dovresti ricordare le mie domande relative alla carta di credito fiscale come strumento per pagare il reddito minimo, m'havete rubato l'idea, un idea che cerco di discutere da almeno tre anni. Ma sono contentissimo di questo "furto" perchè così mi convinco ancora di più di aver avuto un' idea molto appropriata, e da questo momento potrò citarvi per dare alla mia idea maggior valenza. Grazie :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Casomai te l'ha rubata Brunello Rosa :) comunque citaci pure, e ti citeremo anche noi (se ci dici come ti chiami...)

      Elimina
    2. ah beh, sono quello appena quì sotto, solo che se io cito i vostri testi faccio bella figura se voi citate me che sono uno sconosciuto nessuno vi prende in considerazione. Mi accontento del fatto che l'idea prenda piede :-)

      Elimina
  5. Cerco di rispondere ai tuoi dubbi relativamente alla validità della CDF, ricollegandomi alla mia ida di utilizzare una carta di credito fiscale (credito per il commerciante che l'accetta come forma di pagamento) o di debito fiscale (debito per lo stato che eroga il contributo o per chiunque sia colui che deve poi effettuare il pagamento presso l'eventuale ente che emette la carta di pagamento). Se noi, come più volte ti ho suggerito, configuriamo una carta di pagamento che versi l'importo direttamente sul conto fiscale del cedente merci o servizi (in senso esteso di colui che accetta il pagamento tramite suddetta carta) automaticamente attiviamo il credito fiscale solo nel momento della transazione (vendita di bene o servizio) soddisfacendo una delle condizioni da te poste. In secondo luogo se noi attivassimo questa carta in luogo della social card per dare contributi a determinate categorie, prima fra tutti i disoccupati, potremmo pretendere di controllare l'isee dei destinatari della carta selezionando i destitatari e evitando che l'aumento della loro propensione al consumo diventi un aumento di propensione al risparmio per le loro famiglie. In terzo luogo se colleghi gli ottimi ragionamenti fatti al problema della disoccupazione la tua, e di altri, proposta potrebbe acquisire un enorme visibilità , molto più grande comunque di quella che può acquisire rivolgendosi, come ora, solo agli addetti ai lavori. In altre parole potreste costruire una proposta di reddito minimo con supporto di validi argomenti economici "tirando" a lucido le proposte del M5S Sel tilt e tutti gli altri, proposte che per ora si basano più che altro su di un diffuso buonismo, assistenzialismo e altre altissime questioni di stampo morale.
    In altri termini se come tu dici è più che realistico pensare ad una propensione al consumo pari allo 0,8 (ma per i disoccupati potrebbe anche superare questo limite) ed una tassazione dello 0,5 otteniamo facilmente un moltiplicatore di 1,67 che in una filiera di spesa, controllata proprio a mezzo della carta di credito, restituirebbe appunto un economia (ovvero un incremento del pil) 1,67 volte l'investimento fatto ed un ritorno in tasse dello 0,835. Un investimento di 30 mld produrrebbe un pil di poco più di 50 mld, un ritorno in tasse di 25 mld ed un risparmio sugli interessi del debito pubblico che lascio a te e agli altri esperti calcolare ( 2% su 50 mld? ovvero un altro miliarduccio?) Grazie comunque per la chiarezza delle tue esposizioni.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te ! l'idea sicuramente va approfondita.
      Rimane il punto che la disponibilità di potere d'acquisto messa a disposizione via CDF (euro o CCF che siano) deve essere incrementale (nel senso che non deve essere compensata da altre tasse, incrementi tariffari o simili). Altrimenti chi riceve risorse via CDF spenderà quelle ma lui o qualcun altro risparmieranno altrove, e l'effetto espansivo sulla domanda non ci sarà (salvo un possibile effetto positivo se le risorse in più vanno a soggetti con alta propensione al consumo, e viceversa quelle in meno, ma il vantaggio netto difficilmente è elevato e per di più è difficile da stimare).

      Elimina
  6. Dimenticavo: per la preuccopazione delle manovre a tasso zero è ovvio che la manovra ch propongo io restituerebbe, grazie ai controlli possibili, lo 83,5% di tasse e quindi i renzitrucchi di sanguisugaggio fiscale su altre partite riguarderebbe al massimo il 16,5% dell'intera manovra, ovvero ad essere pessimisti i contribuenti si troverebbero ad avere altre maggiori imposte per circa 5 mld, ma spesso trarrebbero gran vantaggio dal non avere figli nipoti etc a carico e sempre che il prelievo ulteriore non si faccia, come dovrebbe, sui patrimoni e sulle evasioni varie. Ancora un' aggiunta: una tracciatura così precisa come una carta che depositi un credito fiscale direttamente sul conto fiscale degli operatori economici dettaglianti quanta economia sommersa farebbe emergere? :-)

    RispondiElimina
  7. ....e se poi l'idea andrebbe approfondita.... sono sempre disposto a dare quel piccolo apporto che posso.

    RispondiElimina
  8. Ancora un suggerimento.... Quando si ragiona di propensioni al consumo e al risparmio e di moltiplicatore del reddito e di tutte le previsioni ad esso collegate, spesso ci si dimentica di valutare gli effetti della velocità della circolazione della moneta. E' un errore che tu non fai quando fai calcoli e tabelle, non dimentichi mai di valutare quanti "giri" possa fare un investimento nell'unità di misura temporale universamente riconoscita, ovvero un anno, ovvero la frequenza con cui "le nazioni" chiudono i conti, per l'appunto, nazionali e valutano il loro pil.
    Sono convinto che se tu lo ricordassi frequentemente a tutti, esperti e diversamente esperti del settore, tutti ne trarremmo gran giovamento...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, in effetti io salto alla conclusione facendo notare che quello che conta è l'equilibrio domanda - offerta: e visto che l'offerta (la capacità produttiva del sistema economico) non cambia dalla sera alla mattina, la moneta crea effetti su produzione e prezzi solo se alimenta domanda di beni e servizi reali. Se viene emessa ma rimane "congelata" nel settore finanziario, la velocità di circolazione cala e nell'equazione MV = PQ l'incremento di M non produce l'aumento nè di P nè di Q appunto perchè è compensato dalla discesa di V.
      Hai ragione tu, è bene ricordarlo. La formula base della teoria quantitativa della moneta - MV = PQ, appunto - è una tautologia sostanzialmente priva di contenuto, ma in troppi ne hanno sentito parlare ed è meglio chiarire (a costo di essere magari ridondanti...) perchè la crescita di M non implica affatto - necessariamente - crescita di P, spiegandolo anche nei termini della formula stessa...

      Elimina
  9. Ridondanti....nel mondo dell'economia? Pensa a quante volte pedissequamente i neoliberisti ripetono le loro assurde (e pretestuose) formule nella speranza che una menzogna ripetuta infitite volte possa assurgere a verità.....hai un margine enorme prima che la tua ridondanza possa anche minimamente avvicinarsi a quella dei soliti creatori di teorie la cui unica motivazione è quella di dare una veste teorica alle malefatte di chi li tiene a busta paga....... :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Del resto la teoria dell'informazione insegna che la ridondanza è indispensabile, per il semplice motivo che il messaggio tende a disperdersi...

      Elimina
  10. ........L’idea di un’armonia divina fra il vantaggio privato e il bene pubblico è già evidente in Paley; ma furono gli economisti che le dettero una base scientifica........

    RispondiElimina
  11. Comunque non mi preoccupavo molto del differenziale di velocità tra il circuito finanziario e quello del mercato di beni e servizi, che è ovvio e scontato, ma della differenza che vi è tra il consumo di sussistenza ed altre categorie di consumo, sempre per portare acqua al mulino del reddito minimo garantito, come dire che il disoccupato potenzialmente spenderebbe tutto e subito con indubbi vantaggi per l'economia. E' per me ovvio che il mercato alimentare faccia girare la moneta molto più velocemente di quello ad esempio degli autoveicoli, sia per la lunghezza della filiera produttiva sia per il ciclo di vita della merce stessa...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Qui il tema è la riallocazione da categorie a moltiplicatore di spesa basso, ad altre a moltiplicare più elevato. Meglio una politica di espansione netta, però...

      Elimina
  12. Il modello di integrazione CCF e obbligo di spesa in beni e servizi è una prospettiva molto simile a quella di moneta complementare pubblica: il problema vero è evitare che questa tipologia di intervento si traduca in disavanzo sull'estero, con un incremento delle importazioni derivante dalla spesa in beni e servizi non nazionali.
    Pertanto ci sono due scelte, che hanno entrambi alcuni limiti: la prima sarebbe una limitazione della spesa in moneta complementare pubblica in beni e servizi di produzione nazionale (difficile da attuare e da controllare, con risultati verificabili solo ex-post); la seconda sarebbe una destinazione di parte della moneta complementare pubblica ad abbassare il costo del lavoro dell'industria nazionale per renderla più competitiva (in questo caso, sarebbe un aiuto di stato, assolutamente incompatibile con le regole dell'Unione Europea).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo tema viene gestito - vedi punto 9. nel post del 17.9.2015 - utilizzando una parte delle assegnazioni di CCF per ridurre la fiscalita' effettiva indiretta che grava sul costo del lavoro dal lato delle aziende. NON si tratta assolutamente di aiuti di stato, altrimenti qualsiasi riduzione fiscale lo sarebbe ! Anzi e' una modalità per fare proprio quello che la commissione europea oggi raccomanda a gran voce all'Italia...

      Elimina